giovedì 17 Luglio 2025

Delle insurrezioni popolari

Spiacente per chi ha il cervello in scatola e ci vuole chiudere anche il mondo

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In sociologia la si chiama “sottocultura”. Si tratta di quella “cultura” che caratterizza un gruppo chiuso, ghettizzato, che ha perso il rapporto con la realtà.

Quando questo ghetto è formato da boomer che prima di morire vorrebbero contare qualcosa, esso assume pure il sussiego di chi pretende di spiegare con complotti vari il proprio fallimento esistenziale, e lo allarga a tutti.

Nasce così la DEFORMAZIONE di una serie di criteri e canoni presi in prestito in modo rozzo e riduttivo.

La colpa di ogni cosa è di un rapace furbo e corruttore. Qualcuno che ti obbliga a non stampare la cartastraccia-valuta (basti pensare a Weimar o alla Cina primi Novecento per mettersi a ridere delle teorie addotte) o che impone alle masse i propri sentimenti.

Perfino l’antisemitismo è diventato da operetta, con tanto di ebrei tutti uniti e capaci di ogni risultato, degli autentici superuomini. Di questi antisemiti sghignazzerebbero Drumont e Céline.
Anche perché il loro mentale oggi è talmudico, così come il loro antiamericanismo è yankee, ma non lo sanno.

Così lo scenario internazionale è diventato la resistenza di non si sa chi alla macchina militare della Nato. Una realtà rovesciata, perché l’Alleanza Atlantica semmai è servita e servirà – se non ci sarà il “decoupling” tra le due sponde dell’Oceano – a impedire la nostra autonomia strategica e non certo a imporre l’imperialismo americano che già era saldo quando la istituì e che lo è anche negli altri quadranti mondiali dove tale alleanza non esiste.

I “resistenti”, oltre alla Cina, che è qualcosa di ben complesso nella sua rivalità cooperativa con l’Occidente, sarebbero tutti i capital/imperialisti falliti con i loro rigurgiti neosovietici, denazificatori, o con le proprie versioni oppressive della Charia. Sono i sistemi arretrati nel modello che imitano, i più vicini al sistema mafioso dei corleonesi che non a quello dei colletti bianchi.

“Resisterebbero” mentre si stanno scannando con altri players per la divisione del bottino e quasi sempre a tutto vantaggio americano. Ma si sa, come dice Gaber, il diavolo è stupido.

Chi si è aggrappato fermamente a questi dogmi riduttivi, trogloditi e vagamente mongoloidi, non coglie più la realtà, la vita. Milita fanaticamente in una bolla astratta dove nulla corrisponde a quel che è.

Così l’ennesimo fallimento gestionale russo (ne sono maestri da sempre) viene letto come un complotto dei cattivi (oggi che Trump è buono sono soprattutto i servizi inglesi) per minacciare Mosca.
Come se non fosse una cosa idiota darsi tanto disturbo per insidiare un regime che tiene congelate da sempre le energie umane e civili e che tanto è servito e serve a garantire gli equilibri a tenaglia in Europa.

Facciamo però finta che sia così. Che nel mondo Wasp siano così provincialotti da voler bastonare i corleonesi. Oppure diamo per buono – questo sì – che s’immischino in tutte le agitazioni per non perdere il controllo della situazione. Bene, quale imbecille – e sottolineo imbecille – può pretendere che un servizio segreto possa, non dico produrre un golpe, una congiura, un attentato, ma intere insurrezioni popolari e soprattutto mantenerle vive per mesi se non per anni?

Basta un minimo di esperienza di piazza per sapere perfettamente che i sentimenti popolari che perdurano sono radicati e nascono dall’esasperazione, non dalla speculazione.

Ucraìna, Georgia, Serbia: popoli in piazza a sfidare le sbirraglie anche quando sparano dai tetti. Questo è il dato. Vittoriosi a Kiev, sconfitti per ora a Tbilisi e combattivi a Belgrado in questo stesso momento.

Potete prendervela con i servizi inglesi, con la Nato, con i Rothschild, con Pantalone o con i marziani, ma il dato è incontrovertibile. L’oligarchia ancora di stampo sovietico (nel mentale, nel culturale, nel simbolico) è odiosa e i popoli le si ribellano contro.

Invecchiando e congelandosi i neuroni, qualcuno può essere passato sempre e comunque dalla parte degli aguzzini, ma noi dobbiamo stare con i popoli, soprattutto con i popoli europei.

E in quanto al ruolo inglese o americano, o anche di altri, quello di cui dobbiamo preoccuparci non è che aiutino questi popoli, ma che li sabotino come hanno sempre fatto in quello che è divenuto il regolare Tradimento dell’Occidente.

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