C’era una volta la Dolce Vita. Oggi non c’è più. É l’oblio, l’andamento lento, la rilassatezza e quello stordimento che solo la droga leggera riesce a dare a chi nella vita lo stress lo fa venire agli altri meditando manovre e tassazioni, la nuova tendenza di Roma: secondo i dati del Viminale, è la Capitale è la città in cui si consumano la metà degli spinelli di tutta Italia. E se Milano della moda riversa nelle fogne quantità industriali di cocaina, nella città del potere la droga si fuma. Non solo. Cresce, e vertiginosamente, l’ultima frontiera dello sballo. E visto che anche nella droga vigono le regole del marketing, qualcuno si è pregiato di dargli persino un nome affascinate: dream flower. Ma è roba da giovani.
Vicino ai palazzi del potere e della kasta, all’ombra della culla del cattolicesimo in soli sei mesi i romani si sono fumati quantità industriali di marja e hashish, confezionate in quelle che, dalla zona franca del quartiere San Lorenzo, sino ai nobilissimi piani alti dei Parioli si chiamano comunque “bombe”. I più addentro al meccanismo usano linguaggi esoterici: “Fanne una e falla girà”. E via così il Dream a Roma diventa “er fiore”, una miscela di semi che fa volare. Forse anche dai parapetti dei lungotevere.
La regola è sempre la stessa: per ogni grammo sequestrato, un altro finisce dalle tasche degli spacciatori a quelle dei consumatori. Solo nel mese di luglio in città sono stati sottratti al consumo 800 kg di cannabis: esattamente 787,210 Kg di marijuana e 5,379 di hashish. Numeri vertiginosi, che corrispondono a oltre la metà dei sequestri di cannabis (circa 1.577 Kg) effettuati in tutta Italia nello stesso mese. I dati ancora inediti, che Affaritaliani.it pubblica in anteprima, provengono dalla Direzione anti-droga del Viminale.
A questi numeri vanno aggiunti i sequestri di eroina (13,992 Kg), cocaina (10,362 Kg), piante di canapa indiana (159) provenienti da coltivazioni illegali fai-da-te. Nella capitale, sempre a luglio, sono state arrestate dalla polizia 224 persone implicate nel traffico di stupefacenti. E denunciati a piede libero altri 46 pusher, fra cui 5 minori. E all’appello stanno per aggiungersi i dati di agosto, mese nel quale l’attività di carabinieri e Polizia sul fronte dello spaccio della droga è stata martellante.
Il quadro non è dei più rassicuranti, insomma, visto che solitamente i sequestri vanno di pari passo con i consumi. Ma il mercato illegale nella capitale non è solo cocaina e cannabis. La nuova frontiera dello sballo si chiama Dream Flower. In città tocca punte-record del 70% di consumi fra le droghe leggere. Si tratta di semi di una varietà di piante tropicali, – Morning Glory, Hawaian Baby Woodrose, – che contengono alcaloidi in tutto simili all’Lsd. I semi sono ufficialmente venduti per essere piantati e non ingeriti. Sulla confezione della Hawaian Baby si legge che “germoglierà una bellissima pianta dai fiori bianchi e blu”. Ma sotto, scritto in piccolo: “Se ingeriti, i semi possono provocare allucinazioni”. Fra gli alcaloidi contenuti nella pianta c’è anche l’ammide dell’acido lisergico, in sigla Lsa. Una droga a tutti gli effetti. Con l’alcol, l’effetto può essere devastante. Le bustine provengono prevalentemente da Spagna, Olanda, Nepal. Sono facili da trovare su internet, facili da acquistare con Pay Pal. La merce arriva in 2 giorni in un pacchetto di non più di 10 cm.
Un traffico difficile da contrastare. Ben 120 siti internet, denuncia l’Osservatorio anti-droga dell’Unione Europea, mettono in commercio on-line nel Vecchio Continente droghe sintetiche e semi di piante allucinogene. Con server al sicuro, nei paradisi della droga.
I semi di Dream Flower si trovano facilmente anche negli smart drugs, piccoli negozi al consumo diffusi in molte grandi città italiane. Dentro si vendono articoli per fumatori, deodoranti, erbe, profumi. E soprattutto semi di piante tropicali. Questi ultimi non contengono mai più del 5% di Thc, il principio attivo della cannabis, e quindi in base alla normativa in vigore sono perfettamente “legali”.
Difficile per le forze dell’ordine intervenire. A Roma la nuova droga sta soppiantando ecstasy e canapa indiana. Fra i giovani, secondo un’indagine della onlus A.I.D.A. dello psicologo Stefano Benemeglio, i semi di Dream Flower rappresentano oggi il 70,3% dei consumi di droga leggera. Nella Capitale la concentrazione degli smart drugs è la più alta d’Italia: il 10,26% del totale. Il mercato, insomma, nella Città Eterna “tira” alla grande. Con i semi di queste piante si fa di tutto: bevande ad alta gradazione energetica che “sballano” per 12 ore di seguito; gomme da masticare dall’effetto allucinogeno; biscotti surrogati della cannabis. Gli effetti? Soprattutto l’alterazione dell’io. “Qualcuno ha cercato di lanciarsi nel vuoto, credendo di poter volare” raccontano.
Claudio Roma e Marcello Viaggio