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Anche chi muore si rivede

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Franceschini si ricandida alla guida del PD nonostante gli insuccessi ottenuti.

«Mi candido per portare il Pd nel futuro, per cambiare, per non tornare indietro. Non posso, non posso riconsegnare il partito a quelli che c’erano molto prima di me», ha scandito il segretario nel videomessaggio. Non solo. Franceschini ha anche voluto mettere in chiaro che nella sua squadra ci sarà spazio solo per i giovani: «Ascolterò chi ha avuto ruoli di responsabilità nel governo e nella politica dal ’96 ad oggi, ma investirò su una nuova squadra di donne e di uomini cresciuti fuori da ogni vecchio schema e da ogni superata appartenenza». Parole che lasciano «stupita e dispiaciuta» Barbara Pollastrini, che definisce «propagandistica e di scarso stile» l’uscita del segretario, al quale suggerisce di riflettere sul fatto «che a “tornare indietro” sono i voti, circa quattro milioni, malgrado il successo di alcuni ballottaggi». Non è da meno Nicola Latorre: «Le parole di Franceschini che ha detto ‘mi candido per non tornare indietrò lasciano un pò amareggiati». Soprattutto perchè, ricorda il vicepresidente dei senatori Pd, di quel passato, «che ha avuto luci ed ombre, Franceschini è stato uno dei principali protagonisti».

Critiche anche le reazioni di Giovanni Bachelet (vicino a Rosy Bindi che, per i franceschiniani, si schiererà con Bersani), che teme un ritorno allo «spirito del Lingotto che ci ha portato alla catastrofe del 2008», e di PierGiorgio Gawronski, che giudica «sconfortante nel merito e nel metodo» la candidatura di Franceschini. Il presidente dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, si schiera a favore di Bersani, mentre l’ex sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, saluta con favore la scelta di Franceschini. Anche il capogruppo democratico alla Camera, Antonello Soro, plaude alla discesa in campo di Franceschini. Per Debora Serracchiani la candidatura di Franceschini «è un segnale importante», che aggiunge: «Mi riservo di rimanere in silenzio per qualche giorno e poi dirò quello che farò, per ora aspetto». Ma è la prossima settimana che aprirà davvero i giochi e chiarirà meglio i vari posizionamenti: il 1 luglio Bersani lancerà ufficialmente la sua piattaforma programmatica, il 2 sarà Veltroni a prendere la parola, mentre il 3 e il 4 luglio sarà la volta di Rutelli e dei “coraggiosi”. Sabato toccherà invece ai ‘quarantennì, che si ritroveranno al Lingotto. Appuntamenti a cui Franceschini, a quanto si apprende, non mancherà di partecipare.

Archiviati amministrative e successivi ballottaggi, Dario Franceschini rompe gli indugi e annuncia la sua corsa per la segreteria al congresso di ottobre. Una discesa in campo che apre di fatto la campagna elettorale per le primarie e costringe i “big” e le varie anime del partito a schierarsi: lo hanno già fatto, ancor prima dell’annuncio di Franceschini, Massimo D’Alema ed Enrico Letta, entrambi al fianco di Pierluigi Bersani.

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