Estrema destra e estrema sinistra manifestano a Roma. Contemporaneamente. Gli uni contro gli altri. E due piazze per qualche ora si tingono di colori diversi: il nero a piazza della Repubblica, il rosso a piazza SS. Apostoli, a due passi dal celebre balcone di palazzo Venezia.
La piazza della destra. “Giovinezza al potere e amor di patria”. Blocco studentesco rivendica entrambe le cose. Due principi del passato da rivendere nel presente. Dopo le lunghe polemiche, gli studenti di estrema destra che fanno riferimenrto a CasaPound, hanno avuto la loro manifestazione nazionale in piazza della Repubblica. Dal Trentino, dall’Emilia Romagna, da Palermo e dalla capitale tutti schierati dietro striscioni e bandiere tricolore. Una manifestazione per rilanciare la campagna elettorale studentesca: il 12 e 13 maggio, infatti, si combatterà la partita “decisiva” con le elezioni universitarie. Un passaggio politico indispensabile per cominciare a farsi sentire con e contro la riforma del ministro Gelmini.
Tutti si danno da fare. Due ragazze, bionde e belle, sono indaffaratissime. Hanno organizzato ogni particolare: tengono banco distribuendo adesivi, rassegne stampa, il riepilogo degli scontri tra “rossi” e “neri”. E poi “spingono” i candidati alle elezioni universitarie.
I più giovani, membri di Blocco studentesco scuola, sono tutti molto simili: capelli corti e scarpe da ginnastica bianchissime e distribuiscono magliette con il loro logo. Rosse, verdi, nere. Girano qui e li consegnando ai “camerati” materiale e volantini elettorali con i nomi dei candidati.
Dalla stazione Termini poi arrivano senza tregua nuovi manifestanti. Tutti rigorosamente vestiti di nero ma “belli come il sole”, dicono di loro stessi. Costruiscono blocchi di 10-20 persone che marciano con regolarità. Poi si incontrano e scambiano l’antico saluto romano: stringendo l’avambraccio del compagno. Quasi in fila per due si riversano in piazza della Repubblica sventolando le loro bandiere di guerra: il fulmine cerchiato. “Il simbolo dell’energia in un cerchio che rappresenta la comunità”, spiega Francesco Polacchi responsabile di Blocco studentesco Italia e candidato al Consiglio nazionale degli studenti universitari.
La musica si ferma e cominciano gli interventi dal palco, allestito per l’occasione. Salgono, uno ad uno, i candidati alle elezioni universitarie. Parla Omero Colacicchi, parla Edoardo Raimondi candidato al Consiglio degli studenti di Romatre. Poi prende la parola anche Alberto Palladino, candidato al Senato accademico. Circondato da bandiere tricolore ricorda gli scontri avvenuti giorni fa nell’Ateneo e attacca duramente il preside Fabiani. Parole forti, accompagnate da applausi e slogan dei presenti.
Si dichiarano dei combattenti, i giovani di CasaPound e accusano la questura di sottostare ai ricatti di chi voleva impedirgli di manifestare ma giurano di non demordere: “Siamo guerrieri, noi. Vogliamo una patria sola. Che vada dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. E che comprenda la Dalmazia, l’Istria e Fiume”. Scrosciano applausi da ogni dove. E impazzano quando sul palco sale lui, il leader: Francesco Polacchi. Che si rivolge all’altra piazza, quella della contromanifestazione della sinistra e insulta “i loro nonni partigiani”. Poi parla alla Lega: “Ci sono rimasto male per quelli del governo che dicono di non voler partecipare all’Unità d’Italia. La patria è una sola e tale deve rimanere”. E si rivolge anche al Pdl: “Ringraziamo e diamo atto a 33 deputati per aver firmato l’appello a nostro favore: ringraziamo Flavia Perina, Enzo Raisi, Ugo Cassone e Luca Gremazio, due consiglieri comunali di Roma. Questo – conclude – per dimostrare che quando si fa qualcosa di buono noi lo riconosciamo”.
Ma c’è dell’altro. Polacchi spiega che “la sinistra va contro il governo a prescindere. Noi no. Se il Pd dovesse dire: ‘Approviamo il vostro programma sulla scuola’, noi lavoreremmo con loro. Certo – ammette il leader di Blocco studentesco – qualcosa di strano ci sarebbe…”.
In Piazza della Repubblica si vedono soprattutto i giovanissimi. Gli adulti preferiscono rimanere nell’ombra ma non esitano a farsi fotografare con alle spalle un manifesto: “Diciassette anni per tutta la vita”. Tutti sorridenti e con il braccio destro teso. Gianluca Iannone, leader di CasaPound, percorre su e giù la piazza. Sembra soddisfatto: “Blocco studentesco è il primo movimento di Roma e provincia. Noi abbiamo qualcosa da dire. Chiediamo ad il testo unico nelle scuole e portiamo avanti una iniziativa per l’energia solare in tutti gli istituti”. L’ultra-destra dovrebbe riuscire a portare a casa un eletto in Cnsu con circa 4000 voti. Ma ai collettivi di sinistra e alla lista “Recall” non interessa poi tanto. “Quelle del Consiglio nazionale degli studenti non sono elezioni importanti. Quello è un organo consultivo. Noi vogliamo il Senato accademico”.
La piazza rossa. A pochi chilometri di distanza, a piazza SS. Apostoli, a due passi da piazza Venezia, la protesta si tinge di altri colori e altre musiche. Contro Blocco studentesco, studenti, rappresentanti dei centri sociali e dei partiti della sinistra hanno organizzato un “contro” sit-in. Si parla di “nuove resistenze”, si legge il Manifesto. I ragazzi, seduti per terra, portano sciarpe colorate e girano sigarette con il tabacco. E, rispetto a quella suonata in piazza della Repubblica, anche la musica è un’altra. E’ nostalgica: “Bandiera rossa”, “Bella ciao”. Il confronto-scontro tra le due piazze è netto ma resta a distanza.
I gruppi comunicano solo a suon di striscioni: “Dall’università ai quartieri fuori i fascisti di oggi e di ieri”, “Siamo tutti antifascisti”, “Camerata basco nero il tuo posto è al cimitero”. Due quadri diversi, due popoli contrapposti. Ma con idee quasi simili. I “neri” parlano di mutuo sociale, vogliono abolire dell’art 16 della legge 133, parlano di assistenza alle donne, di scuola e di università pubbliche. E anche i collettivi di sinistra. Ma la guerra resta: “Ci hanno rubato le idee”, dice Simona, di Scienze Politiche di Roma Tre.
Sono fascisti i giovani di CasaPound. Lo ammettono senza peli sulla lingua e lo rivendicano. “Noi siamo contro il fascismo e per la libertà. Tutti possono dire la loro ma è la Costituzione stessa a rinnegarli. Come può essere che la sinistra permetta tutto questo?”, chiede Luciano, storico studente di Roma Tre. “Non sono mai riusciti a rivalutare il fascismo – ribatte la piazza dell’ultra-destra – Noi con il comunismo l’abbiamo fatto. Loro continuano con la ‘damnatio memoriae'”. E a chi li accusa di essere violenti, risponde Polacchi, che non si scompone: “Forse un giorno la supereremo”, dice.
A Piazza Sant’Apostoli la manifestazione è finita. Si gioisce per essere riusciti a fermare il corteo dei “fasci” ma si condanna il gesto dell'”altra” sinistra, da Sansonetti a Colombo, per aver lanciato l’appello a favore del sit-in: “Questa proprio non dovevano farla”.