Che le truppe finiane non marcino come un sol uomo lo si capisce subito, quando Menia, praticamente l’unico un anno fa a tentare di fermare lo scioglimento di An, incrocia in Transatlantico Bocchino, oggi il più determinato verso la strada dei gruppi autonomi: “Ora smettila, hai già fatto troppi danni” gli dice Menia. Che poi ai cronisti spiega: “Ho ripercorso tutto quello che avevo detto un anno e mezzo fa, quando avevo avvertito Fini che sciogliendo An rischiava di diventare un generale senza esercito. E infatti oggi ci ritroviamo con una destra che non esiste più perché annacquata nel Pdl. Oggi non posso sentirmi fare la lezione da chi un anno fa mi prendeva in giro e mi dava del nostalgico quando difendevo An”.
Menia assicura di essere “leale a Fini, e leale anche a Berlusconi. Fini ha ragione nel rivendicare libertà di dibattito, e per questo stesso principio io dico che non sono d’accordo con lui sulla cittadinanza e quando fa le svolte laiciste. Io chiedo davvero libertà, non mi interessa chi ragiona con la logica dei ricatti. E oggi alla riunione dirò questo”.
A dare manforte a Menia arriva anche il campano Labocetta, e il bersaglio è sempre Bocchino: “Io sono pronto a dimettermi da parlamentare, se passasse la follia dei gruppi autonomi. E non condivido neanche la nascita di una componente organizzata, perché non voglio diventare un peones di maggioranza”. Insomma “non voglio cadere nella trappola tesa da chi, come Formigoni, suggerisce in maniera fraudolenta la nascita di una corrente con l’unico obiettivo di fare fuori un candidato alla partita del giorno dopo” ovvero il post-Berlusconi. “Io – afferma Laboccetta – voglio restare dentro il Pdl in una logica di normale dialettica politica”. E poi arriva la stoccata a Bocchino: “Se si criticavano i colonnelli di ieri, beh… i colonnelli di oggi sono assolutamente inadeguati”.
Fuori dalla sala Tatarella chiacchierano Fabio Granata, Maria Ida Germontani, Enzo Raisi e un altro gruppetto di finiani che si preparano all’incontro. “Vediamo e discutiamo – dice uno di loro che chiede di non essere citato -, ma credo che l’idea di una corrente non abbia nessun senso. Come si fa a fare minoranza in un partito a forte connotazione carismatica come il Pdl?”