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Coni: obbligo 50% italiani in squadra ma l’Unione Europea dice no

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Troppo tardi ci si è resi conto che la possibilità di tesserare un numero illimitato di stranieri ha fortemente danneggiato i vivai delle squadre di calcio nostrane. Ora si cerca di mettere qualche toppa, ma l’Ue si oppone.

Il Coni annuncia: dal 2006 mezza
squadra deve essere italiana, ma da Bruxelles arriva immediata
la bocciatura. Dopo i numerosi provvedimenti stoppa-extracomunitari, che agivano contingentando il numero degli atleti stranieri, questa volta lo sport si unisce compatto nel voler introdurre l’obbligo di mettere a referto il 50% di giocatori di «scuola italiana». Con questa definizione soft la giunta esecutiva del comitato olimpico ha provato a fare il
primo passo per quella che potrebbe annunciarsi come una
rivoluzione in materia di stranieri: un intervento resosi «necessario», come ha detto il presidente Gianni Petrucci, e cavalcato in nome della difesa dei vivai.

Un provvedimento però che rischia di trasformarsi in una bolla di sapone, se la commissione europea, come ha già annunciato, è pronta a dare battaglia su quello che giudica un intervento «illecito» in materia di stranieri. Dal monito l’Ue, che non è nuova a bacchettare lo sport italiano (vedi le bocciature dei decreti salva-calcio), è pronta a passare alle vie di fatto se non verrà invertita la rotta, con una procedura di infrazione da parte dell’esecutivo comunitario. L’intervento duro dell’Ue fa storcere il naso al Coni, che pure aveva
annunciato battaglia contro eventuali ricorsi dei club: «Resisteremo con ogni mezzo, anche noi abbiamo i nostri legali» aveva tuonato a fine giunta Petrucci.

Un ostacolo, quello piombato da Bruxelles, che quanto meno sorprende il Coni, e la replica non tarda: «Il Coni, anche in forza del ruolo riconosciuto recentemente allo sport nella costituzione europea, intende esaltare i valori tecnici e morali della sua attività senza ledere il concetto comunitario di libera circolazione dei lavoratori, ovvero mettendo limite alle possibilità di tesseramento». Insomma è chiaro che con la nuova normativa, che comunque deve essere ratificata il 15
luglio prossimo dal consiglio nazionale e che avrà due anni per
essere metabolizzata prima di entrare, eventualmente, in vigore,
non vengono posti ostacoli al tesseramento degli atleti stranieri.

La decisione, prima dello stop preventivo dell’Ue, aveva visto lo sport intero, calcio compreso, stretto intorno alla novità: «È una misura necessaria, anche altre nazioni si sono mosse in questo senso. Non abbiamo altra scelta se vogliamo tutelare la scuola italiana».


«Sono favorevole al provvedimento e l’ho votato – gli ha fatto eco il presidente della Figc, che ha già annunciato che anche l’Uefa sabato
varerà un’iniziativa non uguale ma affine – è l’unico modo per
salvaguardare i vivai». E Carraro rivendica, in tandem con Sergio Campana, la paternità della proposta: «È un’idea datata a 4-5 anni fa, di Campana e mia». E non è mancato il plauso proprio del presidente dell’Aiac, che si congratula per la presa di posizione del Coni, aggiungendo la proposta del «tesseramento libero e la presenza in campo di sei giocatori selezionabili per la nazionale».


Ok anche dal sottosegretario ai beni culturali, Mario Pescante, che approva i paletti sugli stranieri ma avverte che non bisogna andare contro la normativa europea. La Lega calcio per il momento non si sbilancia, ma sulla questione verrà convocata al più presto un’assemblea straordinaria. La materia farà discutere e non mancheranno le polemiche: a complicare un quadro già piuttosto articolato c’è la presenza dei nuovi comunitari.


E proprio l’annullamento della moratoria di due anni annunciato dal governo per i lavoratori provenienti dai 10 paesi entrati dal primo maggio nell’Ue avrebbe dato un impulso e un’accelerata alla decisione di oggi. La materia sarà oggetto di studio: è certo che i giocatori neo-comunitari che si trovavano già in Italia verranno considerati comunitari a tutti gli effetti, mentre potrebbe essere prevista una lista a parte
per i nuovi. Nel calcio l’ipotesi è di consentire un neo comunitario p

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