La Ue in cerca di un peso politico che le consenta di non essere sommersa definitivamente da Usa e Cina
Luci ed ombre a conclusione della prima giornata del Consiglio europeo di Bruxelles che vede i 27 a buon punto sul tema immigrazione e il sì della ratifica del Trattato di Lisbona da parte della Repubblica Ceca, ma ancora divisi sulle nomine del presidente permanente dell’Ue e dell’Alto rappresentante per la politica estera e lontani da un accordo sul dossier clima, in particolare sulla ripartizione dei fondi per aiutare i paesi poveri a combatterne i cambiamenti.
– CLIMA, NON C’E’ ACCORDO SU CHI PAGA E QUANTO Uniti nel chiedere impegni obbligatori di riduzione dei gas ad effetto serra, a poche settimane dalla conferenza Onu di Copenaghen sul clima, i 27 Paesi della Ue stentano a trovare un accordo sui fondi necessari per aiutare i Paesi più poveri a combattere il cambiamento climatico e a mitigarne le conseguenze. E’ improbabile che il vertice europeo si chiuda con un accordo sulle cifre e sui criteri di ripartizione degli oneri, anche perché, ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini, “prima di un accordo politico con gli Usa l’Europa non può impegnarsi unilateralmente ad un esborso finanziario”. L’ipotesi di un consiglio straordinario (il 12 o il 19 novembre) è data ormai per scontata. L’opposizione più dura arriva, ancora una volta, dal blocco dei nove Paesi dell’Europa dell’est (Polonia, Ungheria, Estonia, Lituania, Lettonia, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca e Slovacchia) che chiedono che il contributo nazionale venga deciso sulla base del solo prodotto interno lordo, senza considerare la responsabilità nell’inquinare. I nove chiedono inoltre di mantenere il surplus maturato nel corso degli anni sui diritti delle emissioni di C02 (Aau) e di prevedere meccanismi volontari per l’aiuto ai Paesi più poveri del mondo.
– IL NODO IMMIGRAZIONE, I 27 PER ONERI CONDIVISI L’immigrazione nel Mediterraneo è ancora al centro del dibattito europeo, come hanno voluto Italia e Francia che con una lettera hanno chiesto agli altri Stati membri più sforzi per condividere il peso delle migliaia di immigrati che sbarcano ogni anno sulle coste dei Paesi europei che affacciano sul mare. I leader dei 27 parleranno domani di come “evitare le tragedie del Mediterraneo”, secondo una bozza di conclusioni del vertice europeo. Già soddisfatta in partenza l’Italia, che non solo è riuscita a tenere alta l’attenzione di tutta la Ue su un problema che riguarda principalmente i Paesi del sud, ma si è vista anche accogliere quasi tutte le sue richieste. Secondo la bozza, i 27 saranno chiamati a fare di più per rafforzare Frontex (l’agenzia europea di pattugliamento delle coste), realizzare un sistema comune di asilo, partecipare ai progetti pilota di redistribuzione dei rifugiati, in linea con quella “condivisione degli oneri”che Italia e Francia hanno chiesto.
– IL BORSINO DELLE NOMINE, PERDE QUOTA CANDIDATURA BLAIR La battaglia per la presidenza permanente dell’Ue entra nel vivo e fa le sue prime vittime. La candidatura dell’ex premier britannico laburista Tony Blair, in occasione del primo giorno del vertice Ue in corso a Bruxelles, è stata silurata e forse definitivamente affondata dalla sua famiglia politica di appartenenza. I leader socialisti hanno annunciato di puntare al posto di Alto rappresentante per la politica estera, mettendo di fatto nell’angolo il loro collega Gordon Brown, rimasto praticamente da solo a sostenere la candidatura di Blair. Ma anche quella del suo diretto rivale, il lussemburghese Jean Claude Juncker, appare oggi perdere quota, a favore di un terzo nome, che potrebbe essere scelto tra quelli dell’ex cancelliere austriaco Wolfgang Schuessel o del finlandese Paavo Lipponen o di altri ancora, su cui però ancora i giochi restano aperti
– IL FATTORE K E IL SI’ DELLA REPUBBLICA CECA La strada verso la ratifica del Trattato di Lisbona da parte della Repubblica Ceca è oramai spianata grazie a un accordo tra i 27 che si basa su due punti. L’accettazione dell’ultima condizione posta dal presidente Vaclav Klaus di una formula da inserire nel trattato che scongiuri eventuali richieste di risarcimento da parte dei tedeschi sudeti cacciati ed espropriati dei loro beni dall’ex Cecoslovacchia nel 1945. E la totale garanzia che l’attesa firma del presidente ceco, l’unica che manca perché il trattato di Lisbona entri in vigore, arriverà al più presto: indipendentemente da ciò che il prossimo 3 novembre deciderà a Praga la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del trattato. Ciò che ha permesso di superare il ‘problema ceco’ è un protocollo che dovrà essere ratificato dai 27 e che consiste di una deroga alla Carta dei diritti fondamentali allegata al trattato di Lisbona. Ma, ha commentato Frattini, “é stata l’ultima, l’ultima, l’ultima concessione che si può fare”, spiegando che il protocollo adottato “non modifica il trattato di Lisbona”.