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Adelante con juicio

Ottipessimisti italiani

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Cresce cautamente l’ottimismo per il risparmio e per delle soluzioni individuali, mentre aumenta il disfattismo sulla situazione economica italiana nel suo insieme.

Nonostante le difficoltà e i timori legati a conflitti, inflazione e aumento dei tassi di interesse, torna a prevalere un clima di “cauto ottimismo” tra i risparmiatori italiani che sembrano aver riguadagnato una “timida fiducia”, una situazione che riporta al periodo pre-pandemia.
E migliora anche lievemente il tenore di vita delle famiglie italiane. E’ la fotografia scattata dall’indagine realizzata da Acri, in collaborazione con Ipsos, in occasione della 99esima Giornata Mondiale del Risparmio. Aumentano coloro che riescono ancora a risparmiare, sono quasi uno su due, e salgono al 77% le famiglie in grado di far fronte a spese non programmate pari a 1.000 euro.
La preoccupazione per il caro vita tocca tutti o quasi: un terzo degli italiani ne è molto preoccupato e ben tre quarti ha attivato delle strategie di contenimento per alleggerire le ricadute sul bilancio familiare, che sembrano aver avuto successo. Gli ottimisti rimangono stabili (27% vs 26%) ma si riduce la quota di pessimisti (52% vs 58%); i più radicali si riducono di 9 punti percentuali passando da 29% a 20%.
Complessivamente assistiamo dunque ad un rimbalzo positivo rispetto all’anno in corso; -25 il saldo tra 27% ottimisti e 52% pessimisti nel 2023 vs -32, il saldo tra ottimisti pari al 26% e pessimisti pari al 58% nel 2022.
Sono in particolare le prospettive economiche personali che volgono in positivo: +11 punti percentuali il saldo tra chi pensa che nei prossimi 3 anni la propria situazione personale migliorerà vs peggiorerà. E sono i più giovani, i 18-30enni, in particolare a guardare la propria situazione economica con maggior ottimismo per il futuro, seguiti dai Millenial (31-44 anni) che recuperano le attese.

Rimane invece alto il pessimismo sulla situazione economica del Paese, con un 54% di pessimisti e solo un 17% di ottimisti. In questo scenario incerto, si indebolisce la fiducia nell’Unione Europea e nell’euro, sostenuta comunque dalle nuove generazioni.
A intaccarla ha contribuito la politica dei tassi di interessi della Bce per contrastare l’inflazione: ha messo in difficolta’ molte famiglie e imprese che si sono trovate a pagare interessi più alti su mutui, prestiti, e finanziamenti, che sono tra le più critiche verso l’Ue.
Dall’indagine Acri-Ipsos emerge inoltre che il 48% è riuscito a risparmiare nel 2023 a fronte del 43% nel 2022 e si registra una minor necessità di intaccare il proprio ‘tesoretto’. L’attitudine al risparmio si riscontra anche per le famiglie più in difficoltà economica che si sono sforzate facendo meno ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati. Il concetto di risparmio ha un’accezione prevalentemente positiva: è associato per lo più alla tranquillità (39%), ma anche a tutela (22%), saggezza (16%) e crescita (10%); risparmiare implica anche una proiezione al futuro per un italiano su quattro.
Allo stesso tempo, per un italiano su tre, il risparmio oggi, più di un anno fa, implica fare dei sacrifici (29% vs 25% nel 2022). Crescono coloro che vivono la capacità di risparmio con meno ansia e senza troppe rinunce (53% vs 49% nel 2022), tornando di fatto ai livelli del 2021, a fronte di una contrazione di coloro che non vivono tranquilli se non mettono da parte dei risparmi (34% vs 37% nel 2022).
I risparmi accumulati, anche grazie al periodo del lockdown, permettono a molti italiani di fare fronte a spese impreviste con mezzi propri e con una certa tranquillità per piccoli importi. Si tratta di un numero in lieve crescita rispetto allo scorso anno: 77% le famiglie in grado di far fronte a spese non programmate pari a 1.000 euro (75% nel 2022).

Risulta, invece, più difficile affrontare spese impreviste di entità importanti, stante il perdurare di un elevato tasso di inflazione e la volontà di mantenere i propri consumi: il 36% delle famiglie è in grado di fare fronte a spese non programmate di 10.000 euro, in lieve calo rispetto al 2022 (39%).
E se un terzo degli italiani è molto preoccupato per il caro vita, sono 3 su 4 i risparmiatori a caccia di sconti e promozioni, o che si rivolgono all’online o decidono di cambiare il brand di riferimento.
Rimane ancora altissima la quota di italiani che si dichiarano preoccupati del futuro economico dopo il pensionamento: sono il 72% a fronte del 75% nel 2022. I giovani appaiono meno preoccupati (69% vs 72% del totale popolazione), probabilmente in virtù del fatto che vedono il momento della pensione come un evento ancora molto lontano.
Nonostante i timori, tuttavia, solo un lavoratore su 5 dichiara di aver già sottoscritto forme di previdenza integrativa. Un quinto si è semplicemente informato e un terzo circa è aperto verso questa tematica e interessato a ricevere informazioni.

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