Ma voi lo sapete quanti sono duecento chilometri quadrati? Lo sapete davvero o vi lasciate prendere in giro?
Ritorniamo un istante sulla guerra all’Europa.
L’altro giorno affermavo che ambo i contendenti sono ansiosi di vedere cosa farà Trump perché non possono continuare il loro sforzo in eterno.
I russi, in particolare, hanno l’imperativo di apparire vincitori entro marzo per potersi sedere al tavolo delle trattative senza cedere nulla e, per questo, raddoppieranno lo sforzo bellico ma soprattutto quadruplicheranno quello di condizionamento psicologico.
Essi non hanno mai da temere davvero dagli americani, loro burattinai e foraggiatori da sempre, ma una cosa è quando c’è un’Amministrazione democratica, sempre dedita a Jalta e alla complicità della guerra fredda, un’altra quando siedono i repubblicani che non concedono loro granché. Si noti che durante il quadriennio di Trump i russi avevano praticamente smesso di fare i gradassi con l’Ucraìna.
Ora però è una diversa Amministrazione, che non si sa se si può definire davvero repubblicana e resta da vedere come si comporterà.
Nell’incognita russi, filorussi, “pacifisti” e gladiatori alzano la voce e creano psicosi per avanzare un po’.
Ieri al tg hanno affermato che negli ultimi sette mesi hanno conquistato duecento chilometri quadrati di territorio. Detto così fa impressione: a patto di non avere un briciolo di spirito critico e un’infarinatura di matematica delle elementari. Perché significa una progressione di tredici chilometri e qualche metro in un fazzoletto di fronte. E, nell’ultima offensiva, sarebbe di meno di tre chilometri!
Peraltro la guerra non si vince o si perde necessariamente con il terreno conquistato, basti pensare ai collassi. russo dapprima e degli Imperi Centrali poi, nel 1917 e 1918.
Questa guerra si combatte, da ambo le parti, sul logorio materiale e morale del nemico.
Manturov, il vicepremier russo (russo, si badi!) ha denunciato due mesi fa una situazione problematica in quanto, malgrado l’assunzione di seicentomila lavoratori nel comparto industrial-militare, a suo avviso ci vorranno 3 o 4 anni per ricreare le riserve distrutte dagli ucraìni, i quali intanto continuano a distruggerle. I russi fanno altrettanto, ma la macchina ucraìna ed europea è molto più rapida nel ricostruire.
L’avanzata ucraìna in Russia nella zona di Karkov non aveva obiettivi di conquiste territoriali, ma psicologici e tattici. Infatti i soldati europei sono riusciti a prendere sotto tiro le strade di rifornimento per le truppe in Donbass, costringendo Mosca a giri più tortuosi e a tempi infinitamente più lunghi per le consegne.
Mosca e Kiev si sfidano nella distruzione delle infrastrutture ma questa è una partita che vede la Russia più debole perché meno efficace nelle ricostruzioni.
Quello che può creare il collasso ucraìno è, in caso, la carenza di uomini da mandare al fronte rispetto ai russi.
I russi però hanno un logistico raccapricciante e peraltro, secondo alcuni analisti militari, le sanzioni li avrebbero privati di pezzi essenziali per il corretto funzionamento dell’artiglieria – ovvero della loro arma più forte – che potrebbe essere ridotta di volume e di precisione di qui a sette, otto mesi.
Comunque vadano le cose, non ci sono molti osservatori che diano a Kiev o a Mosca la possibilità di proseguire la guerra oltre l’autunno 2025. E mi torna in mente la profezia inglese all’indomani dell’invasione russa: la guerra durerà tre anni!
Resta da vedere come finirà, se con il collasso totale di uno dei due nemici – e stabilire chi ha più probabilità di crollo non può essere che un pregiudizio fondato sull’ignoranza – o con una spartizione.
Intendevo solamente ribadire quello che ho scritto qualche giorno fa e che finora è stato confermato dalla propaganda e dai media. Se anche i russi sfondassero domani in Donbass e avanzassero davvero di chilometri e chilometri, questo non cambierebbe nulla nel fatto che la propaganda, allarmistica o trionfalistica a seconda dei punti di vista, si sia data da fare come si era previsto.
La propaganda di guerra con la guerra c’entra sempre di meno. Fra quello che non sa e quello che tace, è sempre deviante.
Nel quattordicesimo mese della campagna di pulizia etnica di Nethanyau, ieri è stata data la notizia della “tregua raggiunta tra Israele ed Hezbollah”.
Questa contiene l’impegno di Tel Aviv a ritirare le truppe dal Libano del Sud entro due mesi e impedisce di fatto l’annessione della Cisgiordania. Per Tel Aviv è uno scacco subito.
I media non hanno seguito la campagna bellica, che, su terra, di fronte a forze organizzate, ha visto un’altra volta gli israeliani perdere lo scontro.
Non sappiamo se la propaganda avversa, che parla di ben 60 carri armati distrutti, possa essere presa in considerazione seriamente. Ma, anche se la ridimensioniamo di parecchio, il dato è chiarissimo. Gli israeliani sono al top nelle eccellenze, tra le quali la satellitare, quella dell’intelligence (quindi non ci prendano in giro sul 7 ottobre 2023) ma non sono mai stati il massimo in campo aperto.
Morale della favola:
tra asserviti, ignoranti e cagasotto che commentano, non ci si può fidare delle informazioni dei media che, per mancanza di spina dorsale e per servilismo – o per pavore – dipingono come invincibile chi non lo è. Che si tratti di Israele o della Russia poco ci cale.
Questi banalizzatori ignoranti, che nulla sanno di armamenti e strategie e sono proni davanti ai colossi, ignorano sempre il fattore umano che è particolarmente importante quando si difende la propria terra dagli invasori. Come stanno dimostrando ucraìni e libanesi.