sabato 22 Marzo 2025

Del riarmo europeo

Su cui tutti straparlano a vanvera

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Chi dice che non intende dare una forza armata in mano alla von der Leyen ha ragione.

Anche se non sa che non potrà mai averla, perché non è la Commissione che può gestire una forza militare; non lo è neppure il Consiglio, cui partecipano i capi di governo e che sarebbe il luogo idoneo per gestirlo, perché non esiste possibilità di dotarci di una forza armata europea per via dei trattati.

È possibile aggirarli, e questo è un altro discorso, ma non è quello di cui si parla in questi giorni.

Chi dice che l’Europa sta imparando a sue spese a prendere le distanze dagli Stati Uniti, ha sia ragione che torto.

Ha ragione perché se ne è reso conto il capitale europeo, ha torto perché i politici stanno ancora vendendo fumo e in ordine sparso stanno accettando il passaggio imposto dagli USA: più investimenti nazionali dei membri europei Nato negli armamenti in Europa.
Che è quello di cui in realtà si sta parlando.


Di fatto, in prima battuta, più che autonomizzarci da Washington, sempre che ci si muova, continueremo ad assecondarla nei cambiamenti di prospettive internazionali che sono passati prima di questo nuovo riassetto su di una nuova guerra a noi che ci ha paralizzati. In prima battuta, non necessariamente in seconda.

Chi dice che il piano mastodontico di riarmo europeo è negativo perché gli stessi fondi andrebbero destinati a ospedali, scuole, assistenza sociale, medicine, è un superficialotto.

Non ha idea che la forza degli Stati Uniti è data dal Dollaro e dai satelliti, e che tutta la loro influenza, sia pur mediante un softpower di cui ad esempio i russi sono totalmente ignari, è dipesa dalla loro forza militare. Da quella nasce questa. Di conseguenza se diventassimo potenza militare saremmo in grado di migliorare – volendolo – il sociale e la sanità. Restando invece così come stiamo, lo andremo a estinguere progressivamente.

Chi dice che il riarmo si fa per difenderci dai russi, bara.
I russi hanno ampiamente dimostrato la loro incapacità bellica e quanto sia piccola la loro “potenza”. Non verranno qui, non perché non interessa loro, ma perché hanno perso in Afghanistan, hanno incontrato grosse difficoltà in Cecenia, hanno fatto ridere in Ucraìna.

Nella logica di Jalta continuano a svolgere il ruolo del catalizzatore pro Nato e del reparto celere della Mafia interPacifica, agli ordini americani.

Perciò, una volta riarmati, non combatteremo contro Mosca.

Ma se la minaccia del pupazzo di cartone servirà per armarci e per diventare forti, ben venga!

Chi dice che stiamo costruendo un esercito europeo, almeno per ora, equivoca o bara.

Forse accadrà, ma non ancora. Forse accadrà, servono dapprima le premesse legali e politiche, ma, soprattutto, una volontà che non si vede.

Il nostro riarmo può forse avvicinarci a quello stadio, anche se non è sicuro.

Eppure è bene se ci riarmiamo.

Lo è per i seguenti motivi.

Perché il riarmo crea potenziale e dal potenziale possono scaturire svolte politiche. Le città greche subordinate ad Atene se ne liberarono proprio nella Lega Delio-Attica. I prussiani si liberarono di Napoleone servendo proprio nell’esercito bonapartista.

Perché il riarmo ci fa tornare familiare il concetto vitale, reale, vivificatore, di guerra. Cioè riporta non soltanto nel nostro immaginario dei valori guerrieri, ma ci pone di nuovo in contatto con la realtà nuda, quella che cerchiamo di cancellare nel nostro vivacchiare virtuale che ha volutamente nascosto la morte e, quindi, ucciso la vita.

Perché il riarmo mette di fronte alle loro contraddizioni le istituzioni farraginose, traballanti e prive di centralità dell’Unione Europea e suggerisce la necessità di trasformarle in qualcosa di serio, ovvero di meno democratico e mercantile.

Infine perché, affinché questo riarmo si trasformi almeno parzialmente in forza europea, sarà necessario il ritorno al volontarismo armato, una sorta di garibaldinismo.

Un argomento che avremo tempo di sviluppare.

Il riarmo, quindi è molto positivo, ma per nessuna delle ragioni che gli si attribuiscono oggi. Ammesso che parta, cosa tutta da dimostrare, nel peggiore dei casi riporterà a una cultura virile e vitale e nel migliore dei casi si trasformerà in potenziale rivoluzionante proprio nei confronti della baracca che teoricamente dovrebbe puntellare.

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