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Frontiere dell’horror

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Tra un po’ non potrai neppure più guidare un’altra macchina e così ne venderanno di più

Un antifurto per auto che si ispira al dna. Rende identificabili le vetture attraverso l’applicazione su decine di componenti – dalle parti del motore al telaio, fino ai cristalli – di migliaia di microparticelle, ciascuna delle quali contenente un codice pin che, come il Dna, le collega in modo univoco al proprietario. L’antifurto hi-tech viene dall’Australia ed è stato messo a punto dalla compagnia DataDot Technologies, che punta a contrastare il fenomeno dei furti di veicoli anche nel nostro Paese, forte di una partnership con il marchio Fiat. In Italia le vetture che adottano questo innovativo antifurto sono già 600 mila. Il sistema funziona come una marchiatura. Sulle componenti del veicolo sono spruzzati e incollati dei microdischi realizzati da una pellicola in poliestere di alta resistenza con un diametro di 1 millimetro impossibili da rimuovere, che contengono tramite una incisione laser dei caratteri alfanumerici visibili solo tramite lente di ingrandimento speciale con un fattore di 100X. Queste migliaia di ‘puntini’, grandi come un granello di sabbia, vengono visti dal ladro, funzionando così da deterrente. I codici permettono di risalire al proprietario tramite il numero del telaio dell’auto, registrato nel database globale della società e a disposizione delle forze dell’ordine, che possono leggere il codice con un piccolo microscopio in dotazione alle volanti della Polizia stradale. Stando ai dati forniti dall’azienda, in Italia le denunce di furto di auto dotate di questa tecnologia sono 0,94 ogni mille veicoli, a fronte di un’incidenza italiana di furti che è in media di 3,1 ogni mille vetture. 

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