Stiamo entrando in un anno considerato difficile.
Questo a prescindere dai profeti del malaugurio (che in fin dei conti può anche rivelarsi un buon augurio…) i quali prevedono la guerra mondiale.
Possiamo dire che nel 2024 tutte le maschere sono cadute e che non sussistono più dubbi sul fatto che ogni cosa dipenda da ciascuno di noi.
Hic et Nunc sempre, senza illusioni in deleghe esotiche o in attese di Godot.
Questo ci piace
Ci piace dover continuare a costruire, agire nella fondazione, trasporre il passaggio al bosco nel vivere la città.
Ci piace tornare ai fondamentali e affrontare la decadenza con l’Essere.
Ci piace farlo nella logica romana e indoeuropea di messa in forma della modernità e della postmodernità sulla base archetipale e non con la fuga bigotta dei pavidi “no ruota”.
Ci piace notare che più la realtà si mostra nuda, più le scoperte archeologiche, fisiche, astrofisiche, confermano quello in cui abbiamo riposto la fede perché ci credevano i nostri antenati i quali sapevano perché avevano un centro.
Ci piace scoprire che in questo periodo di passaggio, che ha cancellato tutte le artificiali certezze degli schemi su cui vivacchiava la nostra società, riaffiora un mai sopito scontro etico, esistenziale e sacrale tra la Verticalità e la Dissoluzione.
Lo abbiamo notato ovunque
anche nelle scelte di campo dei conflitti odierni e soprattutto nella mentalità con cui sono state operate.
Questa contrapposizione tra stirpi dell’anima è anche nelle nostre fila ed è un bene che ci si liberi dalla confusione. Che ci si possa raggruppare per “identità”: sulla base della verticalità, dell’etica e dei legami di sangue e suolo, invece che su quelle delle frustrazioni, della rabbia, della dogmatizzazione del nemico e delle seghe mentali. Tutte cose, queste ultime, che con noi non hanno mai avuto nulla a che fare,
Intanto cresce l’odio cieco degli inquisitori e dei cacciatori di streghe.
Che si tratti di oppositori o di ministri (come in Francia), che si tratti di minoranze togate o scribacchine, sempre più forti sono gli appelli a reprimere ogni omaggio sacro: Acca Larentia, Sergio Ramelli, o Sébastien Deyzieu.
Non è solo un calcolo politico da sfigati, è un vero e proprio odio nei riguardi del naturale e del sacro.
È più forte dei loro: le anime infelici sono rabbiose e vogliono uccidere ogni grandezza.
Quest’anno sarà il cinquantesimo dal martirio di Sergio Ramelli e da quello di Mario Zicchieri.
Quest’anno i poveretti che hanno qualche potere faranno di tutto per criminalizzare ogni Presente!
È perfettamente logico che sia così. Come chiarisce un proverbio spagnolo “non c’è peggior tiranno di uno schiavo con la frusta in mano”.
Saranno sfide sacre
Il punto è che nell’accettarle si dovrà vincere anche quella con se stessi. Ognuno dovrà evitare di mettersi in scena, di piacersi, di strumentalizzare i Caduti per il proprio ombelico individuale o di gruppo.
Pensarci migliori degli altri per il “proprio” Presente, pensarci più forti, più seri, più autentici, più irriducibili, in poche parole più fichi, non ci aiuterà a vincere la sfida sacrale cui saremo chiamati.
Che sia nell’atto rituale per i Lari, per i Numi, per i Penati, per gli Eroi, come che si tratti nei giorni comuni, della mentalità, dell’etica, della sobrietà e dell’efficacia delle nostre scelte, di una cosa dobbiamo essere sicuri e di quella dobbiamo prendere atto e fare tesoro: non sussistono più dubbi che ogni cosa dipenda non da altri ma da noi, da ciascuno di noi.
Hic et Nunc sempre e con coraggio!