lunedì 14 Ottobre 2024

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Le perdite rappresentano uno dei principali problemi per una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico e la quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno. Lo rende noto l’Istat nelle statistiche sull’acqua 2020-2022 in occasione della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo.
Acqua, i dati Istat sui consumi Nel 2020, il volume delle perdite idriche totali nella fase di distribuzione dell’acqua, calcolato come differenza tra i volumi immessi in rete e i volumi erogati, è pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,2% dell’acqua immessa in rete. In riferimento all’acqua prelevata dalle fonti di approvvigionamento, le perdite idriche totali in distribuzione rappresentano una quota pari al 37,2%.
A causa delle dispersioni in distribuzione, agli utenti finali sono erogati complessivamente 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati (215 litri per abitante al giorno), comprendenti sia i volumi fatturati agli utenti finali sia quelli forniti a uso gratuito. Complessivamente, nel 2020, il volume erogato è il 51% del volume prelevato.
Il volume di acqua prelevato per uso potabile si riduce all’ingresso del sistema di distribuzione per le dispersioni nella rete di adduzione. Nel 2020, sono immessi nelle reti comunali di distribuzione 8,1 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile (373 litri per abitante al giorno).
Acqua, dove la dispersione è maggiore Sono ingenti le perdite idriche nelle aree del Centro e del Mezzogiorno, rileva l’Istat, soprattutto nei distretti idrografici della fascia appenninica e insulare. I valori più alti si rilevano, nel 2020, nei distretti Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%), seguiti dai distretti Appennino meridionale (48,7%) e Appennino centrale (47,3%).
Nel distretto del Fiume Po l’indicatore raggiunge, invece, il valore minimo, pari al 31,8% del volume immesso in rete; l’indicatore risulta di poco inferiore al dato nazionale nei distretti Alpi orientali (41,3%) e Appennino Settentrionale (41,1%).
L’assenza di piogge, la risalita del cuneo salino, il caldo record: la siccità sta mettendo in ginocchio la molluschicoltura nel Delta del Po, che si estende per la maggior parte in Veneto, nei comuni di Rosolina, Porto Viro e Porto Tolle, in provincia di Rovigo (la parte più meridionale è in provincia di Ferrara). Alessandro Faccioli di Coldiretti Finpesca parla per tutta la categoria, soprattutto per l’area di Rosolina e Porto Viro: “Abbiamo degli ambienti di transizione, le lagune d’acqua salmastra, idonee all’allevamento della vongola verace, con una salinità ottimale, che però adesso abbiamo perso. Sono diventate un braccio di mare, per la mancanza di piogge, perché nei fiumi non arriva la quantità di acqua dolce che va a mitigare la presenza del sale nelle lagune, anche per la risalita del cuneo salino nei fiumi stessi. Abbiamo zone con una salinità del 35 per mille. Siamo ad un 30-40% di prodotto perso, ma i numeri possono aumentare”.
In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale, ad eccezione del Veneto (43,2%); il Friuli-Venezia Giulia, con il 42%, è in linea con il dato nazionale. In Valle d’Aosta si registra il valore minimo (23,9%), seppur in aumento di circa due punti percentuali rispetto al 2018.
In circa una regione su quattro le perdite sono inferiori al 35%. Si perde almeno il 55% del volume immesso in rete in 20 province che, ad eccezione delle province di Belluno e La Spezia, sono localizzate nel Centro e nel Mezzogiorno. Nelle Isole, l’87% circa della popolazione risiede in province con perdite pari ad almeno il 45%, contro il 4% del Nord-ovest.
“Se continua così, estate sarà peggiore del 2022” “Se continua così, quest’anno l’estate sarà peggio della scorsa, rischia di essere da protezione civile, almeno nei comuni più svantaggiati”. A confermare l’allarme Paolo Romano presidente della Smat, (Società Metropolitana Acque Torino S.p.A.).

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