Una cavalcata tra le cime che sembra non finire mai. Un long trek di 1.700 chilometri che il Nepal sta per lanciare come il più lungo del mondo. Non lo è, il famoso Appalachian Trail che attraversa undici stati del Nordamerica sfiora i 3.500, ma la sua cima più alta è il Clingman’s Dome nel North Carolina, poco più di duemila metri, mentre in Himalaya ci si sfianca sul filo dei quattro-cinquemila. E occorre prepararsi a camminare per sessanta giorni almeno, un viaggio d’altri tempi per il quale non basterà un paio di scarponi. Anche nell’epoca degli ultra-trail (il recente Tor de Géants, in val d’Aosta, ha portato cinquecento concorrenti sulle montagne della regione per 330 chilometri, più di trentamila metri di dislivello in salita) un percorso di tutto rispetto, che ha già avuto lo scorso anno il suo recordman: Sean Burch ha ottenuto un posto nel solito Guinness completando il Great Himalaya Trail in 49 giorni, 6 ore e otto minuti. Più tranquillamente, la coppia olandese Han Tijnagel e Elvira Nijkan sta per partire, il prossimo 2 ottobre, per essere i primi escursionisti “a bassa velocità” che lo completano.
Il trekking si dipana tra il distretto di Taplejung, l’ultimo a nord est del Paese, al confine con il Sikkim e dominato dalla terza montagna della Terra, il Kangchenjunga, e quello di Darchula, all’estremità opposta, a occidente. Sedici distretti attraversati da est a ovest. Sviluppato grazie a una partnership tra l’ufficio del turismo nepalese e la Dutch Development Agency in Olanda, vuol essere un’ulteriore attrattiva per uno Stato che sempre di più affida alla montagna le sorti della sua economia. “Speriamo – dice Sharad Pradhan, portavoce dell’ufficio del turismo – che possa aiutarci a lanciare definitivamente il Nepal tra le destinazioni preferite degli appassionati di trekking. E’ un nuovo prodotto, dopo i classici tour al campo base dell’Everest e all’Annapurna, e potrebbe dare nuova energia alla nostra industria del turismo”.
Diviso in dieci sezioni, alcune che ricalcano percorsi già noti e frequentati come ad esempio il circuito del Kangchenjunga, il percorso vuol diventare un classico che, al pari dell’Appalachian Trail o dell’Haute Randonnée Pyrénéenne nei Paesi baschi, si può percorrere anche solo per qualche tratto. Come, su distanze decisamente inferiori, ma non meno affascinanti, accade al Grand Tour du Mont Blanc o alle Alte vie dolomitiche. La differenza sta ovviamente nell’approccio. Affrontare il Great Himalaya Trail significa organizzare una spedizione con portatori locali e un equipaggiamento da alta quota, occorre prepararsi a bivacchi in tenda ben sotto lo zero e a lunghe giornate di attesa, rinchiusi nel sacco a pelo, in attesa che la bufera si plachi. Una gita un pochino più impegnativa dell’uscita domenicale sulle Alpi e gli Appennini: “Essendo il solo itinerario di trekking a queste altitudini – spiega il responsabile dell’ufficio del turismo nepalese, Gyaneshwor Mahato – è una vera sfida per chi cerca l’avventura”. Un’avventura che ha un prezzo, vesciche a parte. Tra permessi e portatori, oltre l’attrezzatura e il viaggio, ci si deve preparare a spendere una cifra di circa 3.200 dollari.