di Francesco Sedaboni
La violazione dello spazio aereo polacco:
A partire dalle 23.15 di martedì 9 settembre 19 droni russi hanno violato lo spazio aereo polacco spingendosi nelle aree orientali del paese, alcuni addirittura oltre Varsavia ed uno fino alla zona di Danzica.
I droni in questione sono del modello Gerbera, una variante del Geran. Velivoli senza pilota non molto veloci, con motore a 2 tempi e difficili da rilevare. Vi sono 3 modelli di Gerbera: bianchi, solitamente usati come decoy per saturare ed ingannare le difese antiaeree (in realtà vi sono stati casi di Gerbera bianchi armati con mini cariche esplosive), mimetici, usati per la ricognizione e neri, la versione kamikaze.
I droni invasori dello spazio aereo polacco sembra fossero tutti bianchi.
Le mappe che ne tracciano il percorso (l’Ucraina è lo spazio aereo più controllato al mondo) riportano che la maggior parte dei Gerbera bianchi russi è partito dal territorio della Federazione Russa, in particolare dalla base aerea di Shatalovo. Una base con 6 lanciatori fissi di droni e che rappresenta il punto di partenza più vicino alla Polonia. La rotta degli UAV racconta di come abbiano volato a nord di Kyiv passando continuamente dentro e fuori i confini ucraini e bielorussi.
I mezzi ritrovati dalle autorità polacche avevano codici identificativi che riportano inequivocabilmente ai Gerbera che la Federazione Russa ha donato alla Bielorussia (gli ucraini non potevano quindi avere questi modelli per una false flag) e montavano tutti un doppio serbatoio, per poter aumentare la normale autonomia di 600km (caso molto raro. Come avrebbero potuto gli ucraini disturbare i segnali esclusivamente dei droni con doppio serbatoio dirottandoli in Polonia?)
Finora più di 15k droni sono stati lanciati contro l’Ucraina. Per la prima volta abbiamo sconfinamenti così numerosi (19). Possibile che in una sola volta gli ucraini abbiano jammato, dirottandoli, tutti Gerbera bianchi, tutti con doppio serbatoio e tutti con ID bielorusso?…
Nei giorni successivi numerosi canali telegram di Milblogger russi ammettevano la paternità dell’azione.
La risposta:
Allertati dai sistemi di monitoraggio ed avvisati da Ucraina e Bielorussia, per contrastare la minaccia si sono alzati in volo, con collaborazione interforze NATO e una minima parte di intelligence tedesca e americana, F-35 olandesi, F-16 polacchi, un G-550 AWACS italiano e un SAAB340 polacco. Hanno partecipato all’azione anche alcuni sistemi Patriot tedeschi.
Dei 19 droni che hanno violato lo spazio aereo polacco, solo 3/4 sono stati intercettati ed abbattuti. Gli altri hanno semplicemente esaurito il carburante fermando la loro corsa in campi o sui tetti delle case. Un risultato abbastanza scadente.
Facendo una proporzione, se anziché 19, i droni fossero stati 600 (come le ondate che arrivano in Ucraina), con il basso tasso di intercettazione raggiunto, sarebbero passati circa 500 velivoli. Gli ucraini fanno decisamente meglio:tasso di intercettazione dichiarato 80-90%.
Inoltre, il rapporto costo/efficacia è insostenibile, sono stati infatti utilizzati missili aerei che costano anche 1.3 milioni di dollari contro droni fabbricabili con 10k.
L’aspetto positivo è stata la risposta (seppur molti analisti la reputano lenta) che è avvenuta in modo automatico e coordinato, attuando una catena di comando integrata, senza necessità di autorizzazioni nazionali estemporanee. Inoltre, a parte una piccola parte di intelligence USA, è da notare l’autonomia europea nell’azione.
Perchè:
La Federazione Russa è una minaccia per l’Europa. Non solo paesi baltici e scandinavi mettono da tempo in guardia sul pericolo rappresentato dal vicino imperialismo neo-sovietico, ma le stesse dichiarazioni minacciose russe parlano chiaro.
Non si tratta del primo sconfinamento di velivoli russi su suolo europeo. Dal 2022 sono documentate violazioni negli spazi aerei di Moldavia, Romania (con Zalužnyj che veniva continuamente invitato dai vertici militari rumeni a silenziare il tutto), Bielorussia, Paesi Baltici, Bulgaria ed una addirittura in Croazia.
E’ opinione comune (soprattutto dei vicini più prossimi) che la fame imperialista russa non sarà saziata se non la sia ferma con la forza in Ucraina. Potrebbe non essere una questione a breve termine, ma tra 5/10 anni una guerra Russia/Europa è ritenuta probabile da diversi analisti. Tempo che le forze russe si riassettino.
Se non si da fine alla devastazione che i nemici d’Europa stanno compiendo in Ucraina, verrà creato un precedente che certamente vorranno ripetere e sfruttare. L’economia e la società russe si sono avvitate in una fase che necessita forzatamente di conflittualità e bellicismo.
Le motivazioni delle violazioni del 9 settembre sono da leggere in vario modo:
– Testare la resistenza e i tempi di risposta “occidentali”.
– Instillare la paura nelle opinioni pubbliche europee (molte delle quali già tiepide nel sostegno all’Ucraina) cercando un loro ulteriore smarcamento dal “riarmo”.
– Sondare il terreno e pesare le “linee rosse”. Queste azioni vedono fino dove è possibile spingersi, spostando sempre più in alto l’asticella su ciò che è considerato normale. Cercano quindi si spostare la finestra di accettabilità e ampliare progressivamente ciò che l’Alleanza Atlantica può considerare come una escalation accettabile. La guerra ibrida russa si esplica in varie modalità. Non dimentichiamoci che questa azione arriva nel solco di altri due gravi attacchi:il jamming dell’aereo che trasportava la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen sui cieli bulgari, e il recente attacco al Palazzo del Governo a Kyiv (ci immaginiamo lo sdegno e le reprimende se fosse stata L’ucraina ad attaccare un palazzo istituzionale russo?)
– Spostare le difese aeree occidentali ancora disponibili (di cui ha urgente necessità l’Ucraina ma che i paesi “sostenitori” forniscono con il contagocce) in Polonia, diminuendo ulteriormente la difesa dei cieli ucraini.
-Altra tesi interessante quella accennata da Gabriele Adinolfi, ovvero la volontà russa di alzare di proposito la tensione con “l’occidente” per trattare sulla fine delle ostilità in Ucraina al ribasso (considerate la lentezza delle operazioni, gli obiettivi “non” raggiunti e le difficoltà interne) spacciando questo eventuale accordo come “l’aver evitato la WWIII”.
Non dimentichiamoci inoltre che molto spesso i russi hanno sfruttato delle esercitazioni programmate (è in corso Zapad 2025) per testare gli avversari e spostare sistemi d’arma (è successo prima dell’invasione su vasta scala del 2022, prima della Crimea e prima della Abcazia/Ossezia).
Cosa fare:
L’alleanza Atlantica tramite una dichiarazione ufficiale ha affermato di non considerare lo sconfinamento come un attacco.
Quali proposte perorare come nazionalisti europei per la difesa del nostro territorio (oggi spazio aereo violato, domani chissà…) Ucraina inclusa? Dopo quasi 4 anni di conflitto sembra scontato dirlo, e in più occasioni chi sostiene attivamente la causa ucraina l’ha ribadito, ma vale la pena ripeterlo.
Difendere l’Ucraina e tutto il fianco orientale, sconfiggere la Federazione Russa e armarci.
Analizziamo i 3 modi per realizzare questi obiettivi in modo REALISTA:
– Chi scrive è tra coloro i quali sogna di vedere sventolare i simboli europei in controffensive che facciano ritornare gli invasori nelle profonde steppe ad est. Ed ero tra i sostenitori dell’intervento europeo a febbraio 22 in forma di deterrenza. Ma realisticamente un intervento “boots on the ground” è ormai tardivo. La pavidità delle cancellerie “occidentali” paralizzate da paure, tabù e “leggi” è chiaro non lo consentirà. Quantomeno non ora, non per “risolvere” il conflitto, ma forse neanche in futuro. Una forza di deterrenza con “pochi” uomini sarebbe stata utile e fattibile nel febbraio del 2022. 2 divisioni di fanteria leggera come da alcune fonti trapelato, oggi durerebbero 2 settimane. Una forza di Peace Keeping richiederebbe tra i 150/200k uomini in assetto combat (più della missione in Iraq) con l’obbiettivo di presidiare tutto il fronte. Ipotizzando 3 turnazioni, il totale è di 600k uomini da mantenere con capacità e addestramento. Chi li metterebbe e pagherebbe?
Il sostegno sul terreno all’Ucraina in quanto, oltre che Trincea, anche primo bastione e Scudo d’Europa si concretizza (oltre che da un punto di vista meramente economico ed umanitario) nel fornire training base alle reclute così da sollevare risorse ZSU da tale compito, nel fornire tutte le armi richieste e necessarie, e nel continuare la cooperazione tra aziende ucraine ed europee del settore difesa (tra i vari esempi l’ultima è la Danimarca che aggirerà oltre 20 leggi e regolamenti per consentire all’azienda ucraina Fire Point di costruire un impianto di propellente solido per razzi vicino alla base aerea di Skrydstrup)
– Difesa aerea: Certamente dispiegare nei baltici e in Polonia sistemi Patriot/NASAMS/IRIS-T aggiuntivi, più sistemi alternativi e contingenti aerei (F-35/Rafale/Eurofighter) potrebbe essere una soluzione, estendendo la protezione però anche alla parte occidentale dell’Ucraina. Passo ulteriore mettere in atto una vera e propria No Fly Zone sull’intera Ucraina con sistemi occidentali. Così da difendere i civili (dati ONU aggiornati riportano come luglio 2025 sia stato il mese con la più alta mortalità tra i civili in 3 anni e mezzo di conflitto, con 286 morti e 1388 feriti. Nei primi 6 mesi del 2025 le perdite civili sono aumentate del 48% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e le truppe, in questo caso andando anche a colpire i vettori aerei che si spingono sulla linea del fronte.
– Droni/supporto all’industria e alla tecnologia ucraina:
Il caso in esame riguarda i droni Gerbera, la faccenda diventa ancora più seria e pericolosa quando si tratta degli iraniani Shahed 136 o Geran-2 nella ridenominazione russa (200kg per 3 mt di lunghezza, 2.5mt di apertura alare, testata esplosiva di 40/50kg, può raggiungere un’altitudine di 4000mt ed una velocità di 180km/h). Nella nuova versione Shahed-238/Geran-3 montano una testata esplosiva quasi raddoppiata rispetto alla precedente (90kg) con una carica esplosiva da 28 a 62kg, il serbatoio viene spostato dalle ali al corpo del velivolo e un motore turbo-jet protetto da compartimenti rinforzati consente di raggiungere una velocità tra i 550/600 km/h con un altitudine di 9km.
Queste nuove caratteristiche rendono gli Shahed più difficili da intercettare. La produzione russa di tali armi ha avuto una crescita esponenziale (dai 500/mese del 2024 alle 2700 unità/mese attuali – Gerbera 2500/mese. Dati GUR a Forbes Ukraine) a costi che sono andati riducendosi (nel 2022 in russia uno Shahed costava 200k $, nel 2025 grazie alla produzione in serie nella fabbrica Alabuga in Tatarstan può costare anche solo 70k $). Per questo è importante continuare nella distruzione della supply chain e dell’industria russa.
L’Ucraina ogni giorno è vittima di attacchi che contano migliaia di droni (ora più veloci, economici, distruttivi) con ondate medie di 300/400 alla volta. Ad agosto del 2024 in totale 789 droni shahed attaccarono l’Ucraina, nell’agosto del 2025 il numero si è moltiplicato fino a 4133. Si pensi che l’attacco iraniano ad Israele (difesa oltre che dall’Iron Dome, anche da sistemi USA, UK, Giordania) contava 170 droni, 120 missili balistici e 30 missili da crociera. L’Ucraina è invece lasciata sola nella sua lotta contro l’aggressore.
Questi dati aggiornati portano l’Ucraina a ripensare le proprie difese aeree, la sfida è quella di difendersi contro un vasto numero di droni di diverso tipo. Ogni tipologia richiede contromisure diverse. E’ inutile ed inefficace abbattere un UAV a combustione interna con costosi missili terra-aria, ma sarà più conveniente un gruppo di fuoco mobile o droni intercettori. Se invece si tratta di uno Shahed con propulsione a reazione le possibili contromisure si restringono e diventa un target più costoso simile ad un missile cruise, quindi un missile terra-aria diventa appropriato.
Che fare dunque se, come nel caso polacco (la nazione europea più armata, immaginiamoci i risultati per altri stati ben più vulnerabili) sono sorti problemi nell’intercettare “solo” 20 droni Gerbera pur avendo dispiegato F-16, F-35, Patriot ecc. e il rapporto costo/benefici è insostenibile?
Ripensare le difese a corto raggio. Alcuni esempi: la Polonia ha in progetto lo sviluppo di un nuovo sistema di allerta precoce basato su aerostati, concepiti per migliorare l’individuazione e il tracciamento di minacce a bassa quota come droni e missili da crociera, la Turchia ha presentato i primi sistemi operativi del programma nazionale di difesa aerea, il cosiddetto Steel Dome, annunciando anche l’inizio dei lavori per l’Ogulbey Technology Base, un polo industriale dal valore di 1,5 miliardi di dollari che, nei piani di Ankara, diventerà il più grande impianto in Europa dedicato alla difesa aerea. Mentre l’Ucraina sta lavorando al Sistema di Difesa multi strato Brave1 in cui droni intercettori, sistemi di allerta precoce, guerra elettronica e piattaforme a lungo raggio giocano un ruolo fondamentale.
Prendere esempio, finanziare e sostenere ulteriormente gli ucraini che, in termini di prontezza bellica, in questo caso nella difesa droni, si stanno proponendo come avanguardia Europea.
Il presidente Zelensky ha offerto alla Polonia di condividere le esperienze maturate dall’Ucraina nella difesa contro i droni e la Polonia sembra avere accettato l’avvio della cooperazione.
I continui sciami di droni che colpiscono quotidianamente l’Ucraina oltre che una lunga scia di sangue hanno dato la possibilità ai difensori d’Europa di sviluppare una grande preparazione nel settore: utilizzo di UAS FPV come interdizione (a settembre 25 in un solo giorno sono stati lanciati dai russi 810 droni, 150 abbattuti dai soli droni intercettori), sistemi di difesa con rilevamento acustico (con AI), visivo, ottico, radar e a lungo raggio con sistemi Patriot/NASAMS/S-300 e a più linee con difesa iniziale EW, abbattimento droni con batterie tipo antiaeree, Shilka, Skynex, Ghepard, elicotteri, aerei leggeri ad elica (loro utilizzano velivoli impiegati in agricoltura come gli YAK-52 con pilota e mitragliere) ed un ultima difesa con batterie mobili tipo mitragliatrici, Stinger-IGLA, antiaeree piazzate su furgoni, pickup ecc.
Sistemi difensivi avanzati come lo Sky Sentinel controllato tramite Intelligenza Artificiale aumentano ulteriormente le capacità difensive.
Sistemi efficaci, alcuni dal costo relativo. Che oltre a contribuire alla vittoria dell’Ucraina, alla salvezza di vite umane, daranno slancio al settore “ricerca/sviluppo” e alla produzione europea. Velocità di innovazione, produzione in serie, prosecuzione della cooperazione e del sostegno europeo ed internazionale. Sistemi che anche i paesi europei non attualmente in conflitto possono e devono sviluppare ma che sono ora soprattutto da finanziare in Ucraina perché è la prima linea di un fronte che come Europei ci riguarda in prima persona.