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Attentato kamikaze ai danni dei Pasdaran, l’Iran accusa i servizi USA

Il capo del battaglione Al Qods dei Pasdaran iraniani, generale Nurali Shushtari, è stato ucciso in un attacco kamikaze nel sud-est del Paese insieme ad altri cinque alti ufficiali dei Guardiani della rivoluzione. Lo scrive l’agenzia Fars. Le vittime dell’assalto sono 29, tra militari e civili. L’attacco suicida è avvenuto in una provincia divisa da contrasti interconfessionali. L’attentato è stato rivendicato da un gruppo separatista sunnita.

Il generale Shushtari, che era anche comandante vicario delle forze di terra dei Pasdaran, si trovava nella città di Sarbaz, nella provincia sud-orientale del Sistan-Baluchistan, per prendere parte ad un incontro tra i capi di diversi clan al fine di favorire una riconciliazione tra popolazione sciita e sunnita.


Questa provincia è infatti scossa da anni da violenze interconfessionali e vi opera un gruppo armato separatista, il Jundullah (Soldati di Dio), che mette a segno attentati e rapimenti di agenti di forze di sicurezza. Con Shushtari sono rimasti uccisi altri quattro alti ufficiali dei Guardiani della rivoluzione.

Larijani accusa gli Usa
Il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, ha accusato gli Stati Uniti di essere dietro l’attentato: “E’ il risultato delle azioni degli americani”, ha detto Larijani, citato dal sito della tv di Stato. Poco prima la tv aveva puntato il dito contro la Gran Bretagna accusando Londra di essere “direttamente coinvolta”.

Separatisti sunniti rivendicano attentato
Il gruppo separatista sunnita Jundullah (soldati di Dio) ha rivendicato l’attentato avvenuto nel sud-est dell’Iran che ha provocato almeno 29 morti, tra i quali alcuni alti ufficiali dei Pasdaran. Lo ha detto all’agenzia Isna Mohammad Marzieh, procuratore di Zahedan, il capoluogo della provincia del Sistan-Baluchistan.

Ahmadinejad accusa agenti di stranieri
Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha attribuito ad “agenti degli stranieri” l’attentato compiuto nel sud-est del Paese. Lo riferisce l’agenzia Isna. Si è trattato di “un crimine perpetrato da agenti degli stranieri”, ha detto Ahmadinejad, affermando che l’attentato è “da condannare, ma è anche fonte permanente d’onore per la rivoluzione islamica”.

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