Caos.Viaggio nell’era del dopo Apartheid.
Dopo la fine dell’apartheid il Sudafrica è divenuto una sorta d’icona mondialista sbandierata a destra e a sinistra al fine di puntellare le crepe del nuovo ordine globale. In realtà, dall’inizio della democrazia cosmopolita la situazione in Sudafrica è andata via via peggiorando col passare dei mesi e delle settimane…
Altro che paese dell’arcobaleno della pacifica e proficua convivenza delle etnie. Si tratta di una falsificazione della realtà che sfiora i limiti della paranoia. Eppure i media europei e americani hanno continuato ad alimentare il falso mito della multirazzialità, nonché laboratorio eccellente del mescolazionismo.
Un caso emblematico è stato un servizio del Tg2 dossier di qualche tempo fa: un insieme di osservazioni progressisticamente preconcette che contrastavano
drammaticamente con le stesse immagini proiettate (seppure attentamente sottoposte alla rigida censura mondialista). Infatti, tra arcaiche visioni di paradisi naturali e coppie multirazziali ostentate con malcelato secondo
fine, pochissime e sfuggenti erano le zoomate su Joannesburg, città con la più alta percentuale di omicidi al mondo, aggressioni in aumento esponenziale, centro finanziario e commerciale in stato di abbandono e decadenza. Di contro, il giornalista democratico si lanciava a decantare le sorti magnifiche e progressive di una ditta di farmers neri, dimenticandosi di far notare come le ditte a conduzione nera vincano ormai tutti i possibili appalti a prescindere da tutto.Pochi minuti sul disastro Aids, molto tempo invece speso dal progressista infame per visitare Oranje, ultima ridotta di bianchi afrikaneer (circa 600), e commentare con disprezzo l’attaccamento di quest’ultimi alla propria tradizione etno-razziale.
Infine per dare un tocco di obiettività a questo squallido esempio di
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