Nessuna sanzione alla Bielorussia se non si applicano anche alla Turchia
L’Unione Europea ha sviluppato in tempi rapidissimi un piano d’azione per la Bielorussia, a meno di una settimana dall’inizio dei disordini post-elettorali, basato su un maggiore supporto alle forze dell’opposizione e alla società civile e, anche, sull’introduzione di un regime sanzionatorio mirato teso a mettere sotto pressione l’ordine lukashenkiano e favorire un cambio di regime.
Il piano, approntato il 14 agosto su impulso del duo Polonia-Lituania, è stato svelato al pubblico cinque giorni dopo, il 19. L’intenzione originale dell’Ue era di dare il via alle sanzioni il prima possibile, sfruttando il momento di debolezza di Lukashenko, ma ciò non è stato possibile per via della comparsa di un imprevisto: il boicottaggio di Cipro.
Le ragioni del blocco
Il 19 agosto l’Ue ha approvato un pacchetto di sanzioni mirate da adottare contro Aleksandr Lukashenko e la sua cerchia in virtù del modo in cui sono stati gestiti i disordini post-elettorali, dei presunti brogli e della nolontà di cedere la presidenza e favorire una transizione democratica. Il piano di Bruxelles era di implementare le sanzioni il prima possibile ma è accaduto un imprevisto: il governo cipriota ha bloccato l’entrata in vigore delle misure punitive.
Cipro chiede l’adozione di medesime rappresaglie contro la Turchia, le cui provocazioni militari e aspirazioni energetiche stanno incendiando l’Egeo e il Mediterraneo orientale dall’inizio dell’estate e nell’indifferenza generale dell’Ue – dove per indifferenza si intendono doppiopesismo, accondiscendenza verso le richieste di Ankara e tardività nel dare seguito agli appelli di Atene e Nicosia inerenti la convocazione di riunioni urgenti; tre elementi che, secondo i ciprioti, evidenziano una palese assenza di solidarietà europea.
Vani sono stati i tentativi di convincere Nicosia a desistere: il 21 settembre è fallito anche l’ultimo vertice dei ministri degli esteri dell’Ue indetto per discutere del dossier Minsk per assenza di unanimità; l’unico Paese membro ad opporsi alle sanzioni è stato Cipro. Un nuovo incontro è previsto nei prossimi giorni, il 24 e il 25, con l’obiettivo di chiudere definitivamente il dossier Minsk, ma il problema è che la posizione di Nicosia sul tema si è irrigidita in maniera significativa.
Zbigniew Rau, il neo-ministro degli esteri polacco, commentando il fallimento dell’ultimo vertice in conferenza stampa, ha dichiarato che “nelle ultime settimane la situazione si è complicata quando uno dei paesi membri ha espresso il desiderio che si legassero le sanzioni alla Bielorussia con potenziali sanzioni contro la Turchia. [Perciò] i capi delle diplomazie europee non sono riusciti a vincere l’opposizione di Cipro in tema di restrizioni. Nicosia subordina l’assenso alle sanzioni contro la Bielorussa a un’intesa in merito alle sanzioni contro la Turchia in ragione delle attività illegali condotte nel Mediterraneo orientale”.
Tutti contro Cipro
Sino ad oggi la voce più critica nei confronti del boicottaggio cipriota è stata quella di Carl Bildt, capofila della politica esterna dell’Ue, i cui interventi in cui è stato agitato lo spettro di non meglio precisate ripercussioni non hanno avuto la giusta e dovuta copertura mediatica. Bildt è il co-presidente del Consiglio Europeo per le Relazioni Estere ed è colui che, sin dai primordi, sta esercitando pressione sui governanti dei 27 affinché convincano Nicosia al dietrofront, scollegando la questione bielorussa da quella turca.
Il 9 settembre, all’indomani dell’inizio del boicottaggio cipriota, Bildt ha scritto su Twitter: “Molto grave che Cipro usi il ricatto e blocchi la decisione dell’Ue sulle sanzioni contro individui della Bielorussia. Sono sicuro che questo verrà ricordato per molto tempo e perciò avrà delle conseguenze”. Nei giorni successivi Bildt è tornato a criticare Nicosia, evidenziando come, oltre ad aver bloccare l’introduzione di sanzioni a Minsk, l’esecutivo abbia anche evitato l’entrata in vigore del secondo turno di sanzioni cibernetiche contro il Cremlino.
Bildt non è l’unico ad aver manifestato una profonda insoddisfazione verso la decisione di Nicosia, perché contrarietà e inviti a porre fine al boicottaggio sono stati espressi anche dall’alleanza Visegrad, dai Baltici e, sorprendentemente, anche dall’Eliseo. Clement Beaune, il sottosegretario di Parigi per gli affari europei, ha dichiarato: “Capiamo la preoccupazione cipriota ma penso che sia necessario sbloccare, sciogliere questo collegamento [ndr. con la Turchia]. Si deve poter avanzare sulle sanzioni contro la Bielorussia. Questo non indebolisce l’Europa, anzi è il contrario. La situazione nel Mediterraneo orientale è difficile e non sarà risolta in qualche giorno”.