Tante battaglie per tenere in vita chi subisce accanimento terapeutico mentre per chi non ha più lavoro né casa la sola prospettiva è il suicidio
La moglie e i due figli più piccoli, uno dei quali di soli 5 anni, si erano trasferiti a casa della figlia maggiore, che già viveva da sola. Ed è proprio in questo isolamento forzato che la sua sofferenza deve essere maturata nella scelta più estrema. L’altra mattina, forse al termine di una notte insonne e tormentata, è uscito di casa senza pronunciare parola.
E’ sparito letteralmente nel nulla, rinchiuso nel box dove ha messo in atto quell’immutabile e terribile rituale che porta al suicidio. CON UNA CORDA appesa al collo si è lasciato andare al gesto di resa totale alle avversità che la vita gli aveva posto davanti. A scoprirlo, già privo di vita forse da ore, è stato il papà che era andato nel box a metà mattinata.
Ed è stato proprio l’anziano signore a raccontare ai carabinieri di Cormano le cause che potrebbero averlo spinto fino al suicidio, a cercare di far comprendere lo stato di profonda prostrazione in cui si trovava negli ultimi giorni in seguito alle difficoltà. M. G., a quanto ricostruito dai militari di Cormano, aveva perso la sua impresa di pulizie alcuni mesi fa quando il lavoro era cominciato a calare. Da allora erano cominciati anche i problemi con la casa: due figlie da mantenere, un affitto e le bollette da pagare. AVEVA TROVATO da arrangiarsi come operaio saltuario in una ditta di bulloni, però nelle ultime settimane anche quello era sfumato a causa della crisi generale. Ma quello sfratto eseguito il 28 febbraio, se pure dopo diversi rinvii, deve essere suonata come la sconfitta più pesante.
Forse proprio quel giorno la sua vita si è spenta sotto la pressione di questa sofferenza.