sabato 20 Luglio 2024

Crolliamo socialmente

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored

alt
E’ l’effetto della crisi. Ovvero del progetto che sta dietro alla crisi

 

Il reddito da lavoro non basta al 65% delle famiglie italiane. E, come se non bastasse, sono sempre di più quanti hanno un reddito insufficiente a coprire i consumi. E’ l’allarme lanciato da Bankitalia in due studi in cui avverte che in crisi sono soprattutto giovani e affittuari: “A conferma del disagio espresso dai nuclei familiari – spiega via Nazionale – nel 2010 è aumentata al 65% (era al di sotto del 40% nel 1990) la quota di quelli che valutano il proprio reddito inferiore a quanto ritenuto necessario.
L’incremento è più diffuso per i nuclei che vivono in affitto, in cui il capo-famiglia è operaio oppure disoccupato, pensionato, impiegato a tempo parziale”. L’allarme è confermato anche da un terzo studio di Nielsen per Confimprese, riferita al 2013. Una famiglia su quattro non riesce a risparmiare, oltre una su due (54%) tira la cinghia e compra solo l’essenziale, il 52% cerca prodotti in promozione o scontati, il 30% compra meno in assoluto.
BANKITALIA. La recente flessione del saggio di risparmio delle famiglie italiane, quasi 4 punti percentuali tra il 2007 e il 2011 – spiega lo studio – è avvenuta a fronte di una sostanziale stazionarietà in Francia e in Germania. Inoltre, dalle valutazioni espresse dalle famiglie nell’ambito dell’Inchiesta mensile sulla fiducia dei consumatori, emergono chiari segnali di difficoltà delle famiglie nel riuscire a risparmiare la quantità di risorse desiderata, in presenza di una marcata contrazione del reddito disponibile e del contestuale obiettivo di contenerne l’impatto sul proprio tenore di vita. La quota di famiglie che ritengono di avere effettive possibilità di risparmio si è collocata su livelli storicamente bassi, intorno al 30% dalla metà dello scorso decennio (era sul 50% all’inizio degli anni novanta). A partire dall’inizio della crisi, sottolinea ancora lo studio, “è aumentata la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Nel 2010, il 9% delle famiglie italiane aveva un reddito basso e, in caso di perdita del lavoro, una ricchezza finanziaria sufficiente per vivere a livello della linea di povertà per appena sei mesi. Fra i giovani la percentuale è il 15% mentre sale al 26% per gli affittuari”. La crisi ha inoltre “comportato una riduzione della propensione al risparmio delle famiglie italiane. Tra il 2008 e il 2010 il tasso di risparmio delle famiglie consumatrici è sceso dal 12,1 al 9,7% del loro reddito disponibile lordo. Nel 1991 il tasso era più del doppio, pari al 23,8%”.
Dallo studio emerge così che “molte famiglie non riescono a risparmiare. La percentuale di nuclei con reddito inferiore ai consumi (risparmio negativo) è aumentata di quasi tre punti fra il 2008 e il 2010 fino a raggiungere il 22%”. La concentrazione della ricchezza ha ripreso a crescere in conseguenza degli effetti della crisi: “La quota di ricchezza netta detenuta dal decile più ricco è risalita tra il 2008 e il 2010 dal 44 al 46,1%, così come quella posseduta dall’ultimo quartile è aumentata dal 54,9 al 58,3%. Confrontando nel 2010 le quote in possesso dell’ultimo decile e del 50% più povero per ricchezza e reddito si rileva uno scarto di 37 punti percentuali tra le due classi di ricchezza e di 15 punti per le corrispondenti classi di reddito, in aumento di 12 punti negli ultimi 20 anni”.

Ultime

Alto tradimento

Il 25 luglio tedesco: cruento e fallito

Potrebbe interessarti anche