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Gianluca non legge Pavlov

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 Caro Marrazzo, qui nessuno s’arrazza

 

Dalla società dello spettacolo al circo equestre inscenato dai muli.
Le risposte alla partecipazione  di Casa Pound alla fiaccolata contro l’intolleranza sono vere e proprie perle d’imbecillità e altrettante vetrine di riflessi condizionati. Le leggesse Pavlov, si massacrerebbe a furia di masturbarsi.
Cervelli all’ammasso, se di cervelli si può legittimamente parlare.

Andiamo con ordine

Nelle ultime settimane a Roma ci sono state recrudescenze di quella che Casa Pound ha identificato come una strategia della tensione in sedicesimo  che, giustamente, denuncia e condanna. Ci sono stati attentati contro circoli di destra come contro locali che organizzano – anche – serate gay. Le istituzioni locali, cioè Comune, Provincia e Regione, hanno indetto una fiaccolata contro l’intolleranza. L’associazione di via Napoleone III ha deciso di aderire all’iniziativa per due ragioni: per denunciare sia una spirale sia chi l’orchestra dall’ombra e per condannare l’intolleranza che si manifesta in tanti modi e principalmente nell’antifascismo. Casa Pound, che ha rotto le barriere di tutti gli anti, intendeva così la sua partecipazione ad una manifestazione che non era annunciata come quella della sinistra (o della destra) arcobaleno. Teniamolo bene in mente perché nel delirio successivo, tanto dei vassalli dell’amministrazione quanto dei valvassini del disagio, il senso della scelta si perde. Sempre a causa di Pavlov, ovvero del fatto che questa gente non è presente a se stessa, non è cosciente, non decide, non vive ma è vissuta, è mossa, è agitata.

Un balzo sulla sedia

Il primo effetto della naturalissima decisione dell’associazione di Gianluca Iannone è stato un balzo sulla sedia. Gli organizzatori, Alemanno, Marrazzo e Zingaretti, temevano, a giusto titolo l’immediata reazione dei “tolleranti”, ovvero dell’anpi, dei  vertici dell’Arcigay e di qualche altro gruppo di pressione meno dichiarto. I “tolleranti” non avrebbero tollerato. E allora, per compiacere i “tolleranti” i vassalli dell’amministrazione hanno chiesto ufficialmente a Casa Pound di non partecipare. “Voi dovete fare la parte dei catttivi altrimenti come potremmo noi fare quella dei buoni?” E fin qui siamo nel copione. Mediocrità, tanta, ma non ancora zombiesmo.

Zombiesmo

Nello zombiesmo siamo sfociati successivamente; quando al rifiuto opposto a Casa Pound in nome della tolleranza ha fatto seguito una serie di levate di scudi tanto a destra, quanto a sinistra, quanto nelle associazioni gay perché in tantissimi non hanno gradito quell’imposizione imbecille. Sicché, spaventati dalla perdita di consenso della propria base elettorale, molti nosferatu sono corsi ai ripari. E come? Offrendo, ovviamente, a Casa Pound una “riabilitazione” mediante una serie di passaggi tramite le solite forche caudine sotto le quali sono soliti ammirare le terga di tutti i questuanti e ciò dopo essersi messi a carponi essi stessi per ottenere cariche, prebende e riconoscimenti.
“Si, incontriamoci, parliamo di diritti gay, ma prima annunciate il vostro ripudio pubblico della violenza” hanno concluso Marrazzo e l’Arcigay.
Già ci sarebbe da chiedere di quale violenza si tratti: se degli assalti a Casa Pound di Roma o al suo pub, il Cutty Sark. Se degli attentati dinamitardi al pub o alla Casa Italia del Torrino, se della mancata strage a Casa Pound Bologna o della devastazione di Cuore Nero. Se dell’assalto militare ai giovani del Blocco Studentesco a Piazza Navona da parte dei veterani paleocomunisti o delle aggressioni di Firenze sempre durante le proteste universitarie. Ma che Casa Pound non abbia mosso violenza e che invece l’abbia subita non è neppure essenziale, è il fatto stesso di porre una condizione per offrire in cambio una patente che è patologico.
Patologico in sé, perché tradisce la mentalità predominante, uniformatrice e quindi intollerante. Patologico perché conferma la pretesa di certi individui di sentirsi insigniti dell’autorità di parlare a nome di tutti gli altri e di dispensare titoli. Patologico perché dimostra che non hanno capito  che hanno a che fare con  ragazzi  non in vendita.

Che c’entra l’Arcigay?

Patologico infine perché la fiaccolata non era per i diritti gay e neppure per quelli delle minoranze ma contro gli attentati e l’intolleranza in sé. Dimenticato?
Ancora una volta Pavlov.
Quindi Marrazzo, Arcigay, Arcivattelapesca, i loro riconoscimenti e le loro scomuniche non interessano proprio nessuno.
Casa Pound va per la sua strada e dà esempi quotidiani di come intende la costruzione della libertà. Nel suo “covo” si ascolta qualunque eretico e chiunque abbia qualcosa da dire. Dall’ex brigatista Morucci alla figlia di Bettino Craxi, dal pidiellino Dell’Utri, presente proprio la sera della fiaccolata, all’anarcosiberano Lilin. Lì ha domandato recentemente di parlare Placido. Non si chiede a nessuno di ripudiare alcunché, di fare ammissioni o sottomissioni, di confondersi nell’uniformità. Ci si confronta perché si hanno certezza, forza, fede e, quindi, rispetto.
Per dirla altrimenti Casa Pound sta dimostrando che la libertà è implicita e completa nello spirito del fascismo mentre i vassalli di tutte le banderuole confermano giorno dopo giorno che la democrazia uccide la libertà.
Ed è per questo che, ai piddini ribellatisi al diktat fiaccolaiolo e ai circoli gay che hanno mandato l’Arcigay a quel paese, Casa Pound ha offerto la disponibilità di confronto.
Che non significa assolutamente altro.  Del resto Gianluca Iannone oltre ad essere uno dei pochissimi italiani di oggi ad avere la tempra e le qualità del capo ha anche il senso del reale e delle proporzioni: non si prende per lo Stato o per l’Antistato e neppure per Zarathustra. Non ha complessi di superiorità, forse perché è una spanna sopra tanti altri. Propone e se può risolve direttamente nell’ auto/nomia, non va ad alchimie consociative.

Siamo chiari

Credo che quello che voglia dire a tutti quanti, in un eventuale confronto, sia che stanno sbagliando tutto. Che l’impostazione stessa dei problemi è fallace, che non c’è soluzione di alcun genere, per nessuno, fino a quando si resterà prigionieri dei vincoli della democrazia delegata. Fino a quando si continuerà a perseguire (nel nome dei “diritti”) non un’organicità ma un’uniformità che, per sua natura, è indifferenziata e non può quindi concedere alcuna libertà reale: né alle minoranze, né alle maggioranze, né agli individui, né tanto meno ai popoli.
Credo che voglia dimostrare, anche dialetticamente, che la libertà sta nell’autodeterminazione e nella fuoriuscita sia dal delirio ideologico delle diverse minoranze sia dalla teologia maggioritaria del Nouvel Ancien Régime che è una miscela tra marxismo, clericalismo e calvinismo.
Insomma, caro Marrazzo, Gianluca non s’arrazza alle vostre profferte. Un tempo si sarebbe detto che non vuole sedersi al vostro tavolo ma preferisce rovesciarlo.
In realtà non vuole neppure questo: vuole continuare a tracciare una strada maestra che non conduce ai volgarissimi mercatini dell’usato che pullulano nei vostri vicoli ciechi.
Signori miei non siate troppo pavloviani e provate ad aprire gli occhi, vi accorgerete che avete sbagliato completamente nel fare le vostre offerte condizionate a chi – incredibile vero? – non cerca padroni o carriere. A chi va avanti, da solo, in compagnia, con alleati, avversari, nemici, poco importa. Importa andare avanti, sulla strada maestra e non abbandonarla al richiamo delle vostre buie e mortifere scorciatoie.
Non lo avete ancora capito? Allora non possiamo che rispondervi come si fa in questi casi da noi: aripjateve!

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