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Una crisi decisiva tra il 16 e il 20?

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Un futuro non lontano che darà vita a un imperativo scomodo di conflitto strategico

“La chiave di volta” italiana ed europea esula per ora dagli accadimenti negativi che coinvolgono il Continente. Ecco perché dobbiamo credere in un nuovo possibile futuro politico in seno alla BCE. Come abbiamo scritto, è di vitale importanza intraprendere la strada giusta d’innanzi al bivio che abbiamo di fronte. L’Italia del dopo tecnicismo di facciata , nel mezzo e dopo dovrà trovare la forza di rialzarsi assumendosi il compito primario di assicurarsi una posizione privilegiata all’interno dell’UE, mai compiacente alle lusinghe dei singoli stati aderenti ma di carattere unitario.
Ci attende un’unica via. Come vedremo a seconda di uno scenario involutivo, – c’e’ chi tutt’ora in suolo italiano ed europeo lo sostiene- grazie ai tre assi Roma-Budapest-Kiev, Madrid-Roma-Atene e Roma-Ankara-Mosca, cambiarne il corso che molti vorrebbero destituire.
Un presente che richiama contingenze mai sopite da cui attingere nuovi riposizionamenti strategici e “ nuovi” cambi di scenario. Abbiamo appurato che gli USA sono soggetti ad una fase amniotica di non interventismo di facciata. Chiarito questo, volge il corso innaturale degli accadimenti-stravolgimenti dello scacchiere in un futuro non poi così lontano. Alcune considerazioni giunteci  dell’Accademia Russa delle Scienze non ci colgono impreparati. Sia per l’animosità da tradurre in provvisorietà dell’attuale situazione internazionale, sia per la reale eventualità di un terzo ciclo di crisi, maggiormente virulento in rapporto al precedente intervallo 2008-2009 e dell’ultimo in cui ancora non vi è per ora una plausibile via di uscita, instaurato a termine del 2009 perdurante ai giorni nostri nell’anno in corso 2012. Il termine del ciclo dovrebbe indicativamente terminare salvo contingenze, cause fondanti, nel 2016-2020. E’ dunque prevedibile un nuovo riassetto-conflitto dovuto all’imperizia degli Stati Uniti e alla loro mancanza di risorse utili per il mantenimento della “leadership” mondiale e per la continua ricerca di energie convenzionali e non convenzionali, in Kazachistan, Azerbaijan e Turkmenistan, Medio Oriente e ( la continuazione dell’approccio War On Terrorism, come ben sappiamo è un ottima giustificativa per i fattori stimolanti sopra citati) nell’intero comparto asiatico centrale. Ad oggi può rilevarsi forviante e riduttiva una tipologia di analisi globale sull’iniqua costante mediorientale e il distacco graduale della forza militare americana nell’area. Il nucleo nevralgico dello sviluppo non è più l’Occidente da non intendere come raggruppamento delle corsie paneuropee. Dall’altra sponda le nazioni del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica ) pongono all’interno dell’ormai consolidato rapporto di forza un tassello creditizio considerevole in soccorso dell’Occidentalismo di impronta biblica a discapito delle corsie-nazioni dell’Euro Zona. Lo abbiamo capito da tempo: non è una lotta all’egemonia mondiale a due intrapresa dalla “ La Grande Muraglia e dall’Aquila di Mare.” Anzi, alla stato attuale delle interazioni possiamo dedurne una bilancia squilibrata e un ago che pende in direzione delle nuove super potenze. L’argine della storia moderna a sua volta ci pone davanti all’obbligo di fissare lo sguardo, prima nel percorso storico che ha accomunato tutte le corse alla Casa Bianca, proiettandolo all’unisono nell’unica ispirazione-indole. La preminenza mondiale. Definiamolo un gioco forza avviato con “l’interessamento” serbo-jugoslavo, afgano ed iracheno, con specifiche, all’apparenza non centrali ; le medesime che hanno dato vita direttamente alle tanto citata “Primavera Araba” ai danni degli interessi europei e italiani, provando a collaudare una sistemica regionalizzazione dell’universo arabo, atta al mantenimento delle risorse energetiche dell’intero settore per contrastare l’avanzata cinese ( dell’intero BRICS) mantenendone a propria volta l’interscambio con l’Africa e alcune nazioni africane. Tutto ciò è “secondario” quando la ragione plausibile è senza ombra di dubbio la repentina gabbia globale che dovrebbe ( abbiamo visto che il procedimento è in atto da tempo ai danni della Siria e dell’Iran ) circuire gli “stati canaglia” Siria e Iran. La stessa metodologia antecedentemente impiegata nel Maghreb, in Egitto e in Libia. Ecco allora una quesito: il fine ? Il fine spesso e volentieri è foriero dei mezzi. In primis, l’allontanamento ( distaccamento forzoso ? ) russo dal settore mediterraneo e mediorientale, successivamente l’esclusione russa dall’Asia Centrale e dal Caucaso Meridionale e come già abbiamo riprova, il posizionamento statunitense nel mar del Pacifico per le rotte energetiche e di approvvigionamento, sotto forma di operazione di disturbo per i medesimi fattori ai danni degli avamposti cinesi. In definitiva, da una parte l’articolata gabbia globale anti-terrorismo di facciata e dall’altra invece, l’utilizzo delle peculiarità musulmane che andrebbero a detronizzare l’influenza russa nel Caucaso del Nord e di tutte le aree russe a prevalenza musulmana. Dobbiamo aggiungere la pianificazione e futura estromissione del dollaro da parte della Banca Centrale cinese dai bilanciamenti internazionali cosi come sta avvenendo in Iran. Pechino e Teheran sono in fase di negoziazione per ingenti quantità di petrolio iraniano che andrebbe a favorire una maggiore accelerazione della macchina produttiva/industriale cinese per mezzo di un interscambio – approvvigionamento di prodotti made in Cina utili per il sistema di allocazione delle risorse iraniane. Il raggiungimento di tali fini, porterebbe gli USA ad intraprendere maldestramente una tattica coercitiva in direzione di tutte le realtà coscienti all’interazione nazionale senza rigida statunitense. L’unica via parrebbe entro il 2025 la chiusura del terzo ciclo di crisi grazie all’ausilio dell’oligarchia finanziaria compiacente. Senza omettere l’oscillazione negativa del dollaro capace di stimolare Washington a un nuovo impegno bellico di grande portata in Medio Oriente. Capace di fluidificare l’emergenza monetaria in accorgimenti utili : la moneta americana si innalzerebbe ai massimi storici anche in chiave ricostruzione della regione/i coinvolta nel conflitto. Ma come spesso accade in uno scenario-palcoscenico colmo di primi attori, fare le prove senza di essi è controproducente a larghe intese ed ampie vedute.

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