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Task art force

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In Ucraìna sotto le bombe russe

Durante la Seconda guerra mondiale un team internazionale di centinaia di esperti ed intellettuali indossò mimetica e casco per salvare e recuperare i capolavori dell’arte distrutti o razziati in Europa. I Monuments Men, questo il loro nome, tornano oggi alla ribalta grazie all’iniziativa del museo della rivolta di Varsavia che ha creato un comitato per tutelare l’arte ucraina dalle bombe delle truppe russe.
“Sappiamo bene quali sono i danni della guerra – spiega all’ANSA il vicedirettore del museo, lo storico e politologo polacco Pawel Ukielski -.
La nostra città è stata completamente rasa al suolo durante la Seconda guerra mondiale. E con lei sono stati distrutti anche i nostri beni culturali. Per questo abbiamo deciso di lanciare il comitato di sostegno all’Ucraina”.
L’iniziativa, in stretta collaborazione con il ministero della Cultura di Kiev, ha come obiettivo quello di mettere al sicuro collezioni, monumenti, opere d’arte e registri dei musei ucraini. Ma non solo. Il comitato si è reso disponibile anche per la digitalizzazione e l’archiviazione dei dati, da conservare in un cloud, al sicuro da missili e bombardamenti.
“Gli ucraini hanno bisogno di aiuto per proteggere la propria eredità culturale – dice Ukielski -. I nostri museologi sono in contatto costante e quotidiano con i colleghi ucraini. Al momento stiamo organizzando anche l’aspetto logistico per portare al sicuro fisicamente capolavori ed opere d’arte”. Il comitato, inoltre, lancia un appello mondiale per sostenere l’impegno nei confronti dell’Ucraina. “Siamo aperti agli esperti di tutto il mondo – sottolinea il vicedirettore -, speriamo possano unirsi i musei di altre nazioni, anche dell’Italia”.
L’esperienza dei Monuments Men, che nel 2014 ha ispirato un film diretto e interpretato da George Clooney, si ripete e questa volta cerca di anticipare le mosse dell’invasore, nel tentativo di vincere una vera e propria corsa contro il tempo.
“Musei, monumenti architettonici, palazzi e chiese stanno diventando bersagli di missili e bombardamenti russi”, la denuncia del ministero della Cultura ucraino, che elenca anche i beni culturali già distrutti dall’esercito di Putin. Dal Museo delle antichità di Chernihiv alla sede dell’università nazionale di Kharkiv, dalla Chiesa della Natività di Zhytomyr al monastero Svyatogorsk Lavra, considerato la perla del Donbass.
Che il comitato nasca su idea del museo della rivolta di Varsavia ha un significato molto più che simbolico. Proprio lì sono conservati documenti e immagini che ripercorrono i due mesi dell’insurrezione, soffocata nel sangue, dell’esercito polacco contro l’invasione nazista. “Durante la rivolta – ricorda Ukielski – i nostri archivisti sigillarono sottovuoto i documenti per evitare che si deteriorassero con l’aria, ma i nazisti bucarono i pacchetti distruggendo il contenuto”. Da allora – era il 1944 – sono passati 78 anni e la Storia sembra tristemente ripetersi. In una delle sale del museo, completamente colorata di rosso, campeggiano la falce e il martello dell’Unione Sovietica, quel simbolo che contribuì alla liberazione dall’invasore e che oggi sventola sui carri armati delle forze russe, accanto alla Z, diventata ormai sinonimo di morte e di oppressione.

 

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