mercoledì 6 Dicembre 2023

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Con la copertura di un furto/beffa, gli americani forniscono 400 tonnellate di esplosivo alla resistenza irachena in modo che la guerriglia possa continuare e gli occupanti restare. Che coincidenza ! Proprio 2 giorni fa gli Usa si dicevano preoccupati per la pericolosità dell’esplosivo in possesso dei loro “nemici”.

BAGDAD – Non sarà certamente la mancanza di materia prima a far cessare gli attentati dinamitardi in Irak: poco meno di quattrocento tonnellate di esplosivo ad alto potenziale – sufficienti per confezionare migliaia di autobombe e altri ordigni di morte come quelli che da mesi quotidianamente funestano l’Irak – sono state infatti rubate da un deposito di armi a circa 50 chilometri da Bagdad. Il clamoroso furto – che fa temere un’ulteriore escalation di attacchi da parte della guerriglia irachena e rappresenta un segnale molto negativo sulla capacità delle forze di occupazione di controllare la situazione – ha avuto conferma ufficiale, ieri mattina a Vienna, da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). A quanto ha riferito la portavoce Melissa Fleming, l’agenzia era stata informata fin dal 10 ottobre scorso dal governo iracheno che circa 380 tonnellate di esplosivo erano sparite dal deposito di al Qaqaa, rimasto del tutto incustodito malgrado che i militari statunitensi si fossero impegnati a sorvegliarlo. Dopo aver verificato la veridicità delle informazioni fornite dal ministero iracheno delle scienze e della tecnologia, l’Aiea ha allertato le forze della Coalizione in Irak, sperando così di poter recuperare almeno parte del materiale scomparso, ma questo a quanto pare non è accaduto: «Non sappiamo – ha ammesso la portavoce – che fine abbia fatto l’esplosivo». Il candidato democratico alla Casa Bianca, John Kerry, ha subito tratto spunto dall’episodio per attaccare il presidente George W. Bush. «Parla con toni duri – ha detto Kerry in un raduno elettorale nel New Hampshire – e si vanta di rendere l’America più forte, ma ha di nuovo fallito: dopo essere stato avvertito sui pericoli che questi stock di esplosivo rappresentavano, questo presidente non è riuscito a farli sorvegliare… Questo presidente e questa Amministrazione sono incredibilmente incompetenti». Secondo il New York Times, che per primo ha segnalato l’episodio, l’esplosivo rubato dal deposito di al Qaqaa era in gran parte del tipo Hmx e Rdx, utilizzabile per la demolizione di edifici, per testate di missili e la detonazione di armi nucleari. «Dissolvere l’esercito iracheno è stato un errore marchiano – afferma il direttore del Centro studi internazionali (CeSi) Andrea Mergelletti – perchè in questo modo si è creata nel paese una larga disponibilità di uomini e di mezzi per alimentare la guerriglia». Il deposito di al Qaqaa, che ora sembra completamente abbandonato, è molto noto ed è stato sottoposto più volte a ispezioni internazionali prima dell’intervento militare in Irak. Era stato messo sotto sorveglianza dall’Aiea perchè il materiale esplosivo che vi era conservato poteva – e può – anche essere utilizzato per la detonazione di armi nucleari. Si ignora, peraltro, quando l’esplosivo sia sparito dalla Santa Barbara di al Qaqaa: la portavoce dell’Aiea ha detto testualmente: «Non sappiamo quando sia stato rubato». Trasportare 400 tonnellate di materiale ha comunque richiesto un notevole spiegamento di uomini e mezzi. «È difficile pensare – osserva Mergelletti – che un simile quantitativo sia stato asportato tutto in una volta». Secondo l’esperto è invece assai probabile che l’esplosivo sia stato portato via prima della fine del conflitto, fin dall’aprile del 2003, dagli uomini dei servizi segreti di Saddam Hussein che in previsione dell’intervento armato americano avevano predisposto una rete di resistenza con basi e rifugi sicuri. Le forze americane sono riuscite rapidamente ad occupare l’Irak ma – come fa notare il presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai), Stefano Silvestri – «i soldati della Coalizione internazionale erano e sono tuttora troppo pochi per sorvegliare tutti i siti sensibili».

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