domenica 6 Ottobre 2024

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La marina israeliana spara sul convoglio pacifista diretto a Gaza: 19 morti


Nell’arrembaggio della flottiglia di organizzazioni filopalestinesi da parte della marina israeliana sono morti 19 attivisti e ne sono rimasti feriti altri 26, uno dei quali sarebbe in fin di vita. Lo ha riferito la Tv privata israeliana Canale 10 precisando che sono rimasti feriti anche dieci soldati israeliani, due dei quali in modo grave. Secondo la stessa emittente inoltre lo sceicco Read Salah, leader dell’ala più radicale del movimento islamico israeliano che si trovava tra i passeggeri della flottiglia, non sarebbe tra le vittime. Intanto la prima delle sei imbarcazioni della flottiglia ha raggiunto il porto di Ashdod, sotto scorta di unità navali israeliane.
Forti e secche reazioni internazionali, anche da parte dei Paesi occidentali.

Come leggere l’accaduto?
Laggiù stanno accadendo cose particolari.
La Turchia ha cambiato campo, l’Ue cerca di assumere un ruolo strategico nella zona. Le frizioni tra Usa e Israele forse son meno di facciata di quanto si creda.
Questo  può consentire anche il riarmo nucleare iraniano.
Gli israeliani  possono passare all’attacco preventivo (e lo stanno minacciando con i sottomarini nucleari).
L’invio del convoglio per una pacifica missione suicida – scontata, altrimenti per Tel Aviv si sarebbe trattato di una capitolazione –  fa pensare ad una manovra sottile in cui sono incappate le due parti.
Di fatto quest’azione – che non poteva non essere compiuta nella logica politico/militare israeliana – mette Tel Aviv in grave imbarazzo. Può reagire con un passo indietro o addirittura con un salto in avanti.
Particolarmente interessante è far notare l’effetto-mediatico.
Che Israele sparasse al convoglio che forzava il blocco era scontato e, in un certo senso, persino politico-miltarmente giustificato. Tutto quello che ha fatto a Gaza non lo era e non lo è.
Eppure ci si scandalizza per questo e non per quello: per questo e non per quello molti Paesi minacciano di rompere le relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico.
Quanto contano i riflettori e come vale più la vita dei volontari europei di quella dei civili palestinesi!

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