lunedì 14 Ottobre 2024

Diventerai un’app del tuo apple

iPhone 16

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Riscrivere una email per darle un tono più professionale ed eliminare gli errori di ortografia. Riassumere i contenuti di una lunga chat in poche righe. Generare immagini ed emoji totalmente personalizzate. Inquadrare qualcosa con la fotocamera e ricevere informazioni in tempo reale. Queste e molte altre sono le promesse di Apple Intelligence, l’insieme di funzioni che l’azienda di Tim Cook aveva anticipato a giugno e che saranno il cuore pulsante di iPhone 16, il primo in quel di Cupertino ad essere pensato con l’intelligenza artificiale al suo centro.

Una mossa che serve ad Apple per entrare di prepotenza in un segmento, quello degli smartphone con IA integrata, in cui Google e Samsung hanno giocato d’anticipo, proponendo modelli già dotati di funzioni avanzate, soprattutto in campo fotografico. Questi nuovi iPhone, come era facilmente prevedibile, presentano una lunga serie di migliorie hardware. A partire dal nuovo chip A18 che sta alla base di molte delle nuove funzionalità, grazie alla sua capacità di eseguire un numero maggiore di TOPS, cioè trilioni di operazioni al secondo, l’unità di misura che si utilizza per esprimere la potenza quando si parla di IA.

La scommessa del colosso californiano è che tutte queste novità possano funzionare in modalità “locale”, senza bisogno di passare dalla connessione al cloud. Ma anche in quel caso, promette Apple, saranno attivi dei server dedicati in grado di garantire la massima privacy, un altro dei punti saldi che da molti anni l’azienda continua a riproporre. Per generare e modificare testi e immagini, ad esempio, non servirà utilizzare servizi esterni o pagare abbonamenti: sulla carta iPhone 16 (ma non solo) sarà in grado di fare tutto internamente e in tempi rapidi. Con un piccolo appunto: le funzionalità testuali e i miglioramenti che riguardano l’assistente vocale Siri saranno disponibili al lancio solo in inglese, con altre lingue in arrivo nel 2025. Dell’italiano, al momento, non si hanno notizie.

L’altra innovazione, definita “visual intelligence”, è quella che incrocia la AI con la fotocamera. Non tanto per migliorare la qualità degli scatti, qualcosa che ormai tutti gli smartphone di fascia alta sanno fare, ma per utilizzare l’obiettivo dello smartphone come un occhio onnisciente. Anche grazie a un nuovo tasto, utile per scattare foto o registrare video con un solo tocco, così come per modificare lo zoom o l’esposizione senza dover staccare le dita dai bordi del telefono. Negli esempi di Apple, inquadrando l’insegna di un ristorante potremo salvare in automatico la sua posizione, gli orari di apertura e il numero di telefono; facendo lo stesso con il poster di un evento ci ritroveremo l’appuntamento in calendario e potremo arrivare facilmente all’acquisto dei biglietti; oppure, attraverso servizi “terzi” come Google o ChatGPT, fare domande su qualsiasi cosa finisca davanti alla fotocamera, per scoprire la razza di un cane o risolvere un problema di matematica.

Funzionalità innovative ma non esattamente inedite, visto che qualcosa di molto simile si era già visto con il sistema Lens di Google, che utilizza appunto la fotocamera come occhio “indagatore” su ciò che ci circonda, o nell’app di ChatGPT. Il vantaggio di Apple, come in passato, potrebbe essere quello di rendere tutto ciò facilmente accessibile ed integrato in un sistema operativo che gira su miliardi di dispositivi, con sempre meno ostacoli nel passaggio da mobile a desktop.

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