mercoledì 23 Aprile 2025

Dottore, con i soldi di papà.

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A Roma lauree comprate; una pratica sempre più di moda in una cultura frettolosa e superficiale, moralista ma mai etica. Sessant’anni di antifascismo si sentono eccome.

Diventare dentisti? Costava 400 milioni di vecchie lire. Tanto
hanno speso decine di aspiranti professionisti che, attraverso un paio di società, hanno acquistato una laurea in odontoiatria corrompendo docenti e funzionari dell’ Università di Roma. Lo ha accertato un’ inchiesta dei carabinieri del Nas che ieri ha portato a 41 perquisizioni in tutta Italia.

Quindici professori titolari di cattedre a «La Sapienza» (facoltà di medicina e chirurgia) e «Roma III» (scienze della formazione) sono stati indagati e in alcuni casi sospesi. I militari hanno visitato studi medici e case private a Torino, Milano, Roma, Napoli, Catania, Alessandria, Cuneo, Bergamo, Como, Biella, Treviso, Pordenone, Pesaro, Urbino, Forlì, Cesena, Massa, Carrara, Perugia e Benevento, prelevando anche della documentazione all’ ateneo di Catania. «Le università non sono corresponsabili degli episodi delittuosi», ha
precisato il colonnello Leopoldo Maria Dè Filippi, comandante
del gruppo antisofisticazioni di Milano.

Coordinata dalla procura di Torino e svolta in massima parte dai carabinieri del Nas di Cremona, l’inchiesta, che in totale conta finora 99 indagati, tra professori, sedicenti dentisti, funzionari, ha portato alla luce un vero e proprio mercato delle lauree e dei diplomi facili gestito dal Gruppo Lange, una società di orientamento ai corsi universitari con sede a Grugliasco (Torino), e dal romano Ispeu, per cui tramite gli studenti cominciavano il loro percorso accademico.

L’ aspirante dottore (una sessantina gli «odontoiatri» coinvolti, molti dei quali hanno già dovuto chiudere lo studio) veniva guidato passo dopo passo verso la fine del corso: preparavano i verbali per esami che non aveva mai sostenuto, e per quelli che doveva affrontare gli spifferavano in anticipo le domande. Arrivavano anche a confezionargli la tesi. C’era il tariffario: medicina legale costava tremila euro, chimica quattromila. I docenti e gli impiegati amministrativi venivano ricompensati con uno stipendio mensile (mille euro) o con mance e regali: un ex preside di sociologia avrebbe ottenuto un viaggio premio a Los Angeles.

Per pianificare l’imbroglio i protagonisti si incontravano nei grandi alberghi della capitale, oppure parlavano tra loro al telefono servendosi di un linguaggio in codice: «Libri» o «Volumi» erano i termini usati – secondo gli investigatori – per mettere a punto le commissioni d’esame, le domande, l’organizzazione di master.

Il primo atto dell’ inchiesta risale allo scorso luglio, con l’ arresto di Carmine Langellotti, responsabile del Gruppo Lange e di altre dieci persone. Si era scoperto che la società rilasciava falsi attestati di igienista dentale e reclutava i futuri «dottori» (qualcuno risultato addirittura in buona fede) facendo figurare che avessero ottenuto delle lauree in paesi stranieri come la Svezia, la Costa d’Avorio, la
Jugoslavia. Poi, per fargli ottenere il titolo di odontoiatra, li passava all’Ispeu, che si avvaleva di misteriosi personaggi che frequentavano i corridoi delle università per contattare il personale.

I carabinieri hanno accertato che uno studente, iscritto al sesto anno di medicina a «La Sapienza» grazie a un fittizio «percorso universitario» svolto nella balcanica Nis, non aveva nemmeno il diploma di scuola media superiore.

Tra i docenti che compaiono nell’ inchiesta figurano Gianna Marrone (Roma III), Paolo De Nardis, Maria Antonietta Ruggiero, Carlo Mancini e Susanna Agostani (La Sapienza); ci sono anche due medici dl Policlinico Umberto I.

Il pm Anna Maria Baldelli procede per associazione per delinquere, corruzione, truffa, ricettazione, falso e millantato credito.

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