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Un cuore tecnologico che lavora con l’idrogeno
Il cosiddetto motore ad acqua non “brucia” davvero l’acqua, ma sfrutta un processo preciso: dall’elettrolisi si ricava idrogeno, che viene poi trasformato in energia pulita grazie alle celle a combustibile. Toyota ha confermato ufficialmente il funzionamento di questa tecnologia, che genera come unico scarto semplice vapore acqueo. È un passo avanti significativo, che dimostra come l’azienda giapponese non voglia puntare solo sull’elettrico a batteria, ma su un ventaglio più ampio di soluzioni.
Potenzialità e ostacoli da superare
I vantaggi sono evidenti: zero emissioni dirette di CO₂, tempi di rifornimento rapidi e un’autonomia paragonabile ai motori a benzina. Tuttavia, le criticità non mancano. Le stazioni di idrogeno sono ancora rare e l’impatto ambientale dipende molto dalla fonte di energia usata per l’elettrolisi. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha avvertito che, senza una rete di rifornimento più capillare entro il 2030, sarà difficile immaginare un’adozione di massa di questa tecnologia.
Una corsa globale verso l’idrogeno
Toyota non è l’unico marchio a crederci. BMW ha annunciato per il 2028 un modello alimentato a idrogeno, mentre Hyundai è già sul mercato con la Nexo. La Toyota Mirai, pioniera del settore, ha fatto parlare di sé per i record di percorrenza. In questo scenario, la concorrenza tra i grandi costruttori spinge l’innovazione, ma la sfida più difficile sarà convincere gli automobilisti a considerare l’idrogeno come alternativa concreta al termico e al full electric.
Prospettive per il motore ad acqua
Per passare dal prototipo alla produzione su larga scala serviranno investimenti pubblici e privati, partnership industriali e un’espansione rapida delle infrastrutture. L’Unione Europea ha già stanziato fondi dedicati per accelerare la diffusione delle stazioni di rifornimento, segnale che le istituzioni vedono nell’idrogeno un tassello fondamentale per la transizione verde. Se i vari elementi si incastreranno, il motore ad acqua di Toyota potrebbe non solo affiancare l’elettrico a batteria, ma diventare uno dei protagonisti della mobilità dei prossimi decenni.