Si è spento domenica Salvatore Macca, per oltre quarant’anni in magistratura a Brescia, dove dal ’94 al ’96 fu presidente della Corte d’appello, al culmine di una carriera ricca di soddisfazioni, che lo aveva visto in precedenza consigliere della prima sezione civile in tribunale e poi presidente di sezione in Corte d’appello.
Macca, malato da tempo, si è spento a 87 anni nella seconda Medicina degli Spedali Civili.
MAGISTRATO preparato e dal tratto autoritario, era di origine siciliana; era nato a Noto, in provincia di Siracusa, il 4 marzo 1924. Con la famiglia si era trasferito a Brescia a 17 anni, entrando, per frequentare gli ultimi due anni, al liceo Arnaldo, dove conseguì la matuirità classica. L’anno seguente si iscrisse a Giurisprudenza alla Statale di Milano, ma dovette interrompere gli studi perchè sorpreso dall’8 settembre ’43. Di idee fasciste che non rinnegò mai, fu tra i primi ad aderire alla Repubblica Sociale Italiana, tant’è che era titolare della tessera numero 9. Con la Rsi combattè come primo aviere in aeronautica, nella squadriglia degli aerosiluranti (e ha sempre conservato la divisa nel suo studio). In seguito fu assegnato alla guerra antipartigiana e alla difesa dell’idroscalo di Desenzano.
Alla fine della guerra riprese gli studi, si lauerò a Milano nel ’46 e iniziò la carriera di giudice fino alla pensione nel ’96. Coltivava molteplici interessi e negli ultimi dieci anni si dedicò alla letteratura pubblicando romanzi e raccolte di poesie. La cronaca lo ricorda anche per la richiesta di «impeachment» nei confronti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al quale imputava di non aver abrogato il divieto di ricostituzione del partito fascista. I funerali oggi alle 15.30 in Duomo.