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Aprendimos a quererte

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Casa Pound si appresta a celebrare la figura del Che e, con esso, la memoria della destra rivoluzionaria. In confronto aperto con la sinistra radicale

Nel 42esimo anniversario della morte in battaglia di Ernesto Che Guevara, venerdì 9 ottobre, Casapound ricorda il guerrigliero da sempre icona della sinistra con una conferenza dedicata a ‘l’altro Che’. Al centro dell’incontro, intitolato ”Aprendimos a quererte”, ossia ”Abbiamo imparato ad amarti” dalla notissima canzone di Carlos Puebla dedicata al Comandante, il saggio di Mario La Ferla in libreria per Stampa Alternativa, “L’altro Che. Ernesto Guevara mito e simbolo della destra militante”.
La curiosità è che La Ferla al dibattito non interverrà. E non perche’ lui abbia rifiutato l’invito dell’associazione che fa capo a Gianluca Iannone, ma perché la sua casa editrice, racconta proprio Iannone, glielo ha ‘vietato’. Non una novità: un episodio analogo era accaduto l’anno scorso, quando Marcello Baraghini, fondatore di Stampa Alternativa, fu costretto a tornare indietro sulla decisione di partecipare a una conferenza su Luciano Bianciardi organizzata nello stabile occupato di via Napoleone III perché, spiegò lui stesso, la decisione ”ha provocato una tale levata di scudi, più o meno motivata, da pregiudicare addirittura l’esistenza della casa editrice che dirigo dalla sua fondazione”.
A Casapound sarà presente invece Raffaele Morani, ex segretario del Prc di Faenza al centro di molte polemiche nel passato per le sue posizioni considerate ‘eretiche’ uscito dal partito alla fine del 2008 e ora vicino a Sinistra e libertà. ”Sì sono un ‘eretico’ – dice Morani – Talmente ‘eretico’ da ritenere il confronto una strada da seguire sempre. Ho ricevuto l’invito a parlare di un personaggio che amo e che ha molto da insegnare e dunque il 9 ottobre sarò a Casapound. Che Guevara per me non è un mito, o una maglietta da portare. Come dire, io ho letto sue opere ma la maglietta con la sua faccia non la porto. E trovo interessante l’idea che persone che dovrebbero odiarlo secondo la vulgata comune ‘abbiano imparato ad amarlo’ e ne vogliano discutere”.
 ”In conferenza – dice ancora Morani – tenterò di raccontare cose che pochi conoscono. Il Che ci ha insegnato il valore della lotta fino alla fine e dello stare dalla parte degli ultimi. Ci ha mostrato che si può scegliere di essere sempre in prima linea e di non restare nel ‘palazzo’. Un esempio per tutti”.
Con Morani a parlare dell”altro Che’ ci saranno l’economista Giorgio Vitangeli, che fu uno degli animatori della rivista ”L’Orologio” e Gabriele Adinolfi, di Polaris, che di La Ferla è stato una sorta di ispiratore: è stato infatti proprio un articolo scritto da Adinolfi in occasione del quarantennale della morte di Guevara, “Lotta e vittoria, Comandante! Perché da fascista lo onoro”, pubblicato su Noreporter nel 2007, a fornirgli lo spunto per iniziare la ricerca che ha prodotto il libro. ”Negli anni Sessanta – spiega Adinolfi – un intero mondo orfano della Rsi, o nato dagli orfani della Rsi, ritrovò nella lotta per l’indipendenza dei popoli contro il colonialismo qualcosa della sua anima e della sua guerra. Il massimo rappresentante politico di quel mondo nel dopoguerra, il Presidente argentino Peron, rovesciato da un golpe reazionario ed esule in Spagna, era l’alfiere della Tercera Posicion in ottica anti-imperialista. Ottimi i suoi rapporti con Fidel Castro e addirittura di collaborazione con Ernesto Guevara detto El Che. Queste sono le ragioni per le quali in Italia i primi a onorare la figura del guerrigliero caduto furono uomini di matrice ‘nera’, quali Romersa, Bolzoni e Pingitore, e per cui subito dopo la morte del Che il periodico della Federazione Nazionale Combattenti della Rsi scrisse un necrologio agiografico”.
”La Ferla – aggiunge Adinolfi – ha provato a ricostruire interamente lo scenario e gli stati d’animo di allora che appariranno sorprendenti alla luce di stereotipi comuni e sbagliati. In seguito Guevara fu amato dalla destra rivoluzionaria degli anni Settanta anche per la concezione evoliana che premette il fatto esistenziale e guerriero a considerazioni più strettamente politiche”.

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