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Guerra e poesia

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Un promettente accostamento sviluppato da Bela Hamvas per i tipi dell’iInsegna del veltro. Introduzione di Cluadio Mutti

Béla Hamvas, Guerra e poesia, pp. 96, € 9,50





“Ci sono già dei vigliacchi che fanno incetta di acqua minerale, salumi, farina e petrolio; […] comincia così, con salami e petrolio nella dispensa […] come criceti pensano solo ad accumulare cibo per salvarsi la pelle […] Se l’Europa intera verrà distrutta, […] è forse morale che l’individuo cerchi di sopravvivere in mezzo agli stenti con una manciata di generi alimentari?” (1) Così, attraverso le parole sprezzanti di due personaggi minori di Válás Budán, il romanziere ungherese Sándor Márai registrava nel 1939 i primi effetti dell’inizio della guerra.


Si potrebbe ipotizzare, anche se non è necessario farlo, che Béla Hamvas, riflettendo alcuni anni più tardi sulla “grandiosità della guerra” e sulla “piccolezza dell’uomo”, abbia preso le mosse proprio da questa pagina del suo connazionale, svolgendo in termini filosofici un tema che era stato semplicemente abbozzato in un contesto narrativo.


In modo analogo, si potrebbe pensare a una ripresa di temi contenuti nell’opera di Ernst Jünger. La caratterizzazione hamvasiana dell’”uomo del panico”, che riduce il destino umano a fabbisogno alimentare e cerca la propria sicurezza in una dispensa ben fornita, non può non richiamare la rappresentazione jüngeriana del borghese minacciato dall’irruzione delle forze elementari: “Lo sforzo compiuto dal borghese per chiudere ermeticamente lo spazio vitale all’irruzione di ciò che è elementare è l’espressione, efficacemente riuscita, di una primordiale brama di sicurezza” (2).


Sicuramente, il linguaggio di Hamvas è meno astratto: se l’autore di Der Arbeiter individua nel tipo del borghese la forma della difesa, lo scrittore ungherese adopera termini improntati a un freddo sarcasmo e parla di una “Weltanschauung della cambusa”. Nei due tipi contrapposti del combattente e del civile, Hamvas vede due diversi modi di rapportarsi alla realtà, due diversi livelli esistenziali, due diversi gradi di conoscenza. Se il civile è prigioniero dell’irrealtà del mondo materiale, il combattente si trova invece nell’unica condizione reale dell’esistenza umana, che consiste nella decisione di fare della propria vita ciò che si vuole. Anzi, per Hamvas il combattente è il tipo stesso della decisione, poiché è solo la decisione, ossia la capacità di credere e di volere, a dare un senso alla vita.


Al pari di Hamvas, lo hanno capito le generazioni tedesche della Konservative Revolution. “Ci eravamo buttati – ha scritto Ernst von Salomon – sulla sola virtù che quell’epoca esigesse: la decisione, perché come la nostra epoca anche noi avevamo sete di decisione” (3). Trasferendo l’elemento della decisione sul piano giuridico e formulando la teoria del decisionismo, che segna la rottura col marcio parlament

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