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E’ nella scia

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“Eventuali spinte separatiste o autonomiste vanno respinte e il Parlamento deve ‘vigilare’ affinché la riforma federale dello Stato non comporti discriminazioni fra diversi territori”. Questo il passaggio politicamente più significativo contenuto nella “lectio magistralis” del presidente della Camera Gianfranco Fini all’Università di Firenze, tema “Parlamento, federalismo e unità nazionale”. “Nord e sud non possono che crescere insieme”. Il Parlamento “mentre si confronta sul federalismo fiscale e ricorda doverosamente i 150 anni dell’unità d’Italia, sono certo che saprà farsi garante di questo obiettivo”.
Autonomie, non contrapposizioni. Per Fini, unità e sistema delle autonomie “non possono essere viste in contrapposizione” ma come “piena realizzazione del disegno pluralistico della democrazia previsto dalla Costituente e che trovò applicazione nella Costituzione repubblicana. Le caratteristiche dell’italianità nascono dalla pluralità di territori che caratterizzano l’identità nazionale. Questa pluralità è un patrimonio unico in Europa e nel mondo e se non scade nel localismo è arricchimento, che fa dell’italianità un patrimonio inestimabile”.
Federalismo, cittadini più vicini. Il federalismo “è la migliore modalità per procedere alla revisione dell’ordinamento statuale”, secondo un principio per cui “le società non solo governate solo dall’alto, ma è un modo per cui le istituzioni, dal basso, si avvicinano ai cittadini. La diffusione sul territorio di centri di responsabilità politica consente ai cittadini di avvicinarsi alle istituzioni, riducendo le distanze. Servono però misure idonee per favorire il controllo da parte degli amministrati”.
Parlamento, sede dell’unità nazionale. Per Fini, l’unità del paese, anche in regime di federalismo, continua a esprimersi in Parlamento. Un luogo, dice il presidente della Camera, “dove non si marginalizzano differenze e confronti, ma avviene un dibattito libero e ampio”. “In Parlamento non è un caso che in questo periodo si incrocino i preparativi per i 150 anni dell’Unità d’Italia e la riforma federalista. Il federalismo può di certo configurarsi come un assetto dei poteri, per valorizzare e salvaguardare le autonomie locali e allo stesso tempo salvaguardare l’unità dello Stato”.
L’Italia dei Comuni. Per Fini, esistono ragioni storiche per individuare in Italia un federalismo basato su identità municipali che regionali. “Nel nostro paese esistono più livelli di governo territoriale spesso ci si chiede se il nostro sia più un federalismo regionale o municipale. Osservando la storia del nostro paese, mi sembra che la risposta possa riferirsi a quest’ultimo caso”.
Cavour immune da cesarismo. Quando Fini ricorda Cavour, “il più grande artefice dell’unificazione italiana”, sembra inviare un messaggio a chi vorrebbe dotare la leadership di governo di un’investitura popolare che andasse a scapito delle prerogative del Parlamento. Cavour fu “sempre immune dal cesarismo – dice infatti Fini parlando dello statista piemontese -. Tenne sempre in grande considerazione il ruolo del Parlamento, tanto da affermare che la sola rappresentazione del popolo si trova in questa Camera”.
Berlusconi a Vespa: “No elezioni anticipate”. Da parte sua, Silvio Berlusconi spiega a Bruno Vespa, nelle anticipazioni tratte da “Nel segno del Cavaliere”, il nuovo libro del giornalista, che i contrasti con Fini avranno ripercussioni sul governo e sulla legislatura pari a “zero”. “Non c’è nessuna possibilità che si vada alle elezioni anticipate – dice il capo del governo e leader del Pdl -. Abbiamo un preciso obbligo con tutti gli italiani: realizzare le riforme che abbiamo promesso. Come è nostra abitudine, manterremo la parola. Eventuali subordinate non esistono, perché non esistono riforme al ribasso o dimezzate”. Alla domanda sul perché della “guerriglia” con Fini in seno al Pdl, Berlusconi spiega: “Quello che è accaduto dopo le elezioni regionali non ha alcuna attinenza con quanto le ho appena detto. Nessuno dei temi evocati da Fini è mai stato proposto nelle nostre riunioni, né portato in discussione nell’Ufficio di presidenza, né comunicato a me come presidente del Popolo della Libertà né ai tre coordinatori nazionali.

Monsieur le charognard.

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