L’invasione russa in Ucraìna rafforza inglesi, americani e cinesi ma non è detta l’ultima parola
In Ucraìna per il momento l’offensiva russa non è andata come previsto. Kiev non è circondata, ammesso poi che la sua presa futura non si riveli un enorme errore strategico. L’offensiva su Odessa non è stata supportata dalle forze necessarie, forse troppo sparpagliate. La conquista di Mariupol, con valore anche simbolico per la presenza di Azov, malgrado lo sforzo immane soprattutto dei ceceni (non era Putin il difensore dell’Europa bianca e cristiana contro l’islamismo?) non è ancora avvenuta. Mosca segna all’attivo qualche successo a sud e la presa di Karkhov, località di due grandi battaglie di carri nella guerra mondiale. Se doveva essere blitzkrieg non lo è stata. L’appello ai militari ucraìni di fare un golpe è stato finora disatteso. Non si capisce bene a cosa puntino i russi e c’è da temere che l’allarmistica affermazione britannica “la guerra durerà anni” non sia del tutto infondata.
L’intesa russo-americana, la Cina e quello che gli analisti avevano anticpato
Dicevamo, e continuiamo a dire, che quest’invasione russa è frutto di un accordo sotterraneo tra Biden e Putin ed è anche il capolavoro strategico inglese contro la Russia e contro l’Europa.
Dicevamo, e seguitiamo a dire, che la grande vincitrice è la Cina e che questa guerra rafforza la Nato spezzando quell’intesa germano-russa che era proseguita fin dai tempi di Brandt con Schmidt, Kohl, Schroeder e la Merkel.
Di questo avviso anche gli analisti delle varie potenze e di diverse intelligences, tra cui l’italiana.
Le monde ammoniva che “le tensioni sull’Ucraìna complicano il confronto; sull’esempio della Polonia, diversi paesi dell’Est europeo giudicano inopportuno un segnale di autonomia e di sovranità nei confronti dell’alleato americano”.
L’analista indiano Raja Mohan prima che il conflitto iniziasse scriveva quello che segue: “oggi Pechino è alla pari con Washington e semmai la Russia può diventare una carta (l’esempio addotto è l’uso della carta cinese nel bilanciamento dell’Urss) (…) esiste oggi una convergenza tra Washington e Mosca (…) la Russia vuole strappare sufficienti concessioni dagli Stati Uniti per rafforzare la propria posizione in Europa (…) Ma se si lasciasse trascinare in un conflitto più profondo in Europa la Russia sarebbe trascinata inevitabilmente verso la Cina, perdendo così la sua partita di potenza”. L’indiano, ovviamente preoccupato per la potenza del rivale cinese, era molto scettico sulle capacità della Russia che definiva come segue “ La Russia è un importante attore globale che cerca di allargare la sua sfera d’influenza geopolitica basandosi in gran parte su una logica a somma zero”.
I primi effetti dell’invasione dell’Ucraìna
Oggi più o meno tutti gli analisti concordano su tre considerazioni. La prima è che la mossa di Putin rende al momento impensabile l’autonomia strategica europea, la seconda è che la grande vincente è la Cina, la terza è che gli inglesi svolgono un ruolo di primo piano sia pur discreto.
Rigetto l’obiezione che la Russia non avrebbe potuto fare altrimenti perché rischiava la sua sicurezza. Ciò è falso, non solo perché l’Ucraìna non era nella Nato e molti dei membri della Nato non ce la volevano, ma perché l’accordo con la Germania (quella stessa che realizzò la Pace di Minsk) le permetteva non soltanto di vivere serena ma di assumere un ruolo di partner speciale, e questo lo si legge addirittura nel contratto di governo tra i partiti tedeschi.
Se tutti i popoli che sono stati sotto Mosca odiano e temono contemporaneamente la Russia non è perché gli angloamericani – che hanno gettato benzina sul fuoco – li hanno comprati o ipnotizzati. Se tutti si rivolgono alla Nato per difendersi dai russi è anche perché questi ultimi non hanno mai smesso di avanzare rivendicazioni sui loro ex satelliti. E la scelta di Putin d’invadere l’Ucraìna, comunque la si metta, comprova che i loro timori non erano fisime. Certo, gli angloamericani li hanno aiutati a commettere questa enorme fesseria, ma i russi ne sono comunque responsabili, quantomeno a pari merito.
La Nato
Per chi, come il sottoscritto, è stato contro di essa già in tempi non sospetti, quando i più pensavano che li difendesse dal comunismo e non avevano capito che – allora come oggi – Mosca e Washington fanno lo stesso gioco e sono complici oggettive, che il Patto Atlantico si ritrovi pienamente rafforzato è drammatico.
Non lo è per le stesse ragioni degli “antagonisti”, cioè di quelli che rovesciano ogni bugia ufficiale per assumere come dogma una bugia rovesciata, ossia un’alterbugia.
La Nato è per noi un problema perché è un sistema di compattamento sotto l’egida angloamericana, non perché rappresenti il male assoluto contro un bene assoluto (che non la combatte mai…) che può essere russo o cinese a seconda del momento onanistico.
La Nato si rafforza e l’autonomia europea va a rotoli?
Non del tutto. Sicuramente l’improvvida e disastrosa decisione di Putin rende il pragmatismo tedesco più credibile del protagonismo francese. L’idea dell’esercito europeo fuori dalla Nato diventa meno praticabile della politica di “reciprocità” delineata da Schäuble sulla falsa riga di quello che prussiani e altri tedeschi fecero aderendo alla Grande Armata di Napoleone, ossia crebbero militarmente e si garantirono fino al momento in cui poterono rovesciare le alleanze.
Ma c’è qualcosina di più, Francia e Germania hanno deciso di mandare armi agli ucraìni senza passare dai canali Nato e, quindi, di mantenere una centralità autonoma anche nell’interventismo.
Sì, lo so, per gli stolti questa sarebbe una sottomissione agli angloamericani, Non lo è, e non solo nelle forme ma nella sostanza perché se non si andasse comunque in soccorso di quel popolo aggredito e fiero che anche nella storia recente fece una giusta scelta di campo, il risultato politico che si avrebbe è che l’Europa dell’est e gli scandinavi romperebbero con la Ue, si schierebbero definitivamente con gli inglesi, trovando la forma di federarsi con il Commonwealth e allora sì che gli angloamericani avrebbero vinto, grazie alla nostra ignavia e alla scelta russa.
E se anche questo finisse con l’avere un effetto inatteso?
Infine la deplorevole decisione di Mosca si somma alle scelte stupide di Trump cinque anni addietro che spinsero la Ue a ragionare come soggetto politico e a mettersi di traverso agli Usa nell’Indo-Pacifico in quanto impone la necessità di una svolta energetica che non ci faccia più dipendere dal gas e dal petrolio d’importazione. Il processo europeo continuerà.
Il nostro disappunto è che la Russia, interlocutore strategico di cui avremmo bisogno, anche se molto meno di quanto essa ha bisogno di noi, al momento ha fatto una scelta disastrosa.
Vedremo nel tempo se si ravvedrà e se le sirene cinesi e americane smetteranno di far presa su chi siederà al Cremlino, e se, quindi, la linea individuata dal Think Tank moscovita che vede la Ue come unico partner strategico affidabile, sarà finalmente seguita con buona pace nostra e loro.