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Altezze e profondità

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Con la Muvra sul e dal Gran Sasso

Ci sono altri mondi, ma sono in questo.
E’ una vecchia affermazione di saggezza che si deve leggere in più dimensioni.
Voglio leggerla  innanzitutto in una semplice, quasi superficiale.
Che è la stessa di un vecchio aforisma: “due uomini guardano attraverso le stesse sbarre, uno osserva il fango, l’altro le stelle”.
Ciò significa che è sempre possibile convivere con i contemporanei nel vortice delle loro affannose corse affrettate verso il nulla, nel caotico ragliar forumistico o da talk show sul niente; e ciò mentre tutto va al degrado: culturale, energetico, biologico e spirituale.
Un degrado definitivo? Ne dubito. Le forze umane sono sovrastate da forze anche umane, ciò che dev’essere – nell’apparente bene e nell’apparente male – sarà.
Non ci si deve angosciare mai perché è stupido ed  eccessivamente egocentrico. Il mio maestro, – ricorda Battiato – m’insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’inbrunire.
Eppure questo è il senso ultimo e primo di una sfida, al contempo personale, esistenziale, comunitaria e di civiltà.
L’alba è fresca, leggera, ridente e apporta in sé la vita e la conoscenza, ma lo fa come una ballerina sbarazzina e impudente, tal quale la colse il gran Federico.
A ben guardare questo è squadrismo, arditismo, futurismo.


Questioni di alba


Chi è in grado di portare in sé l’alba, fino a confondersi con l’alba è in grado altresì di agire, di concretizzare, d’incidere in ogni ora del giorno e della notte.
Può assumere quell’apparente quanto essenziale schizofrenia che lo mantiene al tempo stesso interno ed esterno nei confronti delle dinamiche che osserva, pur da coinvolto. Può vivere e vive con quell’ironico distacco metafisico che trasforma la realtà: in arte, in passione, in tragedia, in poesia.
Così egli può scherzare con le cose serie e, soprattutto, non prendere sul serio le cose seriose.
Così può – come da Sorpasso Neuronico – vivere la politica da corsaro, non cercando una divisa da marinaio per sentirsi sicuro; e può trattare con nobili e furfanti con la consapevolezza dell’If di Kipling.
Così può fare rivoluzione culturale e azione sociale, come Casa Pound, combattere il mondialismo come Popoli (con il sostegno che non si può non registrare di Uomo Libero e Casa Pound).
Così può creare un mondo parallelo senza estraniarsi da questo  ma senza lasciarsi prendere dalla frenesia di rappresentatività che ha fuorviato e impaludato tutte le estreme di questo stralcio storico.
Per molti, ancor troppo condizionati dai riflessi quotidiani, la portata di questo modus vivendi e del suo notevole indotto non è ancora chiara appieno.
E non mi riferisco solo a quelli che per una ragione o per l’altra non hanno la fortuna o la tempra per condividerlo, ma anche a molti che lo vivono dall’interno che di certo non hanno ancor maturato quella trasformazione caratteriale e mentale che è indispensabile e che, talvolta anche solo istintivamente, presiede questa dinamica artistica, nonconforme e corsara.


La Muvra e le vette


Tra i frutti di questa mentalità e dell’incontro di gente di una certa tempra devo riconoscere con gran piacere La Muvra. Il gruppo escursionistico nato in Casa Pound, ma aperto a chi desidera parteciparvi, cosa che accade realmente a quanto ho potuto constatare con soddisfazione.
La Muvra – nome corso del muflone – va in montagna.
Sono decenni e decenni che nel mio ambiente sento parlare dell’importanza di andare in montagna e ho conosciuto uomini sicuramente da vetta, da Maurizio Murelli a Peppe Dimitri.
Ma ho conosciuto anche tanti che la montagna la intendono come una maniera snobistica di estraniarsi per guardare il mondo dall’alto. Ne ho conosciuti di fanatici di se stessi e delle loro prestazioni sportive. Ne ho conosciuti di refrattari puri e semplici alla vita di tutti i giorni.
Io che alpinista non sono ma che le montagne nondimeno le amo, non è che sia regolarmente entusiasta quando si formano gruppi più o meno comunitari, solitamente chiusi, che vanno in ascensione portando spesso in vetta non la loro anima ma il demone di gravità che non hanno mai vinto.


Sul Gran Sasso e dal Gran Sasso


Il primo fine settimana di ottobre la Muvra, che ha poco più di un anno di vita ed un curriculum impressionante di escursioni, mi ha invitato al suo primo raduno nazionale. Il sabato avrei dovuto parlare insieme a una guida CAI di alpinismo dell’anima.
Conoscendo e stimando qualcuno degli organizzatori ho dato il mio assenso.
Poiché non mi piace fare il Toni Negri della situazione che parla pomposamente e professoralmente del proletariato, ho voluto però partecipare prima alle attività.
Così ho potuto assaporare il clima caldo, gioioso, non snobistico e assolutamente tranquillo che pervede la Muvra e rendermi conto che essa rappresenta, di per sé e di già, un’opera d’arte, il frutto di una re-volutio.
Sarebbe sufficiente la sua sola esistenza – così com’è adesso – a significare un’azione organizzativa e politica. Perché chi va in Muvra sale sentieri interiori ma scende di bivacco in bivacco a portare la conoscenza delle altezze. Chi va in Muvra non sfugge la quotidianità ma la rinvigorisce perché fa politica, fa azione sociale e semplicemente la eleva.
La eleva con animo leggero e con il sorriso irriverente e metafisico di chi vive davvero.
Io credo ai segni; purché si manifstino da soli.
Sabato mattina siamo andati da Campo Imperatore, dove si può visitare l’appartamentino dove il Duce fu tenuto in cattività, fino alla vetta del Corno Grande per la direttissima.
L’ascesa radiosa è stata compiuta da 24 persone. 24 persone più una cagnolina.
Chi abbia un minimo di conoscenza del simbolismo germanico (24 è il numero della completezza runica) o della cultura indu (lo spirito che accompagna in vetta si traveste da cane) non può che coglierne un gran presagio.
Ma non voglio divagare, benché di tutto si tratti fuorché di divagazioni, semmai di centrature.
Mi soffermo allo spirito della Muvra che è qualcosa di notevole e che auguro sinceramente ad ogni persona sana di poter conoscere. Non è difficile, basta volerlo.

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