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Da leggere e imparare a memoria

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La condanna senza appello del sovranismo e dei suoi fondamenti

Noi entrammo in una guerra che decideva della conquista di grandi spazi africani e mediterranei – necessaria all’Italia per adeguarsi alle nuove porzioni della storia mondiale – con una mentalità piccolo nazionalista che si esprimeva negli slogans: Corsica, Nizza, Savoia. Entrammo in una guerra che decideva della forma spirituale del continente, senza che la nostra classe dirigente comprendesse il significato storico, ideale, geopolitico della titanica lotta della Germania per il riordinamento dell’Europa. Entrammo in una guerra ideologica e continentale con un tascapane di patriottismo locale i cui orizzonti erano il Piave e il Grappa, e non il canale di Suez o i petroli irakeni. (…) Quei superpatriottici che rimproverano a Mussolini l’alleanza con la Germania, sono gli stessi che hanno atteso d’esser “liberati” dai marocchini. Ma i loro fondi firmati su quotidiani indipendenti ci rivelan soltanto un tenace servilismo nei confronti di Washington e una poco nobile nostalgia dei “liberatori”. In realtà, dopo l’8 settembre, in Italia non possono esservi più che patrioti russi e americani; o patrioti europei.

Una cultura per l’Europa – Adriano Romualdi

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