Per regalo vorrei che i nostri rientrassero in sé
Mi chiedo; ma il mondo post-fascista ne ha mai azzeccata una?
De Gaulle in Francia
Quando nel 1980 giungemmo a Parigi, le nostre considerazioni positive sulla politica estera di De Gaulle indignarono i camerati che non gli riconoscevano nessuna qualità. È vero che si trattava di un uomo cinico, responsabile di tanto sange versato, in particolare quello dei fedeli Harkis abbandonati vigliaccamente in Algeria, ma i sentimenti prevalevano sulla ragione.
Oggi lo stesso ambiente, e spesso la stessa gente, esalta De Gaulle in modo assoluto e incondizionato. Non c’è il senso della misura.
Craxi in Italia
Seguivo con attenzione Craxi fin dal 1976 e scrissi a suo favore diversi articoli.
Dopo Sigonella il Msi si allineò in maggioranza a Spadolini e agli americani. Quando scoppiò lo scandalo di Tangentopoli e Craxi non fu inquisito per lucro personale ma per aver finanziato il partito, come tutti quanti gli altri del resto, quando cioè fu eliminato dalle centrali britanniche che temevano la sua Lira pesante, alcuni missini gli lanciarono le monetine davanti all’hotel Raphael. Qualcuno di loro, anni dopo, venne condannato per corruzione, a fini personali…
Oggi Craxi è diventato un’icona di tutta la destra e dell’estrema.
Kohl in Germania
Seguivo con attenzione Kohl e ne esaltavo l’operato. Colui che riuscì a riunificare la Germania e che a Londra preferì fermarsi con la scorta a mangiare un panino invece di accettare un invito sontuoso dal governo britannico, era entrato però nel mirino dell’estrema destra tedesca, inquadrata all’uopo da un agente della marina americana di stanza in Germania. Il suo delfino, Wolfgang Schäuble, finì paralizzato degli arti inferiori per un attentato commesso da un correligionario di Zemmour che con il clown oggi candidato all’Eliseo doveva condividere l’avversione per i tedeschi. Si trattava, allora, di discutere il recupero di territori ad est. Va aggiunto che Schäuble è tutt’oggi l’unico uomo che abbia una strategia politica seria per la Germania e per l’Europa. Chi l’osteggia? Ovviamente i coglioni dell’estrema destra.
Kennedy in Usa
John Fitzgerald Kennedy venne ucciso nel novembre del 1963. Durante la sua presidenza, oltre ad aver espresso ammirazione per Adolf Hitler e per Benito Mussolini, si era opposto alla Federal Reserve, intendeva mettere fine alla guerra in Vietnam e nel suo ultimo discorso pubblico (soppesate bene le parole) sostenne, a Roma: “Mai, dal 1945 ad oggi, il mondo è stato così libero”. Il che significa automaticamente che prima del 1945 lo era di più. D’altronde la sua famiglia irlandese aveva espresso chiaramente simpatie per l’Asse.
Per l’estrema destra rappresentava invece il diavolo, perché gli attribuiva la scelta del centrosinistra in Italia. Preferì appoggiare Johnson e l’apparato della Gladio e si ritrovò con gli stessi a rafforzare il centrosinistra e poi attirare il Pci al governo. La prima offerta in tal senso fu espressa dagli americani ai comunisti nel 1964, poco dopo l’assassinio di Kennedy….
Sovranismo e conservatorismo
Le contingenze e le dinamiche storiche hanno spianato da poco la strada ad un processo di autonomia e di sovranità europea. Nell’ultimo biennio, complici la Brexit e la strategia americana sull’Indopacifico, perfino l’Olanda ha abbandonato la sudditanza atlantica e all’Italia si chiede di fare lo stesso. Chi vuole rallentare il processo sta investendo su due ambienti politici: la destra populista e la sinistra verde. Non lesina mezzi e finanziamenti, agisce con influenze dirette e indirette.
Si è così passati dalla fase “sovranista”, ormai messa fuori gioco dai fatti, alla fase “conservatrice”. Che significa: meno Europa, meno potenza, più Gerusalemme capitale, più sorrisi a Londra e New York.
“Gaiardo arisemo schiavi!” dicono i liberti di nuovo asserviti in “Scipione detto anche l’Africano”. Potrebbe essere il motto delle destre nazionali, in Italia, in Spagna, in Germania di sicuro e anche in Francia se Zemmour tiene dopo le presidenziali.
Cina, Islam e Trattato del Quirinale
Seppur servili sono miopi perché non osservano, non studiano e non lavorano. C’è un elemento d’insieme tra Israele, Inghilterra e Stati Uniti, ma ci sono anche profonde divergenze, e lo stesso si riflette perfino all’interno dei tre soggetti. I tempi stanno cambiando e i nostri baldi camerieri, per quanto si spertichino in viaggi nelle due Terre Promesse, dureranno poco perché servono soltanto a breve termine e non servono neppure troppo.
In politica non propongono assolutamente nulla ma si aggrappano alla solita illusione acida e disperata dei reazionari: “la gente non ne può più, questo cambierà”. Certo che cambierà, in peggio.
Intanto recitano a pappagallo le filastrocche del Pentagono con scritti di Hungtington e Fallaci e delirano contro l’Islam, contribuendo così a demolire la resistenza anti-islamista che proprio dall’Islam e da regimi laici, come il francese, è in atto. Chiamano a crociate anti-cinesi che servono solo a permettere che Pechino e Washington si mettano d’accordo tra di loro estromettendoci dalla geografia e dalla storia.
Non c’è che dire: più deficienti di così, di servitori non se ne potevano trovare!
Sono persino riusciti a far passare il primo atto d’indipendenza nazionale degli ultimi sessant’anni, ovvero il Trattato del Quirinale, come sottomissione! Serve uno strizzacervelli, ma di quelli bravi!
Patrioti
Se la lotta a chiacchiere di questi sincalisti parolai di qualche ceto borghese disagiato avesse almeno un elemento ideale o politico, tipo i leninisti che vogliono sabotare l’imperialismo europeo per opporvi il comunismo, la loro scelta sarebbe comunque errata e da combattere ma avrebbe uno straccio di senso.
No: sono capitalisti, sono imperialisti (occidentali e bianchi, non europei), sono liberisti, sono la destra dei “liberal” e si prendono per nazionalisti se un’impresa italiana guadagna in borsa.
Inno e mano sul petto, pure quella va bene, tanto se anche non sono massoni non dispiacerebbe loro che i fratelli li prendessero in considerazione. Questo genere di buffonata ha oggi un nome, si chiama “essere patrioti”. Mameli, perdonali!
La politica è un’altra cosa
Camerieri e comparse di una fiction di superficie, a far questo si sono ridotte da tempo le destre estreme, più quelle opportunistiche di quelle terminali che, se non altro, delirano su tutto e possono sempre sperare in un finale da “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.
Invece di andare a braccio tra le proprie paturnie si dovrebbe comprendere il quadro in cui si vive.
La politica nel dopoguerra si svolge sempre al centro, con le sintesi. Sintesi che dipendono dalle tesi e dalle antitesi e che possono volgere in direzioni diverse. In mancanza di una rivoluzione istituzionale le forze radicali hanno il compito d’influire con le idee (le proprie non quelle del Pentagono, della City e di CL) e con le azioni concrete e coordinate.
Devono agire per spingere le sintesi governative, all’interno delle dinamiche in atto, nella giusta direzione e per pressarle continuamente alzando la sbarra.
Ma per fare questo si devono avere una radicalità e una presenza a sé che non sono da tutti.
Osservando al 1945 in poi, probabilmente l’unico politico che sia riuscito in modo abbastanza soddisfacente ad agire in questo modo è stato Arturo Michelini.
In mancanza di queste capacità, che sono rare, lavorate almeno su di voi, esistenzialmente e culturalmente, non solo per restare in piedi tra le rovine ma per sottrarvi all’essere d’impaccio a chiunque faccia qualcosa di positivo. Cosa che, come abbiamo visto, sembra una missione impossibile nelle destre post-fasciste.
Ma sarebbe ora di non doverci più vergognare di quello che facciamo, affidando soltanto ai Caduti e ai prigionieri la restituzione della nostra dignità