Tensione anche tra le forze dell’ordine che non sanno più come tenere a bada i migranti. Il segretario generale del sindacato di polizia Coisp dice: “Quello che succede a Lampedusa è la prova dell’incapacità del governo. Se ci scapperà il morto sappiano quei politici che oggi dormono o stanno a guardare, che non accetteremo lacrime istituzionali o inutile solidarietà”.
E’ chiuso nella sua stanza il sindaco di Lampedusa Dino De Rubeis che viene scortato da tre agenti di polizia, dopo che stamattina tre lampedusani hanno tentato di aggredirlo, contestandogli di avere tenuto una linea morbida sull’immigrazione. In un cassetto dell’ufficio, De Rubeis tiene una mazza da baseball.
La paura attraversa l’isola e i bambini non vengono fatti uscire dalle scuole: “Sono barricati negli istituti che sono un luogo sicuro” dice il sindaco De Rubeis, “abbiamo detto al personale di non farli uscire finchè la situazione non tornerà alla calma”.
“Mi devo difendere, e sono pronto a usarla, scrivetelo pure”, dice. “Siamo in presenza di uno scenario da guerra, – aggiunge – lo Stato mandi subito elicotteri, navi per trasferire i tunisini che vagano per l’isola dopo avere incendiato ieri il centro di accoglienza”. Davanti al municipio ci sono decine di persone, alcune contestano il sindaco, altre urlano contro gli immigrati.
Sono circa un migliaio (per l’esattezza 1040) i tunisini che si trovano ancora a Lampedusa. Durante la notte due voli militari, effettuati con un C130 dell’Aeronautica, hanno trasferito circa cento immigrati verso la base di Sigonella. Il ponte aereo predisposto dal Viminale per accelerare le procedure di rimpatrio proseguirà anche oggi, con altri due voli. E il sottosegretario Sonia Viale garantisce: entro 48 ore tutti via da Lampedusa per essere rimpatriati.