Non marceremo con la storia così come la intendi tu
Ogni vigilia di 25 aprile che si rispetti, Claudio Magris chiama doverosamente i suoi lettori a raccolta per la predica resistenziale sui valori(?) in pericolo.
Oggi mette in guardia dai “liquami che salgono dalle fognature” di Arcore, ci sprona a resistere (a quel fascista di Berlusconi) perché “non tutto è perduto, c’è un’altra Italia possibile rispetto a quella che oggi subiamo”.
Magris, che paventa l’homo italicus attuale come “stadio ultimo” di un’orrida mutazione antropologica, non perde le speranze.
E le speranze non bisogna perderle sicuro, perché cresce in Italia una gioventù di uomini antitetici ai resistenti di Magris. Uomini di razza, razzisti nei confronti della stanca retorica neopartigiana, la sua -dotta e impegnata- e quella più rozza dei suoi alleati.
Gli stessi che depongono corone, in quelle alture carsiche evidentemente poco esplorate dall’intellettuale(?) triestino, in onore ai liberatori titini.
Che, per citare il partigiano Claudio, fanno confusione quando chiedi quali siano stati gli eroismi e quali i misfatti dei resistenti.
E dicono che sia stato atto di coraggio l’8 settembre, atto eroico Via Rasella, atto di scarso rilievo (e comprensibile, in guerra) Basovizza, atti di prevedibile vendetta gli eccidi di bambini, e gli stupri di massa dei democratici in stella rossa.
Magris avverte di non dormire, il nemico ti ascolta, e quel nemico oggi può nuovamente essere battuto.
Ma che stia tranquillo, suvvia! Il nemico non lo ascolta, lo legge pigramente intento ad altre ben più urgenti necessità mattutine.
E stia quieto, perché c’è chi non si rassegna. Ai pecoroni del “menomale che Silvio c’è” ma nemmeno agli imbecilli che in quella lontana giornata di anni fa inscenarono, dietro suo suggerimento, la cagnara a Trieste per inveire contro gli ultimi Valorosi, i francesi che diedero il sangue per l’Europa.
Dorma sogni tranquilli, Magris. C’è una gioventù che resiste davvero, ed ha “la capacità di respingere la tentazione di ‘marciare con la storia’ ” scritta negli ultimi 65 anni. Dai suoi affini.