Per Banca d’Italia le temperature alte danneggiano il Pil
Il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature previsto dalla comunità scientifica, avrà effetti negativi anche sull’economia italiana nel medio-lungo termine colpendo in particolare l’agricoltura e il tursimo.
È quanto emerge da un progetto di ricerca pubblicato dalla Banca d’Italia.
In uno di questi studi, gli analisti sottolineano come un incremento di 1,5 gradi “potrebbe condurre ad avere nel 2100 un livello di Pil pro capite tra il 2,8 e il 9,5% inferiore rispetto allo scenario base con temperature stabili. “L’agricoltura è uno dei settori più esposti” ma saranno colpiti anche industria e turismo.
Sempre meno neve naturale a causa dell’aumento delle temperature dovute al cambiamento climatico, colpiranno il turismo italiano legato allo sci. E’ quanto emerge da uno studio di Banca d’Italia nell’ambito delle ricerche sull’effetto del cambiamento climatico sull’economia italiana. “I nostri risultati indicano che, in media, nel periodo considerato un metro in meno di neve nel corso della stagione è associato a una diminuzione dell’1,3 per cento di passaggi negli impianti, a parità di altre condizioni. Le proiezioni al 2100 prevedono che il calo della neve caduta in inverno sia tra il 30 e il 45 per cento , a causa di minori frequenza e intensità delle nevicate”. “Secondo le nostre stime, una riduzione del 40 per cento nella quantità di neve in una stagione implicherebbe in media una diminuzione del 7 per cento di passaggi negli impianti, che potrebbe essere ben più severa nelle località che si trovano più a bassa quota. L’innevamento artificiale non appare in grado di per sé di sostenere la domanda turistica legata agli sport invernali” aggiungono i ricercatori di Via Nazionale.
L’Italia bollente. Ad oggi il 2022 è l’anno più caldo mai registrato dal 1800. L’aumento delle temperature è stata di quasi un grado centigrado più alto (0.96 °C) rispetto alla media calcolata nel trentennio 1990-2020. E’ quanto afferma Bernardo Gozzini, direttore consorzio LaMMA in base ai dati Cnr-Isac. L’incremento maggiore si è avuto nelle temperature massime che hanno segnato un incremento del 1.2 °C, mentre per quanto riguarda le minime i dati fino a settembre pongono il 2022 al terzo posto come anno più caldo. Il primo posto va, infatti, al 2018 con uno scarto di 0.67°C.
In Europa, invece, a tutto settembre, il 2022 è al terzo posto come anno più caldo dal 1800 mentre a livello mondiale scende al quinto posto. Dati alla mano, sottolinea Gozzini, “l’Italia sembra essere un pò al centro di questo cambiamento climatico” tanto che si registra una tropicalizzazione maggiore. Altro tema delicato è la siccità che già dall’anno scorso interessa soprattutto il nord del nostro Paese. Diversamente, il centro sud è risultato molto piovoso. “I rovesci tra agosto e settembre – commenta l’esperto – sono stati dalle 2 alle 3 volte maggiori rispetto alla media”. Particolarmente ‘bagnate’ Umbria, Marche e Toscana e in quest’ultima regione sono arrivati a cadere 100 ml d’acqua in 24 ore. “Una pioggia dannosa – conclude – non utile e non efficace perchè dilava il terreno e non rimpingua le falde”.