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Divorzio all’Europea

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Usa e Ue sempre più separati in casa. Malgrado Biden

L’elezione di Biden, pur da confermare, ha sollevato parecchie domande in alcune persone.
In diversi che avevano seguito con favore il processo di crescita europea, determinato in buona parte dall’atteggiamento di rottura di Trump, si chiedono ora se un’amministrazione democratica, più soave nell’approccio con la Ue, non ne segnerà la fine e non comporterà la sottomissione rinnovata a Washington e New York.

La posizione degli atlantisti tedeschi
Il timore sembra trovare conferma nello scontro dialettico tra Macron, fautore di un eurogollismo indipendente, e il ministro tedesco della difesa, Annegret Kramp-Karenbauer che aveva precedentemente tenuto toni fortemente atlantisti, contrastanti comunque con quelli della sua Cancelliera.
Ma sono proprio i discorsi degli atlantisti tedeschi che fugano in parte questo timore. L’ala più filo-americana, che trova una forte espressione nel Frankfurter Allgemeine, insiste in particolare sull’interesse statunitense a cooperare con un’Europa che deve “fare di più per la sua sicurezza”. “Il nuovo centro di gravità degli interessi e delle sfide Usa è in Asia” e pertanto, alleandosi con gli Usa in Asia “gli europei devono creare le condizioni materiali e politiche per porsi su un piano di parità”.
Stiamo parlando, si noti bene, del partito atlantista. Che anche di lì venga riscritta la loro dottrina sull’allineamento ad un auspicio di parità è significativo.
Attesta le difficoltà di resettare le posizioni in uno scenario in cui l’Europa, e in particolare la Germania, sono in competizione oggettiva con gli Stati Uniti. D’altronde proprio la Germania ha dettato delle linee di azione sul Pacifico e di relazione con la Cina che gli stessi atlantisti tedeschi non possono ignorare perché sono di vitale interesse per la propria economia.

Ci sono posizioni molto più interessanti
L’ex cancelliere Schröder, su Handelsblatt insiste sull’autonomia europea, rivendica la sua scelta di opposizione all’intervento in Iraq nel 2003 con il ruolo che Berlino e Parigi tennero in quel frangente, fino a stringere una quasi alleanza con Mosca. E va in una direzione che non piacerà troppo ai falchi Nato.“Se vediamo la Cina anzitutto come un rivale, come ha fatto Trump, falliremo.  Abbiamo bisogno della Cina per mantenere viva l’economia mondiale e per affrontare le sfide globali”.
Affonda ancor di più: “La Germania ha beneficiato della partnership con gli Usa, soprattutto durante la Guerra Fredda, e ha accettato il paternalismo e le pretese del partner perché gli Usa garantivano la sua libertà e indipendenza, e hanno rispettato la volontà dei sue Stati tedeschi di riunirsi. Ma quei tempi sono passati. L’Occidente e anche l’Alleanza transatlantica per come la conoscevamo, è storia”.

Inevitabile
Comparando le posizioni ne ricaviamo la conferma di quanto si era già compreso: le condizioni oggettive sono tali che l’Europa potrà forse essere sabotata “sovranisticamente” dal suo interno, ma altrimenti non potrà non emanciparsi progressivamente dagli americani. In particolare dopo la benedizione della Brexit.

Noi fingemmo di aver vinto e gli altri invece si riscattarono
In Italia questo è difficile da comprendere. Tra gli sconfitti della guerra mondiale solo noi, che abbiamo perfino fatto finta di averla vinta, abbiamo inteso il rapporto con gli Usa come un continuo Piano Marshall e ci siamo comportati da servi accattoni. Giapponesi e tedeschi invece hanno operato per riscattarsi, e non hanno dimenticato assolutamente nulla. Negli anni novanta, carichi di eroina in direzione Stati Uniti viaggiavano su aerei che facevano scalo a Tokyo. I giapponesi, rigorosi come nessuno, non perquisirono però mai quei velivoli (fonte Le Monde Diplomatique): un modo come un altro per ricordare Hiroshima e Nagasaki.
Ultimamente, nel contenzioso Usa-Cina, il Giappone ha colto l’occasione per il riarmo e per modificare la Costituzione. Ma, non appena andato a dama, ha voltato le spalle alla contrapposizione voluta da Trump ed ha addirittura firmato un trattato commerciale in controsenso.
Infine ha apprezzato la proposta tedesca di gestione multipolare dello Stretto di Malacca, piuttosto che l’alleanza Quad (con India, Usa e Australia) voluta da Washington in ottica bipolare.

L’atlantismo per i tedeschi
I tedeschi dal canto loro hanno utilizzato l’atlantismo per ricostruirsi, per riunificarsi e per proiettarsi nuovamente da protagonisti sullo scenario mondiale.
I nostri atlantisti sono servili, o mafiosi, o complessati, o sciuscià.
In Germania l’atlantismo fu soprattutto l’ombrello sotto cui lavorare per rinascere.
Alla Deutsche Gesellschaft für Aüswertge Politik, che fu lo stato maggiore dell’atlantismo tedesco, appertennero Adenauer e Kohl.
Il primo fu oggetto di complotti omicidi, insieme con De Gaulle, da parte dei falchi americani, il secondo è l’uomo che ha unificato la Germania.
Alla stessa organizzazione appartiene Wolfgang Schäuble, ex luogotenente di Kohl, e teorico della “Dottrina di Reciprocità” che vorrebbe che solo l’Europa possa decidere sull’Europa e sulle sue zone d’influenza.
L’atlantismo ormai va loro stretto e non hanno eccessivo pudore nel dichiararlo.

Il significato delle parole
Che siano liberali, capitalisti, usurai, è un altro conto.
Lo sappiamo. Come sappiamo che oggi questo vale ovunque e per tutti; al massimo si troverà altrove meno attenzione sociale.
Il sistema socioeconomico e soprattutto culturale di tutta Europa (non solo della Ue, ma di tutte le sue singole componenti prese isolatamente e anche di quelle che della Ue non fanno parte o che le sono ostili) è sicuramente da rivoluzionare. In questo argomento specifico però parliamo di dignità, di volontà di potenza e d’indipendenza.
Parole che non hanno più significato in italiano, ma in altre lingue talvolta suonano ancora.

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