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Troppo forte!

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Quest’anno la statuina Faccia da culo gold l’ha vinta il Messaggero, stracciando i concorrenti che nulla potranno nei prossimi mesi

Oltre alle tasse “normali” gli italiani pagano anche un’imposta invisibile di cui si potrebbe fare a mano con poco: quella sul contante.
Già perché trasportare banconote, custodirle al sicuro in cassaforti a prova di bomba, contarle con precisione millimetrica, stamparne in gran numero costa ad ogni italiano – neonati compresi – la bellezza di 133 euro l’anno.
Una cifra enorme se si considera che il costo complessivo della “tenuta del contante” è di 8 miliardi all’anno. Un peso assurdo che alla fine della giostra banche e reti commerciali scaricano sui consumatori. Tanto più assurdo se si considera che questa “tassa” potrebbe calare drasticamente se gli italiani si adeguassero agli usi e costumi degli altri europei usando un po’ di più bancomat e postamat. Invece oggi in Italia il 92% dei pagamenti avviene tramite contante contro l’80% della media europea. Le cifre sono state fornite oggi dalla Banca d’Italia nel corso della terza edizione del “No Cash Day”, manifestazione organizzata per sensibilizzare gli italiani sulla scarsa praticità del contante.
Non solo. Già prima delle misure varate dal governo Monti (Tetto di mille euro per l’utilizzo del contante nelle transazioni tra privati,) alcuni dati confermavano la correlazione tra uso del contante ed evasione. Secondo una recente ricerca dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, attraverso il maggiore utilizzo delle carte di pagamento – bancomat, carte di credito e prepagate – si potrebbero recuperare fino a 40 miliardi di euro, pari a 3 punti di Pil, sottraendoli all’economia sommersa.
Lo studio analizza anzitutto l’andamento della diffusione e dell’uso della moneta elettronica dal 1993: da allora le famiglie italiane che usano le card sono aumentate passando dal 41,8% al 63,6% per le carte di credito e dal 13,2% al 31,6% per quelle di debito. E tuttavia, le operazioni fatte col denaro di plastica risultano ancora molto poche nel confronto internazionale: ogni italiano ne fa solo 24,5 contro le 57 degli europei (Eurozona) e le 191,1 degli americani.

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