sabato 27 Luglio 2024

Vent’anni di Gran Reset

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11 settembre 2001: due aerei lanciati sulle Twin Towers a New York, verosimilmente guidati via terra dopo neutralizzazione da lontano delle cabine di comando; un missile sul Pentagono a Washington; un aereo di linea abbattuto in Pennsylvania per dare credito a un attentato islamico; questi atti danno il via alla nuova fase mondiale.
Basata sul “Rapporto Cheney”, ovvero sulla preoccupazione per l’esaurimento delle fonti di petrolio e sull’opportunità offerta dalla potenza incontrastata della nuova tecnologia e dell’informatica, questa nuova fase verrà descritta di lì a poco dal presidente americano Bush jr con poche parole molto chiare e che non ammettono replica: “Nulla sarà più come prima”.
Quest’attentato secondo le versioni ufficiali sarebbe stato ordinato da uno storico dirigente della Cia (antenna locale Al Qaeda) e socio d’affari della famiglia Bush (Osama Bin Laden),  malato dal 1997 e che si spegnerà di lì a dicembre in un ospedale pachistano ma che sarà mantenuto in vita ancora per dieci anni come ologramma fino alla sua uccisione ufficiale e all’occultamento del suo improbabile cadavere (maggio 2011). Sarebbe stato commesso da un commando plurinazionale composto da agenti arabi di potenze europee i quali si manifesteranno immediatamente dopo la loro “identificazione” come piloti suicidi affermando di essere vivi e provando di non essersi trovati in Usa in quei giorni. In “risposta” a quest’attacco avviene l’invasione dell’Afghanistan.
Le vere motivazioni: il posizionamento dell’Afghanistan nelle arterie geopolitiche e la necessità di rilanciare la produzione di papavero d’oppio (d’importanza incommensurabile per la sopravvivenza capitalistica), allora interrota dal Mullah Omar. Oggi siamo arrivati alla franchising offerta dagli americani – che hanno moltiplicato per trenta la produzione dell’oppio, complici le armate occidentali – ai Talebani di adesso, inquadrati ed istruiti a Guantanamo e mediante relazioni clanico-mafiose nel Paese.

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