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Tu chiamale se vuoi paranoie

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Gli italiani si sentono spiati al telefono

 

Gli italiani stanno diventando sempre più diffidenti al telefono. E cresce l’angoscia di essere spiati.
(Cosa, del resto, frequentissima specie in Italia dove  registrazioni e ascolti di telefonate rappresentano un vero record). E’ l’ansia da intercettazione che colpisce ormai anche la gente comune. “Si tratta di una reazione psicologica legata alla paura che possa essere messa in discussione la separazione tra sfera pubblica e privata. L’idea che si possa rimanere ‘impigliati’, con una semplice telefonata, in faccende che non ci riguardano“, spiega Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria all’università Gabriele d’Annnunzio di Chieti. Una sindrome, però, che non ha niente a che fare con il timore di essere colti in fallo per un comportamento sbagliato. “Il problema non è, insomma – continua Di Giannantonio – se faccio o non faccio una cosa sbagliata, ma piuttosto, se con la mia telefonata, finisco in un ‘giro’ di intercettazioni” con il rischio di rendere pubblico ciò che si vuole tenere riservato.
“Parliamo però di reazioni psicologiche”, avverte lo psichiatra, che non sono necessariamente giustificate. “Altra cosa – spiega – sono reazioni civili e sociali che non possono essere condizionate dalle ansie personali. In questo caso sarebbe utile attenersi al all’antico adagio male non fare, paura non avere”, continuando quindi a telefonare serenamente se non si ha nulla da nascondere. (Sarebbe anche vero se le frasi non venisseroe strapolate, talvolta le parole modificate e, soprattutto, se i toni apparissero. Altrimenti qualsiasi barzelletta o presa in giro assume, come assume, la veste della serietà). Sul piano psicologico l’intercettazione ‘smuove’ sentimenti profondi, spiega lo psichiatra, perché “mette in discussione un elemento fondamentale per lo svolgimento di una vita psichica regolare, ovvero la separazione tra la dimensione pubblica e privata. Ognuno di noi ha una serie di comportamenti differenziati: ciò che mi permetto in privato, non lo faccio in pubblico. Si pensi alla sfera dei bisogni corporali: in questi casi l’esposizione pubblica crea un gravissimo disagio”. Ed è questo che spiega la “sindrome da intercettazione” che ci fa sentire “angosciati, minacciati, insicuri”, conclude.

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