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Pensieri e ricordi di un SS italiano, Giuseppe Vassalli

 

Dalla prefazione:
Preciso come un taglio di Lucio Fontana in un suo monocromo, essenziale come un verso di Ungaretti, il racconto di Giuseppe Vassalli non concede nulla alla rievocazione reducistica di episodi bellici, ma è il diario intimo della rivisitazione di momenti della Sua anima giovanile illuminata dal raggio del Nazionalsocialismo, nel quale vide, al momento di arruolarsi giovanissimo, la continuazione dell’idealismo mistico fascista, la cui scuola ebbe la fortuna di conoscere.

 

Dalla sua intervista di allora al Popolo d’Italia

“Da che fronte viene?”.

“Da Anzio, dal ponte n° 5 del Canale Mussolini”.

“Come è la forza degli Alleati?”.

“Incontrastata superiorità dell’artiglieria, terrestre e navale, completa supremazia aerea, mancanza quasi assoluta di ostacoli all’osservazione”.
“Abbiamo di fronte 133 navi da guerra, 241 navi da trasporto e sbarco, oltre al naviglio minore.
Noi siamo come uomini, in proporzione numerica 1 a 8, 1 a 10. Siamo costretti a tenere le gambe immerse nell’acqua, nelle buche da lupo, a scavare più di 50/60 cm si trova solo acqua. Si torna a vivere di notte”.

“Che reparti alleati ha di fronte?”.

“La Kansas City Division”.

“Buona?”.

“Buonissima”.

“Un’ultima domanda, per favore, perché si è arruolato?”.

“Perché sono Hegeliano di sinistra”.

“Fin dall’infanzia mi ossessionava la passione per l’assoluto e per il superamento dei limiti. Le mie idee, le avevo mantenute radicali. Ora anche lo Stato, la Nazione avevano scelto il radicale assoluto, e allora come si poteva proprio in quel momento, voltare le spalle, dire no, e preferire in fin dei conti la comodità delle leggi borghesi, la mediocre sicurezza del contratto sociale? E se poi la radicalità era quella dell’abisso, e se l’assoluto si rivela il male assoluto, bisogna comunque, di questo almeno ero intimamente persuaso, seguirli fino in fondo ad occhi ben aperti”. Giuseppe Vassalli

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