martedì 8 Ottobre 2024

Europa e Rivoluzione di fronte alla trappola russa

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I preconcetti dell’ignavia antagonista hanno fatto dei danni enromi che vanno riparati al più presto visto che l’occasione storica è notevole

 

La Ue ha responsabilità sulla guerra in Ucraìna?
Prima di rispondere a questa domanda che mi viene rivolta sovente ho ritenuto opportuno ricapitolare alcuni concetti fondamentali.

Il mondo è intereconnesso
Il che non significa che sia universalmente uguale come modello di sviluppo (globalizzazione); è profondamente intrecciato.
Ideologicamente e culturalmente il sistema mondiale varia ben poco: è mercantile, capitalista, materialista e internazionalista, con diverse modulazioni di espressione, tutte dovute al grado di sviluppo del medesimo sistema.
Per esempio la retorica russa è più rozza – e apparentemente più virile – di quella occidentale ma solo perché il suo sistema, oligarchico, capitalista, mafioso, classista quanto e più degli altri, è in ritardo di sviluppo rispetto a quello dominante. Cionodimeno la corruzione dei costumi ed esistenziale è perfino superiore a quella di quell’Occidente che sfida a parole ma da cui dipende pesantemente.
Peraltro l’iperclasse mondiale è associata. Bin Laden era socio – dicasi socio – di Bush; Putin, Biden ed Erdogan guadagnano su imprese comuni legate ai gasdotti.
Le grandi fortune degli oligarchi russi si trovano in Occidente e negli Stati Uniti.
La minaccia russa è sempre servita a incasellare i satelliti americani nella Nato che non è mai servita per combattere né per minacciare i russi, i quali (finanziati costantemente dagli Usa) usarono e continuano a usare la loro “minaccia” per inquadrare e sottomettere i propri satelliti.

Orfani di un modello
Con le parziali eccezioni del Giappone e forse dell’Ungheria, non esiste alcun modello attuale a cui rifarsi in nessun angolo del pianeta. Ergo il posizionamento di chi voglia essere e non soltanto apparire o abbaiare è innanzitutto quello dell’Anarca che cavalca la tigre, che fa ricorso alla foresta interiore. Se non vuole abbandonare il suo destino umano di animale politico è con animo ben preciso (stare in questo mondo senza appartenervi) che si deve confrontare con la Polis.
Ergo, se vuol fare politica deve scegliere tra l’essere antagonista (ovvero un brontolone negativista che si sollazza nel rovesciare con acredine quello che viene comunemente esaltato, come se il suo rovescio non fosse uguale al suo dritto) o sentirsi rivoluzionario.

Non serve sognare un “Baffone”
Rivoluzionario non è sinonimo di estremista, anzi ne è per certi versi la negazione. Rivoluzionario è colui che agisce, anche con il pensiero che per lui vale solo se è volto a soluzioni concrete. Se è internazionalista egli lo fa ovunque nella logica della lotta di classe, altrimenti s’impegna nel suo luogo storico, mitico e di sangue. Quindi non può farlo altrimenti che in Europa e per l’Europa. Pretendere che altri cambino il proprio mondo al posto suo non solo è da vigliacchi ma è da stupidi globalizzati. Chi delira su sommovimenti rivoluzionari (che stanno solo nei suoi neuroni vaganti) che ci vengono dall’esterno, chi sogna che un Trump o un Putin cambino le cose in casa nostra, è astratto e globalizzato, visto che non riesce a cogliere come i suddetti personaggi siano legati a una particolarità inesportabile. Chi non lo capisce è un internazionalista globalizzato che però resta ancora identitario suo malgrado perché il suo razzismo gli ha impedito di proiettare la medesima fantasia su personaggi ben più solidi dei suddetti, quali Erdogan o Xi.

Etica e lucidità
Il rivoluzionario ha un profondo e non intaccabile retroterra non soltanto di riferimenti storici, simbolici e ideali ma anche valoriali. Un rivoluzionario – che non sia un sovversivo – non può essere indifferente al divario esistente tra un popolo in lotta e il suo invasore, e men che meno aggraparsi a tutte le giustificazioni più ipocrite e ributtanti per potersi illudere di trovarsi una volta tanto dalla parte del più forte.
Un rivoluzionario – che non sia un sovversivo – non smarrisce mai l’etica e il senso della cavalleria.
Né perde mai il richiamo del sangue e delle tradizioni storiche quando guarda alla cartina del mondo e agli eventi bellici e politici. Chi invece lo fa è un errante nell’eterno presente, privo di radici alle quali prova invano a sostituire tatuaggi e utopie.
Quando il rivoluzionario è lucido, ha capacità di analisi ed è rigoroso nelle fonti e nelle verifiche incrociate. Non va mai allo sbaraglio con neutralità intellettuale perché conosce e riconosce schemi e codici dei soggetti politici e del sistema reale, che poco ha a che fare con tutte le rappresentazioni pubbliche che fa di sé.
Un rivoluzionario riconosce dunque le funzioni svolte dai singoli capi di governo o di Stato al di là delle espressioni formali. Individua i loro ruoli a seconda di come li svolgono e non di come li contrabbandano.  Li valuta da Anarca politico, ovvero per quello che le loro azioni possono comportare come effetti e valutando quello che si potrà noi (come avanguardie e popoli) fare di quegli effetti.

La Ue vista da rivoluzionari
Un rivoluzionario non si riempie la testa di preconcetti non verificati che ne paralizzano la capacità di comprensione e dunque di azione.
È su quella base che considera la Ue come il crocevia tra l’iperclasse, la cultura dominante, gli interessi geoeconomici europei, gli spazi vitali di cui si trova ad essere – deterministicamente – egida e riproposizione.
Per queste ragioni nel coacervo di soggetti internazionali, capitalisti, imperialisti, materialisti, democratici, decadenti, che sono Usa, Russia, Inghilterra, Cina, Turchia, Israele, India, la Ue è il soggetto che mal rappresenta l’Europa ma che la rappresenta oggettivamente. Non è assolutamente peggiore di nessuno degli altri players checché se ne dica da parta antagonista, ovvero brontolona e votata all’inedia, anzi a ben guardare il nostro continente è ancora il meno peggio.
Difendere le dinamiche di salvaguardia e di crescita europea in questo frangente storico-sociale è altrettanto imperativo quanto impegnarsi per rivoluzionare, qui e noi, il quadro sociale, culturale, esistenziale, economico e politico in cui si realizza.
Non si può rinunciare a nessuno di questi due compiti: chi non difende la crescita europea e chi non agisce in prospettiva di rivoluzionarla è un inutile e un masochista.
D’altronde tutte le strutture dello Stay Behind, costruite appositamente per tenere l’Europa sotto scacco, insistono a parlare di exit, di no euro e fanno le putiniste. Basterebbe questo per aprire gli occhi, sempre che li si voglia aprire.

Cambiare parametri
Se non si è capito tutto questo, a nulla servirà l’analisi dei comportamenti europei prima e durante l’invasione dell’Ucraìna, né dei suoi sviluppi futuri.
Non tarderà ad arrivare un mio riassunto in merito ma prima va compreso questo, altrimenti si fraintenderà il tutto.
So benissimo che gli sconfitti esistenziali, quelli che vogliono a tutti i costi che da noi sia finita, quelli che hanno trasferito le loro frustrazioni su un eroe apocalittico da armageddon (poi fanno gli antisemiti e gli antigay…) fraintenderanno sempre e lo faranno in cattiva fede.
Gli altri devono solo cambiare i parametri d’interpretazione, perché quelli antagonistici ci hanno ghettizzati sul serio.

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