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Fini tergiversa

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Dopo gli schiaffoni che ha preso nel Lazio con Fastweb e lista, si sforza di non naufragare

“Il Pdl così com’è non mi piace. Non è una caserma, ma non deve essere neppure un’anarchia”. Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, assicurando comunque di vedere il suo futuro nel partito.
“Nessuna nostalgia dei partiti tradizionali di vecchio stampo – ha precisato Fini, ad Oristano per la presentazione del suo libro ‘Il futuro della libertà’ – solo al nord la Lega continua a vendere la Padania come facevano i partiti tradizionali vent’anni fa”.
“Il Pdl – ha proseguito Fini – ha commesso degli errori perché è nato da poco. Ha necessità di unire e omogeneizzare esperienze diverse perché si sono mescolate tre congiunture diverse. Questa prima fase si deve considerare di rodaggio iniziale non di routine”.
Fini è tornato anche sul tema delle riforme. “Non è una mia fissazione di farle con la sinistra ma è necessario farle con un’ampia maggioranza per evitare il referendum”, ha detto. “E’ un’occasione irripetibile – ha aggiunto – perché dopo le regionali non ci sono più appuntamenti elettorali per i prossimi 3 anni. Quando ci ripresenteremo agli elettori dovremo dire abbiamo fatto le riforme”.
“Il Paese – ha continuato Fini – ha bisogno della riforma fiscale. Tremonti sa bene cosa fare per tagliare le tasse. Tagliare nettamente la spesa pubblica. La seconda cosa è che le tasse le devono pagare tutti non possiamo più limitarci a dirlo ma dobbiamo farlo”.
“La politica – ha proseguito nel suo ragionamento il presidente della Camera – non è battibecco personale perché non c’è contrasto tra la politica del fare e del pensare. Fare senza pensare e progettare? Berlusconi non è uno sprovveduto, prima di fare pensa, e credo di non esserlo neppure io”.
Fini parla anche di immigrati: “E’ importante che capiamo quale tipo di integrazione è necessaria per gli immigrati che sono una risorsa per il Paese. Non possiamo pensare che un immigrato rappresenti solo due braccia per raccogliere pere”.

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