Quanta ipocrisia e quanto razzismo si celano dietro lo Ius Soli e le sue varianti!
Si chiama Patria in quanto terra dei padri. Si chiama anche Nazione, dalla genealogia di appartenenza, ovvero da coloro dai quali si nasce. Gli internazionalisti preferiscono chiamarlo Paese, in quanto puro luogo geografico in cui si può nascere per caso ed appartenervi come parte del panorama. Questa è la prima discriminante, civilizzazionale più che “ideologica”.
Odia tuo padre!
Sulla base del Paese e di nient’altro interviene l’ideologia dello Ius Soli in tutte le varianti e sfumature. Conterebbe solo il Genius Loci (che altri negherebbero del tutto e comunque a torto).
Il motivo di questa fissa può anche essere opportunistico, tipo taroccare l’indice di crollo demografico e assicurarsi una clientela elettorale, ma è soprattutto ideologico.
Non si tratta di “antirazzismo” come se la suonano e se la cantano, ma di odio verso il Padre, anche come concetto, di rivolta dia-bolica contro la Forma.
Fosse solo una questione di diritti
Posto che, per la legge, chi nasce in Italia a diciotto anni può optare per la nostra cittadinanza, a che pro immettere varianti che la facciano partire dalla nascita o in età immatura?
Posto che ci siano discriminanti di diritto tra chi è nato in Italia e non è ancora cittadino – ed è tutto da dimostrare – sarebbe sufficiente ritoccare quelle invece di provare a imporre la nostra cittadinanza anche con effetti non sempre positivi, visto che in nazioni come le Mauritius si perderebbe il diritto a qualsiasi eredità.
Il motivo è ideologico: CONTRO il concetto di Padre e di discendenza.
Li considerano inferiori
Ma c’è anche un profondo razzismo borghese, sia sociale che culturale, oltre che inconsciamente biologico. I buoni borghesi “antirazzisti” vogliono dispensare la nostra nazionalità ai figli immigrati asiatici o africani perché ritengono la nostra migliore, più evoluta, di quella a cui essi appartengono. Parlano tanto di diversità ma disprezzano di fatto quella degli altri. Non hanno la minima idea di cosa sia una fierezza etnica, tribale, nazionale, né una tradizione. Loro, i “diversamente non si sa bene cosa”, li vogliono proteggere, tutelare, integrare. Come dei minorati.
Ipocriti e falsari
D’altronde sono discendenti degli schiavisti “anti-schiavitù” alla Lincoln, degli antirazzisti che si gonfiavano il petto contro i razzisti tedeschi inventando le frottole di Jesse Owens discriminato alle Olimpiadi di Berlino sebbene sia stato proprio lui a dire – e a mettere per iscritto – che la Germania era il solo posto dove l’avevano fatto sentire un uomo anziché un negro e che Hitler si era congratulato personalmente con lui a differenza di Roosevelt che si era perfino rifiutato di riceverlo.
Sono gli stessi che fanno ancora la morale antirazzista al fascismo che in Etiopia però abolì la schiavitù e che ai libici concesse la cittadinanza, diversa dalla nazionalità, quando tutte le potenze democratiche i loro sudditi africani li trattavano come bestie.
Padroni
Ora, i discendenti degli stessi presuntuosi altoborghesi con la puzza sotto al naso dispensano la nostra nazionalità ai figli degli immigrati affinché rinneghino i loro padri e vengano ammessi ad un livello superiore della loro sbandierata “eguaglianza” tra gli uomini che è invece ben gerarchizzata.
Cosa devono rispondere allora, grati per la loro elemosina? Grazie Buana!