martedì 14 Ottobre 2025

The sciuscià must go on

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored

altImbarazzanti le nomenklature missine

“Non te ne andare prima che faccia male” canta la Nannini. E male a molti già fa, ma non ancora abbastanza.
Il premier resta e così altri – Fini e Bocchino in primis – friggono e offrono uno spettacolo che è una goduria.
Daremo presto la lettura politica di quello che è emerso e di ciò che potrà accadere. Dal rischio di sfarinamento  della pattuglia del Fli alla tenuta di Berlusconi che più che  nuove alleanze nel Parlamento deve  temere ancora e sempre azioni sovvertitrici dai soviet in Magistratura o, a questo punto, anche un eventuale sicario.
Ma più che di questo ci occuperemo delle tendenze sotto traccia che puntano ad uno scenario non privo di potenzialità d’avanguardia.
Oggi ci limitiamo a semplici considerazioni elementari.

Gli interessi del padrone

A lanciare la sfida all’asse Pdl-Lega ci hanno pensato Fini e i suoi, tatarelliani e rautiani.
E cos’hanno rimproverato alla maggioranza? Di essere populista, di essere poco rispettosa delle istituzioni internazionali, di essere troppo vicina agli interessi energetici nazionali.
E basta. Non l’hanno incalzata per la politica sociale, per la politica del lavoro: no, l’hanno accusata di essere troppo poco atlantista, troppo poco privatizzatrice e troppo poco politicamente corretta.
Questi signori si sono messi in cattedra per difendere quelli che un tempo si sarebbero definiti “gli interessi del padrone” e per difenderli nel nome del più pieno e noioso conformismo.
Dai baldi pos-fascisti abiurones sono stati messi sotto accusa proprio e soltanto gli elementi “eversivi”  della maggioranza al governo e la sua non sufficiente osservanza della servitù.
Eloquente la mediocrità umana di chi non solo si pone politicamente come capò, ma dimostra di non aver mai coltivato, neppure per un attimo, un sogno rivoluzionario.
Gente senza ambizioni che non siano personalissime, che ha dato in questi giorni una dimostrazione   di quanto vale. Tracotante, offensiva, presuntuosa e ipocrita; al punto di travisare costantemente i dati della realtà. Stravaccati nelle poltrone televisive, per mesi hanno ostentato arroganza senza  preoccuparsi di mantenere nemmeno la dignità di una sincerità di minima. Al punto di rovesciare ogni assunto e di trasformare il rinvio presso i probiviri del Pdl di tre dei loro “cecchini” impegnati nel tentativo oggettivamente sleale di rovesciare il governo, in un’espulsione  mai avvenuta. E – sarà un’affinità elettiva? – la tracotanza così dalemiana dei fillini si è sposata  con un un vittimismo che ha gli stessi toni e sapori della peggior compagneria borghese.
Ci sarà una ragione per cui questa gente si comporta così.
Ed è forse la stessa ragione per la quale altri tra loro, restati invece, per motivi da verificare, nella maggioranza “populista” hanno dato prove davvero edificanti. Come a Roma dove il sindaco, di abiura in abiura, si è superato fino al presenziare, dieci giorni orsono, al discorso d’ingiurie di Riccardo Pacifici nei confronti degli Antichi Romani; e ciò in piena “parentopoli”. Imbarazzante.
Rare, rarissime, sono peraltro le espressioni politiche e non esclusivamente lottizzatrici di chi viene da via della Scrofa; se nella neo-opposizione troviamo i lacché più o meno impregnati di mondialismo new age in salsa gauchiste, nella maggioranza a far politica ci sono leghisti, craxiani, ex-democristiani, indipendenti.
Chi viene dal Msi sembra che la politica l’intenda come una gestione parastatale, come un’amministrazione per conto di chi possiede il Paese.

Sempre a disposizione, eccellenza!

Fini & co non sono sbarcati da Plutone: nel loro porsi così fastidiosamente al servizio del padrone atlantico sono replicanti. Venticinque anni fa, quando a Sigonella il governo italiano scrisse forse la più bella pagina di storia del dopoguerra resistendo, manu militari, ad un’azione aggressiva dei marines americani, Craxi, che ne fu il valoroso protagonista, venne avversato da due soli partiti. Dal Pri di Spadolini, che rappresentava in modo ufficiale e conclamato, gli interessi israeliani e quelli della finanza laica, e dal Msi di Almirante che molto patriotticamente votò contro la Patria.
Se ci si dovesse limitare a giudicare gli eredi di Salò dai comportamenti decisivi del Msi, partito/ente/chiesa, nato dopo i Far, sarebbe ben difficile non convenire con la vulgata di sinistra che considera i “fascisti” servi del padrone, sia in campo sociale che in quello internazionale.
Non fu così, non fu mai così, perché il neo-fascismo – ivi compreso quello missino – fu sempre e soprattutto movimento.
Quel movimento non si piegò mai a logiche parastatali né fu servile.
Seppe esprimere, in anticipo sui tempi, progetti ancor oggi d’avanguardia.
Seppe tener botta, quando “uccidere un fascista non era reato” ma nondimeno, pur in guerra civile, ritenne sempre più consona agli interessi nazionali quella tendenza extra-blocchi, quella posizione dei “non-allineati” che in Italia trovava sponda solo in certo centro-sinistra.
Quando il Mossad voleva – e ottenne – la pelle di Moro e quando gli alleati italiani di Moro volevano – e spesso ottennero – la pelle dei camerati, costoro non si sbagliarono  e non divennero, per autodifesa, difensori degli interessi anti-nazionali ma continuarono a preferire la politica estera di chi pur pretendeva di linciarli. Perché “la mia Patria conta più di me”…
Quando l’anticomunismo premiava la logica stabilizzante del partito atlantico e quando i comunisti sparavano loro addosso, i camerati, tenendo botta, denunciavano la logica stabilizzatrice dell’anticomunismo di servizio.
Non così le nomenklature del partito/ente/chiesa Msi.
Sul sangue, sulle imprese, sull’entusiasmo, sulla generosità, dei giovani fascisti, le nomenklature parastatali, composte di capi-reparto fabbricati in serie, fece carriera e continuò a recitare l’opposto, l’inverso, di quello che diceva, che voleva, che sentiva la sua gente.
Fino a schierarsi con i marines contro i soldati italiani nel 1985. Replicando oggi l’operazione contro le ambizioni nazionali espresse dal governo.
Sempre a disposizione, eccellenza! We are your servants, Uncle Sam,  we are your servants Uncle Sem!
E’ una maledizione? Sì ma non è detto che sia eterna.
Daremo presto la lettura politica di quello che è emerso e di ciò che potrà accadere nello sviluppo politico futuro. Tra l’altro questo comporterà, forse, lo scollamento storico e definitivo, dei fascisti dalle loro nomenklature di sciuscià; sarà sempre troppo tardi, ma, si sa, è meglio tardi che mai.

 

Ultime

Restyling Medio Oriente

La pace firmata per Gaza

Potrebbe interessarti anche