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Visto da sinistra

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  Rosarno non come ce la presentano

Fatti come quelli accaduti a Rosarno nei giorni scorsi dovrebbero farci  riflettere tutti, convincerci una volta di più che la realtà è molto più  complessa di quanto sembra e che le spiegazioni facili o il tifo per una delle  due parti, manco fossimo allo stadio, sono da evitare perché insufficienti se non limitate. Abbiamo visto migranti sfruttati per anni, sottopagati, ridotti a vivere in condizioni indecenti e in schiavitù dai caporali, alcuni rosarnesi doc, altri no, e legati alla ‘ndrangheta. Una situazione pericolosa, per anni  ignorata da tutti, governanti nazionali o locali, di fronte ad una provocazione  (ennesima?) operata da alcuni rosarnesi doc i migranti hanno reagito e si sono ribellati con la rabbia della disperazione, passando oltre e colpendo chi era  più vicino, senza fare troppe distinzioni tra responsabili e non. Nell’assenza  dello Stato (mandare rinforzi 48 ore dopo l’inizio dei tumulti è un segno di  incapacità se non peggio) e delle regole la reazione degli abitanti è arrivata: caccia al nero, colpire nel mucchio, bastonate e spedizioni punitive senza fare  troppe distinzioni tra colpevoli e innocenti. Per la cronaca, i 1500 e passa  migranti che lavoravano in nero nella piana in condizioni simili non sono tutti  clandestini, molti sono perfettamente in regola col permesso di soggiorno o in  attesa di risposta ad una regolare richiesta di asilo inoltrata secondo le
leggi italiane.
Io mi chiedo alcune cose: in una zona a forte controllo mafioso possibile che  la ‘ndrangheta non sia intervenuta per alimentare gli ultimi sviluppi di questa  situazione trascurata per anni e divenuta intollerabile per gli abitanti e per  i migranti? Possibile che delle decine di aggressioni, furti di cui sono state vittime i rosarnesi e i migranti, tutte da condannare con forza e con lo stesso sdegno, sono stati arrestati solo sette migranti e 3 italiani (oltretutto  pregiudicati e vicini alla ‘ndrangheta)? Con l’espulsione di massa di lavoratori sfruttati per anni adesso a Rosarno non ci sono più problemi? Sono spariti il lavoro nero, il caporalato, e sono arrivati lavoro per tutti e servizi sociali a livello di Emilia Romagna o Lombardia o dopo questo esempio di guerra tra poveri povertà e sottosviluppo continueranno?
Gli abitanti di Rosarno non sono tutti xenofobi o razzisti, ma di fronte al colpevole silenzio delle istituzioni locali, regionali e nazionali qualche parolina sulla  situazione di forte degrado (per usare un eufemismo!) in questi anni non avrebbero potuto dirla prima, indicando ovviamente i responsabili che da questa situazione hanno lucrato e continueranno a lucrare, e cioè chi sfrutta i lavoratori o vende il lavoro dei propri connazionali, o pensano veramente che sia normale vivere in un tugurio e lavorare tutto il giorno senza alcuna garanzia per 25 euro? A chi dice che la mafia con Rosarno non centra, vorrei ricordare che a Rosarno al momento non ci sono né Sindaco, né Giunta, né Consiglio comunale, sciolti per infiltrazioni mafiose, in questa situazione
vedere uno dei portavoce del comitato dei cittadini dire in tv che i grossi problemi erano la presenza di “tanti immigrati clandestini” e tacere sul ruolo della ‘ndrangheta fa un certo effetto, scoprire poi, salvo smentite,  che il suddetto personaggio era assessore nella giunta sciolta per infiltrazioni mafiose fa un effetto ancora maggiore. 
La reazione dei più è stata quella di sposare acriticamente le ragioni di una delle parti in causa e rimuovere quelle dell’altra, si tratti dei residenti rosarnesi o dei migranti, una soluzione semplice e forse auto assolutoria, almeno per quelli che per anni hanno fatto finta di non vedere e non sentire, si tratti di politici o cittadini comuni, imprenditori o sindacalisti, ecc. ma perché non si cerca di risolvere il problema alla radice? Vale a dire se ci sono lavoratori obbligati a lavorare in quelle condizioni, bianchi o neri che siano perché non si lavora seriamente per ristabilire le regole, la legalità ed estendere diritti e garanzie a tutti quelli che ne sono esclusi? Sono più colpevoli lo straniero o l’allogeno che reagiscono in maniera eccessiva a tale situazione o l’imprenditore o caporale (italiano o straniero) che su tale situazione di mancanza di regole e sfruttamento di manodopera, ieri calabrese, oggi e domani extracomunitaria, ci guadagna?
I “disordini razziali” accadono dove ci sono povertà e miseria, dove non ci sono prospettive per nessuno, non dove ci sono vera integrazione e conoscenza reciproca, che non possono che partire dalla scuola (e quindi mediatori culturali, progetti d’integrazione, ecc.), da condizioni di vita civili (e quindi lotta spietata a chi affitta in nero a tanti stranieri in una stanza), da servizi sociali degni di questo nome per tutti gli abitanti, e dalle istituzioni (ad es. la cooperazione decentrata). La convivenza non è facile ma dove uno Stato è realmente presente è possibile, oltre che pacifica.
Solidarietà e legalità, integrazione e sicurezza, accoglienza non carità/tolleranza dell’altro da sé, devono andare di pari passo, altrimenti è la barbarie o la guerra tra poveri.
Dal momento che è impossibile fermare efficacemente i flussi immigratori, a prescindere se sia giusto o meno farlo, non dimentichiamo che se oggi non entrano continueranno a provarci per sfuggire alla fame e alla guerra (senza dimenticare che la maggioranza dei clandestini in Italia è arrivata regolarmente con visti turistici poi scaduti, o con permessi di soggiorno non rinnovati, sui barconi degli scafisti arriva una minoranza dei migranti) cerchiamo di governare efficacemente il fenomeno anziché lasciarsi guidare da soluzioni semplicistiche che non risolvono nulla ma nell’immediato avvantaggiano i loro fautori, si tratti dei “nemici dei migranti” o dei loro “difensori acritici”, che hanno tutto l’interesse a far sì che le cose non cambino mai, per ragioni di consenso elettorale o di gestione di finanziamenti per affrontare (senza risolvere) le emergenze.

 

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