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Uomo o robot?

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Alcune aziende americane vietano ai dipendenti di spedire email a colleghi. Era successo che i lavoratori comunicavano solo via pc.

MILANO – Barzellette, comunicazioni aziendali, video più o meno divertenti, ringraziamenti, auguri: l’email va bene davvero per tutto. Al punto che in molti uffici è diventata qualcosa di simile a una droga: i vicini di scrivania la usano persino per dirsi «ci vediamo alle macchinetta del caffè». E allora alcune aziende americane hanno detto basta: almeno per un giorno alla settimana provate a fare a meno dell’email, hanno comunicato ai loro dipendenti. Aggiungendo: alzatevi dalla scrivania e tornate a parlarvi faccia a faccia. Sono le statistiche a certificare come la posta elettronica stia pian piano sostituendo i modi tradizionali di comunicare. In Nord America, ci si scambiano 11,9 miliardi di email al giorno, secondo una ricerca di Idc. In Italia, dove Internet non è ancora altrettanto diffuso, siamo «solo» a 300 milioni di messaggi al giorno. Ma l’anno prossimo diventeranno 500. E quattro email su cinque arrivano e partono proprio dagli uffici. In media, gli impiegati ne ricevono 70 al giorno: per smaltirle servono due ore di lavoro.

LO STOP – Due ore che, almeno il venerdì, i dipendenti di Us Cellular potranno impiegare diversamente: l’azienda di telefonia con sede centrale a Chicago ha bandito la posta aziendale per un giorno alla settimana. Gli interessati sembrano entusiasti: «E’ fantastico. Ci dà l’opportunità di uscire e di vedere in faccia i colleghi e i clienti», dice Rene Parson, direttore vendite in Nebraska, che ogni giorno è inchiodato alla scrivania per smaltire i suoi settanta messaggi quotidiani. Alla Veritas, azienda californiana, sono stati addirittura più drastici: per ogni email mandata di venerdì scatta un dollaro di multa. L’obiettivo ultimo non è una generica lotta all’alienazione da computer, quanto un assai più pragmatico aumento della produttività: «Serve a incentivare lo spirito di gruppo», dice un portavoce di Veritas, certo dell’efficacia del provvedimento. «Venerdì senza email? Non è una soluzione al problema – dice Alessandro Lucchini, studioso e docente di comunicazione scritta -, però può essere un modo per sensibilizzare la gente. Un giorno diverso, come i “casual fridays”, i venerdì senza cravatta, o come le domeniche ecologiche». Certo che la situazione, per molti, è grave davvero, almeno a quel che racconta Lucchini: «Ho incontrato un dirigente che ogni giorno riceve almeno 400 email. Gli ho chiesto: “Oltre a quello, lei cos’altro fa?”. E’ anche una questione di educazione all’uso della posta elettronica: nelle aziende bisogna evitare di moltiplicare i destinatari in copia, altrimenti si arriva al collasso comunicativo».
Un’abitudine che genera una sorta di «spam» aziendale, di messaggi indesiderati a catena: «E’ una forma di autogiustificazione – spiega Franco Guzzi, amministratore delegato della società di consulenza della comunicazione Cohn &Wolfe -, si mette il collega in copia come per dire: “Guarda che ora lo sai”, mentre spesso i messaggi non vengono neanche letti».


GLI SVANTAGGI – L’email è uno strumento rapido, ma proprio la sua velocità può allungare paradossalmente i tempi, come spiega Lucchini: «Rispetto alla telefonata o al contatto diretto, con un messaggio non debbo sorbirmi le facce del collega e non debbo spiegargli altro. L’email viene vissuta come un vantaggio, ma in verità è uno svantaggio, perché genera equivoci. Un bella chiacchierata davanti a un

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